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Legambiente: «Bene il biogas ma con impianti ben progettati»

Cattivi odori in città, l’associazione ambientalista sottolinea il ruolo strategico del biogas chiedendo maggiori controlli. Gentili: «Il biogas è un pilastro della rivoluzione energetica e agricola»
Un'azienda di biogas
Un’azienda di biogas

GROSSETO. «Il biogas, se ben gestito in ogni fase del ciclo, è un pilastro della rivoluzione energetica e agricola che l’Italia deve affrontare, per ridurre la dipendenza da fonti fossili e contribuire alla lotta contro la crisi climatica, ma è altrettanto importante che la sua produzione sia affidata a progetti di elevata qualità, come insegna il modello del Cib, il Consorzio Italiano Biogas», dice Angelo Gentili della segreteria nazionale di Legambiente.

«Il biogas – prosegue – non è solo energia. Rappresenta un approccio circolare alla gestione dei rifiuti organici, delle colture in secondo raccolto (e non di quelle troppo idroesigenti per il nostro territorio), delle deiezioni animali, degli scarti e dei sottoprodotti agricoli, evitando che finiscano in discarica, con conseguente riduzione delle emissioni di metano, un gas serra molto più potente della CO₂».

Cattivi odori da impianti mal progettati

Gli impianti ben progettati, quindi, producono biogas e biometano di qualità, una fonte pulita che può contribuire alla decarbonizzazione. Non va poi dimenticato il ruolo chiave del digestato, sottoprodotto del processo di digestione anaerobica, fertilizzante naturale e alternativa ai prodotti chimici, utile per migliorare la salute dei suoli e la resa agricola, se correttamente utilizzato e interrato, evitando lo spargimento incontrollato che non solo provoca cattivo odore, ma è poco funzionale alla chiusura del ciclo dell’impianto.

L’opinione di Legambiente è netta: le criticità emerse dagli impianti che generano cattivi odori non dipendono dalla tecnologia del biogas in sé, ma da una gestione poco accorta e da impianti progettati, gestiti o mantenuti senza rispettare standard adeguati. Il biogas può essere prodotto in armonia con il territorio: impianti ben integrati e non gestiti come realtà industriali a sé stanti, avulse dalla realtà agricola, controllo costante delle emissioni olfattive e coinvolgimento delle comunità locali sono elementi imprescindibili per evitare contrasti e garantire vantaggi condivisi.

«È fondamentale – ha aggiunto Gentili – promuovere una cultura della qualità e della trasparenza. Ogni impianto deve essere progettato e gestito con criteri rigorosi, mettendo al centro la sostenibilità ambientale, economica e sociale».

L’appello di Legambiente alle istituzioni: «Controlli serrati»

Alla luce di ciò, l’associazione ambientalista invita le istituzioni e gli operatori del settore a puntare su impianti che seguano il modello virtuoso del biogas fatto bene, con tecnologie innovative, una visione a lungo termine e mettendo in atto scrupolosi e costanti controlli. Solo così sarà possibile superare ogni genere di diffidenza e dimostrare che questa fonte rinnovabile è una risorsa preziosa, capace di offrire benefici per tutti.

«Le segnalazioni che anche la nostra associazione ha ricevuto relative ai miasmi che hanno invaso Grosseto e le zone limitrofe sono giustificate e rappresentano un segnale inequivocabile di una cattiva gestione degli impianti. Il problema – ha concluso Gentili – non è il biogas, ma come lo si realizza. L’Italia ha l’opportunità di diventare un modello europeo nella sua gestione, garantendo al tempo stesso tutela del territorio e benessere delle comunità locali. Chiediamo pertanto ai Comuni interessati e agli organismi di controllo competenti di effettuare verifiche riguardo al corretto funzionamento di ogni fase del ciclo degli impianti e alla gestione del digestato, affinché le prescrizioni previste vengano applicate integralmente».

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