CINIGIANO. «Pensavo di averne viste abbastanza: la bonifica di un ordigno bellico, il rave party, due anni e mezzo di pandemia, ma l‘incendio di domenica le supera tutte».
La sindaca di Cinigiano, Romina Sani, controlla l’emozione e la stanchezza senza perdere un colpo: risponde al telefono, parla con i tecnici e i vigili del fuoco, coordina i volontari, dispone l’accoglienza delle centinaia di persone che in questi giorni si sono alternate nelle operazioni di spegnimento, parla con i giornali. Insieme a lei amministratori e tecnici del Comune.
Da domenica 24 luglio, quando è scoppiato l’incendio, ha dormito non più di 4 ore, ma l’adrenalina la tiene concentrata e attiva seduta al tavolo del quartier generale da cui vengono coordinate tutte le operazioni.
Quale è stata la sua più grande preoccupazione in questi momenti?
«In generale, questo incendio è stata un’esperienza terribile che, sono certa, mi accompagnerà a lungo. Difficile dimenticare quello che ho visto, con le fiamme alle porte del paese e il terrore di non riuscire a fermarle. È stato pesantissimo anche moralmente, perché, pur avendo piena fiducia in tutte le persone impegnate da giorni nelle operazioni di spegnimento, io sono il sindaco e sento tutto il peso della responsabilità della sicurezza per i miei concittadini».
Il momento più duro, anche se purtroppo è presto per fare un bilancio?
«L’aspetto umano è devastante in questi frangenti: bisogna pensare a chi viene evacuato, chi viene allontanato, ci sono persone che hanno paura, gli anziani, i disabili. Ieri sera (lunedì 25, ndr), quando ho dovuto dire ad alcuni cittadini che dovevano lasciare le proprie case e li ho visti piangere, sono crollata. È stato, finora, il momento più difficile».
Quante persone avete dovuto mettere in sicurezza?
«Non ho fatto un’ordinanza di evacuazione, domenica. Quando le fiamme sono arrivate alle porte del paese, abbiamo fortemente consigliato agli abitanti di lasciare le case e andare in un posto più sicuro. In questo modo, eravamo più tranquilli sulla loro incolumità e gli operatori potevano muoversi con maggiore libertà nel centro abitato».
A quel punto, non c’erano più persone a rischio?
«Il paese era protetto, i poderi più a rischio erano presidiati, l’incendio sembrava sotto controllo e ci pareva di poter tirare un sospiro di sollievo. Anche perché tutte le forze di supporto convergevano verso di noi. Ma purtroppo non era così».
Che cosa è successo?
«Il vento è aumentato e il fuoco, lunedì, è ripartito con forza. A quel punto abbiamo dovuto richiamare i canadair ed evacuare 35 persone dai poderi intorno al paese. Alcune delle quali, oggi sono potute rientrare. Ora la situazione è più tranquilla, ma resta la paura, siamo tutti annientati, provati, disorientati».
Avete avuto tanta solidarietà ma soprattutto il supporto delle istituzioni e dei volontari
«Qui sono arrivati i vigili del fuoco da tutta la Toscana e da fuori regione, l’esercito, l’aeronautica, i volontari delle organizzazioni antincendio, la protezione civile, le associazioni di volontariato come la Croce rossa e la Misericordia che sono state fondamentali anche per il supporto all’accoglienza e il vettovagliamento, in alcuni casi il pernottamento, delle persone impegnate a spegnere l’incendio. Una macchina organizzativa efficiente ma molto complessa».
L’incendio, una ferita profonda
Si sente di poter dire che il peggio è alle spalle?
«Voglio parlare al passato prossimo, voglio pensare che stiamo risalendo la china, ma certo questa ferita è profonda. Basta guardare il paesaggio bruciato, grigio annerito, al posto dei colori che da sempre vediamo dal nostro paese. Temo che questa esperienza ci accompagnerà per sempre e ci vorranno anni per guarire questo dolore».
Ora c’è la conta dei danni
«La cosa fondamentale, intanto, è che stiamo tutti bene. È presto per pensare ai danni, difficile fare una stima. Faremo una ricognizione nei prossimi giorni, abbiamo istituito appositamente il Centro operativo comunale: c’è da mettere in conto tante cose, tra cui la bonifica, le spese “vive” come si dice, la messa in sicurezza del territorio. Per questo auspico l’arrivo di aiuti dalla Regione e dallo Stato. Altrimenti non possiamo farcela».
C’è qualcosa di positivo in questo dramma?
«La solidarietà, l’affetto, il supporto che abbiamo avuto da tutti a tutti i livelli, istituzionali e non. E ci tengo a ringraziare tutti, ma lo farò a tempo debito e a mente fredda per non dimenticare nessuno. In questi momenti si capisce che il territorio è di tutti e questo ci darà la forza per ripartire».
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Redattrice di MaremmaOggi. Laurea in Lettere moderne, giornalista dal 1995. Dopo 20 anni di ufficio stampa e altre esperienze nel campo dell’informazione, sono tornata alle "origini" prima sulla carta stampata, poi sulle pagine di MaremmaOggi. Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
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