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«Il problema è la carenza di medici, non le auto mediche»

L’opinione di Christian Sensi, presidente di Anpas Humanitas sui servizi di emergenza e urgenza. «Gli “infermieri indiani” sono efficaci ed efficienti»
Un'auto medica e nel riquadro Christian Sensi
Un’auto medica e nel riquadro Christian Sensi

GROSSETO. Il presidente di Anpas Humanitas Grosseto Odv, Christian Sensi, interviene per spiegare il punto di vista dell’associazione per quanto riguarda un tema caldo: la riorganizzazione del sistema di emergenza e urgenza. Un tema che in questi mesi ha acceso diverse polemiche a causa della riduzione della auto mediche.

Secondo Sensi il problema è la carenza generale di medici specializzati in medicina d’emergenza, più che il numero delle auto mediche ridotto. Sempre secondo il presidente di Anpas le ambulanze con a bordo infermieri formati sulle tecniche specifiche di primo soccorso abbiano aumentato l’efficacia degli interventi.  

Sensi: «Gli “infermieri indiani” sono più efficaci»

«Sull’organizzazione del modello d’intervento degli operatori sanitari nell’ambito di emergenza/urgenza – spiega Sensi – sarebbe opportuno ragionare sulla base delle evidenze scientifiche e delle competenze maturate da chi opera sul campo. Troppo spesso, infatti, viene data sponda a rivendicazioni di natura corporativa o ispirate alla demagogia, specialmente da parte della politica o di chi ha ruoli istituzionali.

In questo quadro, il fatto che il comprensorio dell’emergenza/urgenza di Grosseto veda operativa un’unica “auto medica” non solo non ha avuto un impatto negativo sugli esiti degli interventi sanitari coordinati dal 118 – continua – ma ha migliorato gli standard di efficacia di intervento “in situ”.

L’azienda Usl Toscana Sudest, infatti, dando seguito a una delibera regionale del 2022, ha potenziato le cosiddette “ambulanze infermierizzate”, ovverosia senza medico a bordo, che sono in grado di raggiungere i luoghi di intervento in tempi brevi, ma che hanno un equipaggio formato da infermieri “indiani” – conclude – Cioè personale infermieristico specializzato in tecniche avanzate di rianimazione e pronto soccorso, addestrato a svolgere manovre salvavita come intubazione e ventilazione delle vie aeree, individuazione degli accessi venosi e somministrazione di liquidi».

Una delle cause è anche la mancanza di medici in Italia

«Il sistema dell’emergenza tende a stabilizzare i pazienti traumatizzati per trasferirli il prima possibile in ospedale dove si interviene con le cure; e in ogni caso, se ritenuto necessario, il medico può intervenire tempestivamente – dice il presidente di Anpas – Questo approccio d’intervento sul territorio messo a punto nei paesi anglosassoni è definito “scoop & run”, e Grosseto è una delle prime provincie a testarlo nell’ambito del 118.

Infine, un’ultima considerazione. Il tema più preoccupante rispetto al ruolo dei medici nell’ambito dei servizi di emergenza/urgenza – continua – non riguarda certo le auto mediche, ma la carenza drammatica di medici a livello nazionale, e in modo particolare di quelli specializzati in medicina d’urgenza in grado di operare nei pronti soccorsi.

Lì sta il vero rischio di sistema, che nel medio periodo dovrebbe essere affrontato eliminando il numero chiuso nell’accesso alle facoltà di medicina. Un rischio che, guardando agli accessi alle scuole di specializzazione in infermieristica, minaccia di estendersi anche al reperimento di infermieri».

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