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L’ospedale come il Titanic: affonda

La denuncia shock della Uil di area vasta sudest. Mancano infermieri e Oss, il personale sanitario è allo stremo
Delibera dell'Asl Sud Est per passare a tempo indeterminato medici e personali assunti in pandemia. Ecco come funziona
L’ospedale di Grosseto

GROSSETO. L’ospedale di Grosseto sta naufragando, dritto verso un iceberg come il Titanic, se non si corre ai ripari assumendo personale. La denuncia shock arriva dalla Funzione pubblica della Uil di area vasta sudest, che torna a puntare i riflettori sulla carenza di personale del Misericordia.

«Tutto il personale sanitario, infermieri e Oss, sta raschiando l’osso, anche dal punto di vista psico-fisico oltre che da quello numerico. Deve far fronte con i mezzi che ha a questa estate infuocata, ormai giunta al culmine delle presenze con il cosiddetto “picco estivo”», scrive la Uil.

«Dunque, come il Titanic, il Misericordia si sta dirigendo verso un iceberg. Questo è quanto si percepisce ascoltando ogni giorno le criticità, i disagi in cui gli operatori sanitari si trovano a operare, lavorando in condizioni pessime», scrive il sindacato.

Personale pronto a entrare, ma la graduatoria non scorre 

Il motivo, secondo il sindacato è sempre lo stesso, la carenza cronica di personale sanitario di assistenza. «Solo al pronto soccorso mancano 3 oss – scrive la Uil – ma il problema è generalizzato in tutte le altre aree. Eppure l’Estar, l’Ente di supporto tecnico amministrativo regionale che gestisce i concorsi, ha due graduatorie: una per infermieri e una per oss che aspettano solo di essere scorse, con personale sanitario che darebbe linfa vitale all’attività al Misericordia e all’intera sanità maremmana.

Non solo, ma ci risulta che da tempo l’Asl abbia inviato alla Regione il Piano triennale dei fabbisogni di personale (il Piano assunzioni), che attende ancora l’approvazione degli uffici di Via Alderotti.

Ci domandiamo quanto tempo sia necessario per dare il parere di competenza, a fronte della condizione lavorativa degli operatori sanitari che, pur ridotti al lumicino e per lo più in burn-out, devono erogare la buona cura alla collettività», conclude la Uil.

 

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