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La rabbia di Priscilla Schiano: «Mamma morta dopo sofferenze e negligenze»

La consigliera comunale: «Denuncerò Villa Varoli di Porto Santo Stefano e i medici  delle strutture ospedaliere che hanno tenuto in cura mia mamma»
Priscilla Schiano con la madre Elisa Terramoccia
Priscilla Schiano con la madre Elisa Terramoccia

PORTO SANTO STEFANO. Priscilla Schiano, ex candidata a sindaco un anno fa, oggi consigliera  comunale di opposizione del comune di Monte Argentario, si scaglia contro il sistema sanitario locale. Nel mirino  la struttura di Villa Varoli  a Porto Santo Stefano, le strutture ospedaliere della nostra provincia  e non solo. 

All’indomani della morte di sua madre Elisa Terramoccia, avvenuta il 13 luglio scorso, con un lungo post aveva messo a nudo i propri sentimenti.

Un forte senso di rabbia e di frustrazione  l’aveva pervasa per tutto il periodo della malattia della mamma.

Ha dovuto subire per circa un anno – ha scritto -,  pur cercando, per quanto nelle sue possibilità di fa valere comunque  il diritto di una malata ad essere curata, ad essere trattata con dignità  accompagnata compassionevolmente alla fine dei propri giorni. 

Ora sbotta  contro un sistema che non ha esitato a definire cinico e superficiale, «non più basato sull’etica professionale,  con operatori sanitari non più spinti dalla passione verso  quella che dovrebbe essere una mission, ma ancorati solo a meri e freddi numeri». 

Persone – ha spiegato – che trattano i malati come una pratica da sbrigare, magari con fretta, dimenticando che quella pratica ha un cuore e un anima e va rispettata, accudita, accompagnata  eventualmente al passo d’addio. 

Priscilla Schiano: «Mia madre abbandonata»

Oggi, Priscilla , non si trattiene più. 

È un fiume in piena e vuole esprimere tutta la propria  indignazione, il proprio dolore e lo dice a chiare lettere, ancora incredula per  quello che ha dovuto subire, che ha subito mamma Elisa.

Priscilla denuncia le condizioni di cura della madre nelle strutture sanitarie e nella Rsa.

«Mia madre era spesso abbandonata,  non poteva lamentarsi, non poteva chiedere aiuto. La trovavo  in un letto, a volte collassata, a volte quasi soffocata, a volte senza ossigeno alla gola, a volte con l’ago staccato, come se il fatto che fosse oramai al capo linea della sua vita, giustificasse questi atteggiamenti, questa noncuranza».   

«La trattavano come fosse un peso, non come una persona malata che occorre accudire  amorevolmente. Chi svolge determinati funzioni nella sanità, dovrebbe vedere questo lavoro come una missione di amore». 

«Un sanitario sanitario deve mostrare rispetto, comprensione, deve mettere al primo posto il rispetto del paziente.  Quello che ho visto ed ho subito insieme a mia mamma, non ha nulla a che fare con tutto questo e  deve essere denunciato. Guai a giustificare certi atteggiamenti disumani con la scusa dei tagli, della carenza di personale».

«Non si può giustificare tutto con i tagli alla sanità»

«Quando facevo delle rimostranze per che vedevo poca attenzione – prosegue Priscilla Schiano -, atteggiamenti disumani nei confronti di mia madre, mi sentivo dire che il problema  era dovuto ai tagli sulla sanità, al sistema sanitario allo sbando che non da più certezze, che ha carenze economiche e di personale sanitario». 

«Non, l’accetto, non  possiamo più accettare  la scusa dei tagli e del poco personale   per giustificare  certi comportamenti». 

«Il rispetto non c’entra con i bilanci»

Priscilla esprime tutta la sua frustrazione.

«Il rispetto per la persona nulla ha a che vedere con i bilanci, sono valori che non si comprano al mercato. O li hai dentro, o diversamente si fa un altro mestiere. Niente giustifica la cattiveria che ho riscontrato in molti operatori che dovrebbero avere un approccio a questo lavoro dettato dall’amore, in senso lato». 

«Mi hanno chiesto di farla morire»

«Invece, come atto d’amore mi è stato chiesto di farla morire. Per mesi, ho  ricevuto pressioni  affinché lasciassi morire mia madre, ma come può una figlia amorevole dire ad un medico di lasciar soffocare la propria madre dal catarro?»

«Questi operatori sanitari pensano davvero di poter decidere chi salvare e chi lasciar morire senza assumersi alcuna responsabilità?» chiede con indignazione.

«Sono queste le linee guida e i principi etici che vengono seguiti? Ebbene , io – dice Priscilla- non ci sto».

«Ero diventata una presenza scomoda»

Priscilla racconta di come, ad un certo punto, fosse diventata una presenza scomoda la sua, poiché esigeva che sua madre fosse pulita, curata, aspirata e non straziata da lunghe attese per un cambio di ago.

«Pretendevo che non le dessero farmaci per bocca senza il parere di una logopedista, e che le dessero la terapia appropriata» ricorda con tanta amarezza. Con un nodo in gola. 

«La telefonata che non dimenticherò mai»

«Sabato 14 luglio  alle 6:54, un medico mi  ha chiamato “La signora è deceduta”.  Una comunicazione fredda, zero tatto, niente empatia, nessuna spiegazione.  Passo e chiudo.   Nei giorni precedenti preciso – continua Priscilla – nessuna avvisaglia sul peggioramento  delle condizioni di mia madre. Credo che addirittura  sia stata la donna delle pulizie a scoprire la morte di mia madre, dal reparto non ho ricevuto alcuna notizia».

«Denuncerò Villa Varoli e i medici che hanno curato mamma»

«Denuncerò Villa Varoli di Porto Santo Stefano e i medici  delle strutture ospedaliere che hanno tenuto in cura mia mamma. Li avevo avvisati tutti, sapevano che avevano incrociato la figlia sbagliata».

«Oggi non faccio altro che fare ciò che avevo promesso  a me stessa e a mia madre, in punto di morte: “denunciali”. Mettere a nudo quella che è la cruda realtà del sistema sanitario locale e non solo. Un malato non è un numero freddo, ogni paziente è un individuo con una storia, emozioni, bisogni e diritti unici. Riconoscere e rispettare l’umanità di ogni paziente è fondamentale per fornire cure di qualità e mantenere l’ integrità  della professione medica.  Questo sarà il mio impegno futuro, mi batterò per affermare certi valori».

Autore

  • Redattore di MaremmaOggi. Per me scrivere è uno strumento di verità, di bellezza, è di liberta, un mezzo per esprimere ciò che altrimenti rimarrebbe inespresso. Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma

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