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La Diaccia Botrona è salva, la Provincia la ricompra

La Provincia aveva venduto 900 ettari di terreno fra Grosseto e Castiglione, ora i 200 nell’area umida protetta vengono ricomprati
Una splendida immagine della Diaccia Botrona
Una splendida immagine della Diaccia Botrona

GROSSETO. L’aveva venduta, ora la Provincia la ricompra. La Diaccia Botrona, meravigliosa area umida della Maremma, o almeno una piccola parte di essa che era stata venduta, è salva.

La difesa e la riconquista della Diaccia Botrona era uno degli obiettivi della Provincia di Grosseto.

Le scelte degli ultimi anni rischiavano di determinare un futuro incerto per una delle aree naturalistiche più importanti del centro Italia.

La zona palustre, compresa tra il comune di Castiglione della Pescaia e quello di Grosseto, nel suo complesso consta di circa 2500 ettari, di cui quasi 1300 ettari compongono la riserva naturale della Diaccia Botrona e sono classificati, ai sensi della Convenzione di Ramsar, come “zona umida di importanza internazionale”, mentre i restanti 1200 ettari, detti area contigua, sono terreni agricoli attualmente coltivati a cereali da una trentina di privati e sono altrettanto importanti dal punto di vista ambientale per il mantenimento della biodiversità presente nella riserva stessa.

Con il federalismo demaniale 900 ettari, di cui 200 ricadenti nella zona della riserva e 700 in quelli dell’area contigua, sono passati dalla proprietà dello Stato alla Provincia, con l’obbligo di venderli come stabilito nel decreto di trasferimento.

Solo i 200 ettari, però, erano soggetti a norme di tutela vincolanti, mentre gli altri 700 tornavano ad essere “normali” terreni agricoli.

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La Provincia ricompra 200 ettari della Diaccia Botrona

«Difendere un tesoro ambientale come quello della Diaccia Botrona – afferma Francesco Limatola, presidente della Provincia di Grosseto – è un impegno prioritario e straordinario. Non si tratta di amministrare terreni demaniali qualsiasi, ma di tutelare un patrimonio eccezionale, una ricchezza non riproducibile, un valore da consegnare alle generazioni future. Superficialità, inerzia e incapacità amministrativa hanno rischiato di rendere ineluttabile la fine di questa straordinaria area».

«Al momento dell’elezione – continua Elena Nappi, consigliera provinciale delegata all’Ambiente – ci siamo presi l’impegno di interrompere il procedimento di vendita dei terreni ricadenti all’interno della riserva naturale della Diaccia Botrona, nonché quelli contigui ad essa, ma l’iter burocratico di alienazione dei terreni in questione, iniziato con la precedente amministrazione, era pressoché compiuto, mancando esclusivamente la firma notarile dell’atto, per poter pensare di retrocedere completamente senza causare ingenti danni economici all’ente provinciale».

«Stante l’importanza dell’affare e l’entità delle somme in gioco, si tratterebbe di somme rilevanti» è scritto nel parere pro veritate che la provincia ha chiesto allo studio di Firenze dell’avv. Parlapiano.

In questi mesi la Provincia di Grosseto ha costruito e avviato un percorso di approfondimento delle dinamiche da mettere in atto per la riacquisizione e la tutela di questa incomparabile zona attraverso un complesso processo ancora oggi non concluso.

Non potendo revocare la vendita dei terreni avviata dalla giunta Vivarelli Colonna (come confermato dal parere pro veritate dell’avv. Germana Parlapiano), pena gravissime conseguenze per la Provincia, sono state previste una serie di tappe concrete per acquisirne nuovamente il controllo.

Il consiglio provinciale sarà chiamato ad approvare la riacquisizione da parte della Provincia dei 200 ettari di riserva vera e propria (che andranno in gestione al Comune di Castiglione della Pescaia che li avrà in comodato d’uso gratuito), e che quindi rimarranno pubblici. Nella transazione saranno applicate alla Provincia le stesse condizioni dell’aggiudicazione e sarà previsto un pagamento dilazionato compatibile con il bilancio provinciale.

700 ettari saranno coltivati dai nuovi proprietari

Per i restanti 700 ettari di terreni di zona contigua di proprietà privata, il PTC, di prossima approvazione, prevederà le norme di tutela previste per le Riserve Naturali e, in collaborazione con la Fondazione Capellino, una onlus che da sempre si occupa di biodiversità, sarà attivato un progetto di conservazione della biodiversità, coltivazione biologica cerealicola, compatibile quindi con l’avifauna presente, diversi ettari coltivati a prati umidi e misure di contrasto all’avanzamento del cuneo salino.

«Oggi possiamo dire che per la Diaccia Botrona è riconfermata la volontà di difesa e di valorizzazione per la quale si stanno predisponendo tutti gli strumenti di tutela che ne garantiranno l’integrità ambientale. – continua Francesco Limatola – Pur giungendo in Provincia a cose ormai fatte, siamo riusciti a governare la realtà difendendo l’interesse pubblico sotto più profili».

«La riserva naturale resterà pubblica, mentre il rapporto con i tre privati dei 700 ettari di terreni agricoli non in riserva si baserà su regole stringenti anche in merito al tipo di coltivazione, a garanzia della riserva stessa, della biodiversità e dell’avifauna presente. Ringrazio le associazioni ambientaliste e le forze politiche che per prime hanno sollevato la questione della difesa della Diaccia Botrona con la precedente amministrazione e la Fondazione Capellino che rende ancora più prestigioso e di valore il percorso messo in campo dalla nostra amministrazione».

«Ora non dobbiamo fermarci, – conclude Limatola – avanti tutta per il riconoscimento del territorio delle Bonifiche di Maremma a sito patrimonio dell’umanità riconosciuto dall’Unesco e per la realizzazione del Parco delle Bonifiche, riqualificando le strutture della bonifica idraulica, come ponti e caselli, sulla base di un progetto redatto dalla provincia diversi anni fa che abbiamo tirato fuori dai cassetti in attesa del bando di prossima uscita».

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