GROSSETO. A tremare è tutto il mondo del vino italiano. La colpa è della proposta sul nuovo Regolamento europeo sugli imballaggi. Presentata dalla Commissione europea lo scorso novembre, va a impattare su intere filiere strategiche del Made in Italy. Tra quelle che ne risentirebbero di più c’è proprio quella vitivinicola. Contando che il settore vanta oltre 12 miliardi di euro di fatturato e 8 miliardi di export, l’allarme si direbbe giustificato.
Federvini e Confagricolura sono i primi a lanciarlo. Come illustrano le due associazioni, la proposta mira a uniformare i contenitori di vino e prevede un imballaggio unico da 0,75 per ogni prodotto. La misura, che parla di standardizzazione come avvenuto per i cavetti di ricarica degli smartphone, metterebbe quindi al bando le bottiglie magnum, ma anche altri contenitori (come le anfore, per esempio) divenuti oramai caratteristici per alcune etichette.
Tra ricarica degli smartphone e le bottiglie di vino però corrono le dovute differenze. Forse la proposta meriterà di recepire anche i suggerimenti che arrivano dai Paesi grandi produttori di vino.
Anche gli spumanti
La proposta mirerebbe anche a far utilizzare meno vetro possibile, alleggerendo quindi le bottiglie. La misura entra così ulteriormente in contrasto con i produttori, soprattutto con quelli di spumante con metodo classico.
L’affinamento in bottiglia, infatti, richiede contenitori più spessi per via dell’anidride carbonica che si sviluppa durante il processo di maturazione. Le bottiglie con vetro più spesso sono di conseguenza più pesanti rispetto alle altre.
E se la proposta di regolamento passasse, sarebbero diversi i produttori di spumante in seri problemi.
Quando l’abito fa anche il vino
Confagricoltura non ci sta e ne sta già parlando oggi, 3 aprile, al Vinitaly. Da Grosseto il presidente provinciale Attilio Tocchi ribadisce la posizione dell’associazione. «Vogliono farci perdere la nostra identità e le nostre peculiarità, un incredibile valore aggiunto del patrimonio vitivinicolo italiano e toscano – dice Tocchi – si parla d’ell’introduzione di un packaging uniforme e amorfo. Che appiattisce ogni prodotto per esaltare la mediocrità a svantaggio della eccellenza».
Il vino è uno dei prodotti che più caratterizza l’economia rurale maremmana. «Non passa giorno – continua Tocchi – che in Europa si inventino ed escogitino meccanismi paradossali per deprimere le peculiarità e le eccellenze a vantaggio di una impersonale uniformità globalizzata. In sostanza, nel nome di un presunto e fantomatico ambientalismo spinto, si chiede agli Stati membri di sacrificare la propria storia enologica nel nome del riuso e non del riciclo. Tutti i vini devono avere il medesimo contenitore».
«Il packaging dei nostri vini è già sostenibile»
Tocchi si interroga e non trova spiegazioni alla proposta. «Ma vogliamo scherzare? – chiede il presidente Tocchi – I nostri vini sono per la stragrande maggioranza conservati in bottiglie di vetro. Dei piccoli scrigni, riciclabili la 100% e prodotti ricorrendo a moderne tecnologie che negli anni hanno consentito di ridurre il peso di oltre il 30%. Le nostre bottiglie, che portano un fatturato annuo di 12miliardi di euro e di 8 miliardi di export, svolgono una funzione peculiare».
Infatti, spesso la bottiglia è proprio il biglietto da visita del vino. «Le bottiglie non sono dei semplici contenitori – precisa Tocchi – ma un mezzo col quale prodotti unici si presentano al consumatore sia nazionale che estero».
Secondo il presidente Tocchi, grazie all’impegno che per prima Confagricoltura nazionale sta mettendo anche con il suo presidente Massimiliano Giansanti, riuscirà a portare una discussione sulla questione, per migliorare una proposta che penalizza il settore vitivinicolo. «Parlano di Green deal quando non si rendono conto che in Italia già l’88% del vetro viene riciclato. Dove sta allora il vantaggio presunto? – dice Tocchi – La soluzione proposta penalizza le nostre 700mila imprese del settore vino in Italia. Una penalizzazione che, peraltro, risulta ingiustificata viste le performance ambientali e le buone pratiche di economia circolare, di packaging ed etichettatura che le aziende vitivinicole maremmane e italiane hanno avviato da tempo».
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Nato a Grosseto, pare abbia scelto quasi da subito di fare l’astronauta, poi qualcosa deve essere cambiato. Pallino fisso, invece, è sempre rimasto quello della scrittura. In redazione mi hanno offerto una sedia che a volte assomiglia all’Apollo 11. Qui scrivo, e scopro. Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
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