GROSSETO. La nuova campagna del Comune di Grosseto «“Non fare la Fava” torna al tuo posto» per sensibilizzare gli automobilisti a parcheggiare nei giusti stalli, e non in quelli dedicati alle persone con un handicap, o a donne in gravidanza (i parcheggi viola), ha sicuramente uno scopo sociale importante. Peccato però che nell’aver scelto un ortaggio come appunto la “fava” – il baccello – non è stato tenuto conto che poteva esserci qualcuno che ha quel nome, e che non l’ha presa proprio bene.
Un rischio che difficilmente poteva essere calcolato da chi ha ideato la campagna. Ma che, come capita quando le congiunzioni astrali si mettono di traverso, è esploso con tutta la sua forza.
Appena vista la locandina sui social infatti, Angela Fava che vive a Castiglione della Pescaia, dove si è trasferita giovanissima da Bologna, mettendo su famiglia e dedicandosi anima e corpo al sociale, è saltata dalla sedia. Con un cognome del genere infatti, fin da bambina e soprattutto da quando è arrivata in Toscana, ha sempre dovuto affrontare battutine di scherno e risatine. Per questo, quando ha visto quei cartelloni, ha deciso di farsi sentire, inviando una lettera aperta al sindaco di Grosseto Anton Francesco Vivarelli Colonna e allo studio di marketing che ha ideato la campagna pubblicitaria.
«Sono orgogliosa del mio cognome»
«Mi chiamo Angela Fava e sono nata a Bologna dove, come nel resto d’Italia, il mio cognome significa solo ed esclusivamente ciò che riporta il vocabolario della lingua italiana: erba annua della famiglia delle leguminose. Poi mi sono trasferita in Toscana durante l’infanzia e da subito sono iniziati i vari “sfottò” dovuti proprio al mio cognome, dato che solo in questa regione assume più che altro l’appellativo di organo genitale maschile o “persona che tende a fare sciocchezze”». Lo ha messo nero su bianco, Angela, il suo disagio. Quello con il quale convive da anni. «Sa, a volte quando sono in un ufficio e mi devono chiamare – racconta – le impiegate utilizzano soltanto il mio nome, non mi chiamano per cognome. Ma io sono orgogliosa di portarlo».
Angela è una donna adulta, oggi, che non ha niente da ridire sul suo cognome. «A distanza di anni potrei affermare di essere stata sempre “bullizzata” e vi assicuro che all’inizio non è stato facile – prosegue – Per fortuna sia io che la mia famiglia abbiamo sempre cercato di lasciar perdere le persone che ne traevano piacere. Oggi però alla soglia dei 60 anni apprendo con disappunto che una nota agenzia pubblicitaria incaricata dal Comune di Grosseto per una campagna di sensibilizzazione, tappezzerà la città con cartelli che usano tale cognome per far sentire le persone che parcheggiano in determinati stalli, “delle fave”. Grazie veramente per la pubblicità gratuita, se volete ve le posso autografare e diventare l’unica vera Fava di Grosseto (anzi di Castiglione della Pescaia) che come attività principale occupa posti per disabili e donne in gravidanza. Chi mi conosce sa bene che ora sono io la prima ad ironizzare, ma penso che magari ci potrebbe essere ancora una bambina o bambino con tale cognome o anche chi chieda al genitore cosa significa la frase sul cartello. Buongusto e rispetto questi sconosciuti. Una Fava orgogliosa di esserlo».
Tutta colpa del dialetto toscano
È in Toscana che i nodi vengono al pettine. Nel resto d’Italia, la fava è il baccello e a nessuno verrebbe mai in mente di dire a un’altra persona: «Sei una fava».
L’agenzia di pubblicità, d’accordo con il Comune, ha giocato proprio su questo doppio senso: in Maremma, apostrofare qualcuno con un «Ma sei proprio una fava!» è all’ordine del giorno. Un battuta e nulla più, che inizia e finisce lì. Certo però, come ha scritto la signora Angela Fava, chi invece porta proprio quel nome non la può prendere nel verso giusto.
Una cosa è certa: da quando è stata lanciata, la campagna ha cominciato a far discutere proprio per l’utilizzo del termine “fava”, dividendo l’opinione pubblica che per ora però, sembra essere concentrata solo sulla discussione linguistica. Se avrà poi effetto davvero, sulla liberazione degli stalli riservati alle persone disabili, si vedrà soltanto più avanti.
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Giornalista di MaremmaOggi. Ho iniziato a scrivere a 17 anni in un quotidiano. E da allora non mi sono mai fermato, collaborando con molte testate: sport, cronaca, politica, l’importante è esagerare! Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
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