GROSSETO. 28 ricoverati per Covid, questa mattina, 12 novembre, all’ospedale di Grosseto, di cui 3 in rianimazione. Dunque, 2 in più di ieri e 22 di loro non vaccinati, mentre nei rimanenti 6 casi la seconda dose risale a più di 180 giorni fa.
Nel pomeriggio sono arrivate in pronto soccorso altre 7 persone con sintomi riconducibili al Covid, 4 delle quali subito ricoverate in malattie infettive, che arriva così a 27 letti occupati sui 32 disponibili nel primo modulo, l’unico rimasto operativo dal momento in cui sono iniziati a calare i contagi. Se anche gli altri casi ancora in pronto soccorso dovessero essere ricoverati, si dovrà subito attivare il secondo modulo di malattie infettive.
Insomma, si ricomincia e sembra di essere tornati indietro di un anno, mentre continuano a salire contagi e persone che ricorrono alle cure ospedaliere, in quella che ormai viene definita “la pandemia dei non vaccinati“. A scendere è solo l’età media dei ricoverati, 67 anni, contro 72 nello stesso periodo del 2020, ma questa non è necessariamente una buona notizia.
Da una parte, infatti, conferma la validità del vaccino, partito a fine 2020 proprio dagli anziani ai quali è già stata somministrata la terza dose; dall’altra, dato che ad ammalarsi sono soprattutto le persone nella fascia di età 55-70, dove si concentrano coloro che sono contrari al vaccino, indica che lo zoccolo duro di chi ha deciso di non immunizzarsi non si scalfisce.
Maremma Oggi ne ha parlato con la dottoressa Cesira Nencioni, direttrice del reparto di malattie infettive dell’ospedale di Grosseto, che contro il Covid ha condotto anche una battaglia personale, dato che ha contratto l’infezione e ha “sperimentato” sulla propria pelle gli effetti di un virus dal comportamento ancora non del tutto conosciuto e molto, ma molto mutevole.
Per Nencioni non ci sono dubbi: il vaccino è l’unica arma di prevenzione. Le cure come gli anticorpi monoclonali, sono efficaci, ma sono già a un livello successivo.
Il vaccino contro l’infezione
Per fare chiarezza subito. Quale è la differenza tra infezione e malattia?
«Le rispondo con una celebre frase attribuita a Bernardino Ramazzini, medico e scienziato del XVII secolo: “prevenire è meglio che curare”. L’infezione si previene, la malattia si cura. La prima è asintomatica, vedi i sieropositivi da HIV che non sono ammalati ma portatori e potenziali diffusori del virus, la seconda è lo sviluppo dei sintomi causati dal virus quando aggredisce l’organismo, in forma lieve, moderata o grave. Per fare lo stesso esempio, è il caso del sieropositivo che sviluppa l’Aids. Il vaccino, quando c’è, è l’arma più potente di prevenzione, insieme ai comportamenti responsabili».
Quindi vaccinarsi contro il Covid per limitare il contagio e ammalarsi di meno?
«Ne caso del Covid lo stiamo ripetendo da un anno, ma in generale è la storia che dimostra l’efficacia dei vaccini. Chiaro che anche chi è vaccinato può contrarre l’infezione, ma molto raramente sviluppa la malattia. In estrema sintesi, il vaccino tiene lontani dall’ospedale, soprattutto dalla terapia intensiva, a meno che non ci siano condizioni di salute e la presenza di altre gravi malattie, tali da far sviluppare le complicanze anche del Covid».
Lei, in una precedente intervista ha parlato di pandemia dei non vaccinati
«E lo confermo, anche! Lo dicono i numeri. Nella prima settimana di novembre 2020, all’inizio della seconda gravissima ondata, al Misericordia c’erano 48 ricoverati in malattie infettive e 12 in terapia intensiva, con un età media superiore a 70 anni. Poi sono iniziate le vaccinazioni, prima agli anziani e ora siamo alla quasi totalità dei residenti in provincia di Grosseto, con una resistenza, ma questo in tutta Italia, degli ultracinquantenni. Il gap vaccinale spiega l’aumento dei ricoveri e l’abbassamento dell’età dei ricoverati. Quindi bisogna vaccinarsi e andare avanti con la terza dose».
Tutto questo, però, associato ai comportamenti responsabili
«Certo. Resta fondamentale continuare con la mascherina, la distanza, l’igienizzazione delle mani ed evitare gli assembramenti, che purtroppo, invece, si stanno di nuovo verificando con l’allentamento della maglie nelle regole di distanziamento, anche se c’è il green pass. Il virus circola, lo dicono i contagi e lo dice l’elevato numero di contatti in quarantena, oltre 1200, una cifra mai raggiunta prima, considerando anche il numero dei contagiati. Vuol dire che le più numerose occasioni di incontro allargano la maglia dei contatti. E chi è in quarantena non va a scuola, non va al lavoro».
Gli anticorpi monoclonali contro la malattia e il rischio di ricovero
Gli anticorpi monocolonali sono davvero efficaci?
«In questo momento rappresentano la terapia più efficace per bloccare lo sviluppo dell’infezione. Di fatto impediscono al virus di entrare nella cellula e di moltiplicarsi, ma si usano quando la malattia già manifesta i primi sintomi lievi. Evitano quindi lo sviluppo di complicanze più gravi, per il quali hanno grande efficacia, ma non il contagio e non sono somministrabili a chiunque».
Come funzionano e a chi vengono offerti?
«Vengono offerti in casi specifici, indicati dal protocollo Aifa, a tutti gli over65, indipendentemente dalla presenza di altre patologie, a chi soffre di malattie croniche, come il diabete o l’ipertensione, agli obesi, se sono paucisintomatici e se non c’è già una grave compromissione del polmone. Li somministriamo con la mia equipe in ambulatorio in area Covid, in un’unica infusione e senza bisogno di ricovero. Si riceve la terapia e si torna a casa e questo li differenzia da altri antivirali già in uso».
Il paziente che volesse fare questa terapia a chi deve rivolgersi?
«Non c’è un accesso diretto, ma è il medico di famiglia o dell’Usca che ha in carico il paziente, oppure il pronto soccorso a stabilire se ci sono le condizioni per l’uso, in base alle tabelle di rischio dell’Aifa e ai requisiti di età o patologie dal paziente. Da soli, gli anticorpi monoclonali non sono la risposta per combattere la pandemia, ma un’arma in più di provata efficacia».
Finora, quante persone avete trattato?
«Dall’inizio, la scorsa primavera, abbiamo trattato circa 80 pazienti e in questo periodo stiamo assistendo a un aumento delle richieste. Devo dire che fin qui i risultati sono stati molto positivi per bloccare l’ulteriore sviluppo della malattia nella stragrande maggioranza dei casi».
I nuovi casi oggi in Maremma
Intanto, oggi 12 novembre, la Regione Toscana indica in 32 i nuovi positivi in provincia di Grosseto, mentre in Toscana sono 430 con l’età media di 42 anni.
E sempre da oggi chi si è vaccinato con un’unica dose di Johnson & Johnson da più di 6 mesi, può fare la seconda dose, a prescindere dall’età. Il richiamo, con Pfizer o Moderna, è ad accesso diretto nei centri vaccinali della provincia (Spergolaia ad Alberese, la Fonderia Leopolda a Follonica), oppure prenotando su portale regionale.
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Redattrice di MaremmaOggi. Laurea in Lettere moderne, giornalista dal 1995. Dopo 20 anni di ufficio stampa e altre esperienze nel campo dell’informazione, sono tornata alle "origini" prima sulla carta stampata, poi sulle pagine di MaremmaOggi. Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
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