GROSSETO. Continuano le polemiche sulla querela del sindaco Vivarelli Colonna all’Anpi, dopo le contestazioni di Maiano Lavacchio e del 25 aprile.
Nei giorni scorsi Gian Piero Ciambotti, ex sindacalista iscritto all’associazione partigiani, aveva annunciato un’autodenuncia dimostrativa, ora è la la sezione “Palazzoli” che interviene duramente contro il primo cittadino.
L’escalation di eventi
«Mutuando dalla terminologia calcistica – scrive il comitato direttivo della sezione – le reazioni del sindaco di Grosseto si definirebbero causate da “fallo da frustrazione”. Se si ripercorrono i recenti eventi si comprende anche il perché:
- La contestazione del 22 marzo a Maiano Lavacchio
- la successiva del 25 aprile a Grosseto
- le posizioni assunte dalle istituzioni locali, prima fra tutte quella del presidente della Provincia
- la presenza nella piazza del 25 aprile anche di esponenti del centro destra, a dimostrazione di fibrillazioni presenti nella sua maggioranza
- l’obbligo di riaprire la discussione in consiglio comunale sull’intitolazione di una via al fucilatore Almirante, costretto dalla iniziativa dei partiti di opposizione», continua la nota della sezione.
Le reazioni del sindaco di Grosseto
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Solidarietà all’Anpi da Rifondazione comunista
Sulla polemica è intervenuta anche la federazione provinciale di Rifondazione comunista, che esprime piena solidarietà all’Anpi per la querela da parte di Vivarelli Colonna.
«Vogliamo esprimere la nostra solidarietà a tutte le iscritte e agli iscritti dell’Anpi, che hanno esercitato il proprio sacrosanto diritto al dissenso nei confronti del primo cittadino e della sua Giunta, che perseverano nel portare avanti l’idea assurda di intitolare una via cittadina al boia Almirante», scrive Prc.
« Un’idea che fa a cazzotti con la democrazia, con la storia e con il buon senso. Quello che ci preme affermare con forza è che una figura istituzionale dovrebbe essere a conoscenza del dettato costituzionale che nell’articolo 21 prevede che “tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero”. Lo diceva anche il presidente della Repubblica Sandro Pertini: “Libero fischio in libera piazza”! È la democrazia, bellezza.
“Negli anni è capitato che politici e sindacalisti si siano presi fischi e contestazioni, quando la piazza ha deciso di esprimersi così. Perseverare in atteggiamenti postfascisti induce ad accrescere la voglia di contestazione. Si è deciso di mettere in campo un atteggiamento rancoroso e rabbioso che ha portato a questa ultima perla, la querela per l’appunto. Un’ulteriore puntata di questa vicenda che è preoccupante, ma ancor di più ridicola», conclude Prc.
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