di Elisa Bartalucci
ROCCASTRADA. Si deve sfogliare il libro di storia molto indietro per trovare l’origine dei dolci di Carnevale. Risale all’antica Roma, infatti, e alla sua festa dei Saturnali, la prima comparsa di questo dolce fritto nell’olio, che all’epoca si chiamava frictilia e che in quell’occasione di festa e banchetti veniva distribuito alla gente per le strada.
Oggi c’è chi le chiama chiacchiere, chi frappe, chi cenci, chi brogetti, chi melatelli, se si aggiunge il miele. I nomi sono tanti ma l’oggetto è uno ed uno solo: friabili, rettangolari, croccanti e dal gusto inconfondibile, sono i dolci tipici di Carnevale. Prelibatezze.
Ogni anno a febbraio la battaglia sul nome e sulla ricetta tradizionale di queste bontà tipiche dell’arte culinaria italiana si fa sentire e noi di MaremmaOggi, per non sbagliare, siamo andati a farcela raccontare da chi di cucina e tradizione se ne intende.
I melatelli preparati da Isa e Laura
No, nessun pasticciere stellato è stato intervistato per scrivere questo pezzo. Siamo andati a documentarci molto più in profondità, nella cucina e nella tradizione vera della nostra cultura culinaria maremmana: ci siamo fatti aprire le porte di casa da Laura e Isa, cuoche ufficiali per passione e dedizione di un intero paese e delle sue sagre, nel cuore dell’Alta Maremma.
La piccola cucina di Laura, a Piloni, profuma di stufa accesa e legna che brucia; la tovaglia di plastica a fiori, i cuscini a coprire le sedute delle sedie e la credenza di legno ci fanno sentire subito a casa.
Per preparare i melatelli, perché qui a Piloni così si chiamano, Laura tira fuori dal cassetto il libro delle ricette della sua mamma e ce lo mostra con orgoglio, come un tesoro prezioso che vale più di qualsiasi gioiello.
Ci sediamo al tavolo, Laura si mette il grembiule «come le cuoche serie che si vedono in televisione» e, mentre Isa tira fuori dalla credenza gli strumenti del mestiere, comincia a leggere la ricetta.
Tutti i segreti dei melatelli delle cuoche di Piloni
«Tre uova, la farina, mezza presa per dolci, un bicchierino di vino bianco, arancio spremuto, poco zucchero e un pezzetto di burro», legge Laura. Perché qui, se non si fosse capito, le dosi «si fanno a occhio».
«Le dosi mica le so, io le faccio a occhio, anche la sfoglia, la sento con le mani». Una cucina verace, insomma, quella di Laura e Isa; dove le tradizioni si tramandano di generazione in generazione, dove gli occhi rubano i segreti, dove gli ingredienti nascosti diventano tesori inconfessabili.
Mentre Laura va a prendere il mattarello per stendere la pasta, Isa ci descrive il procedimento da seguire: «devi mettere tutti gli ingredienti insieme in una ciotola, una volta mescolati gli ingredienti ne dovrà risultare una pasta piuttosto soda da lavorare molto con le mani. Dopo averla lavorata, la pasta va tirata a sfoglia, divisa in strisce e poi fritta nell’olio».
Vedere Laura e Isa all’opera è meraviglioso: le loro mani lavorano veloci e tutti i passaggi sembrano facili, tra un ingrediente e l’altro ridono e ricordano aneddoti divertenti di pranzi e cene al circolino del paese e tra una risata e l’altra ci scappa anche qualche battibecco su quanto stendere la sfoglia o su quanto zucchero aggiungere.
Dopo l’impasto, la stesura, la friggitura e una spolverata di zucchero a velo, i nostri melatelli sono pronti e anche noi, ovviamente, ci facciamo tentare da questo peccato di gola.
GUARDA IL VIDEO DI LAURA E ISA
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