GROSSETO. Si è spenta Meri Fedi, archeologa di Grosseto, era una persona molto riservata e sempre professionale. A molti è capitato di vederla per le vie del centro storico, a Orbetello oppure a Roselle. Tutti luoghi dove ha riportato alcuni tesori del passato alla luce. La donna lascia un vuoto incolmabile nel cuore di tutti i suoi familiari, amici e in tutti coloro che hanno lavorato fianco a fianco con lei.
Meri per decenni ha identificando attentamente le tracce del passato. Quelle tracce che permettono di recuperare la nostra storia, attraverso un rapporto di fiducia e stima con tutti i tecnici e colleghi.
«Ha studiato scienze sociali e forse proprio per questo Meri ha scelto di essere una rappresentante sindacale, supportando, sostenendo tutti i suoi colleghi – scrivono le sue ex colleghe – Era sempre riservata, ma molto professionale e attenta a ogni particolare. Amava preservare il passato, che è il vero e inimitabile patrimonio di questo territorio. La ricorderemo con affetto e profonda gratitudine».
La carriera di Meri
Meri amava l’archeologia, ricostruire e preservare il passato e questo lo dimostra la sua carriera. Per circa quarant’anni ha lavorato sodo per tutelare il passato della Maremma. «Per tutti noi era un punto di riferimento essenziale per tutto il lavoro che ha svolto alla soprintendenza archeologica – scrivono le ex colleghe – La provincia di Grosseto è ricca di storia e di testimonianze per tutte le fasi della storia antica, dalla preistoria, all’età etrusca e romana, al Medioevo».
Le tracce che Meri trovava nel passato hanno consentito di recuperare e stabilire una parte della storia. E allo stesso tempo aveva costruito un rapporto di fiducia e stima con i tecnici che trovava a gestire i lavori pubblici, dalla rete elettrica a quella idraulica o telefonica, dalla realizzazione dei nuovi assi stradali dell’Aurelia e della Siena-Grosseto.
«Meri ha riportato alla luce molti tesori del passato, da Roselle, sulle mura e nell’area delle basiliche romane sul fronte settentrionale del foro, a Orbetello. Lì a lei e alla collega Maria Stella Colledan si deve l’inventario di tutti i reperti esposti nel museo archeologico nella Polveriera Guzman – scrivono le ex colleghe – Mentre a Vetulonia ha scritto dei saggi d’indagine archeologica e in località Banditelle ha recuperato le tracce dell’antica città etrusca in età ellenistica e lo scavo della “Domus dei dolia”, la più grande casa etrusca ad oggi riportata a Vetulonia»
«Ha allestito anche mostre archeologiche, come quella del 2007 dedicata alle vie commerciali etrusche lungo l’Ombrone in età arcaica nel museo civico archeologico Isidoro Falchi di Vetulonia – continuano – Ha curato anche la zona tattile per ciechi e ipovedenti nel museo Isidoro Falchi. Infine, ad Alberese, e ovunque ci fosse bisogno della soprintendenza, faceva anche le ricognizioni».
L’ultimo saluto a Meri
Meri amava il suo lavoro, tanto da diventare un punto di riferimento per i colleghi, che ha aiutato e sostenuto.
«Non si può dimenticare il suo lavoro di verifica dei reperti durante l’allestimento del Museo archeologico della Maremma, nella seconda metà degli anni Novanta – scrivono le ex colleghe – Aveva molta cura di tutti i cittadini che andavano da lei a chiedere informazioni su quello che avevano trovato, con cura e dedizione spiegava loro cosa avevano fra le mani».
Per chiunque volesse salutare per l’ultima volta Meri il funerale si celebra domani, sabato 7 dicembre, nella chiesa della santissima Addolorata alle 15.
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