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Il maremmano che ha una targa su Marte

Missioni con la Nasa, satelliti spaziali e tanti altri progetti: questo era Mario Grossi, ingegnere di Giuncarico che oggi avrebbe compiuto 100 anni
Mario Grossi
Mario Grossi

GAVORRANO. Un genio visionario e umile: così possiamo ricordare Mario Grossi, un ingegnere spaziale nato a Giuncarico e che ha lasciato la sua impronta nella storia. L’uomo sapeva leggere il mondo e capire quale strada avrebbe preso, quasi come se fosse un veggente dell’ingegneria. Basti pensare che parlava di già di droni e dei microchip che oggi troviamo sulla tessera sanitaria già 40 anni fa. 

Grossi ha vissuto a Giuncarico fino a 11 anni, il babbo era un capotreno e la mamma una maestra. «Si sono trasferiti a Pisa per la carriera di mio zio – dice Andrea Luschi, cugino di Mario – Era un uomo incredibilmente umile e intelligente e si è sempre sentito legato al territorio. Infatti, ha chiesto di essere seppellito a Giuncarico».

Grossi ha una targa con il suo nome su Marte, ma come diceva lui «Non c’è solo il mio, c’è anche quello di altri 100 colleghi». Insomma, lo scienziato non ha mai voluto prendersi i meriti delle sue scoperte o dei progetti riusciti, a lui bastava che funzionassero. E forse proprio questa sua umiltà e intelligenza sono quelle caratteristiche che lo hanno portato a Boston e Cambridge negli USA e ha insegnare ad Harvard. 

L’amore per l’elettronica 

Grossi era un discepolo del celebre Guglielmo Marconi, colui che ha portato la radio alle famiglie italiane nel 1930 e vincitore di un premio Nobel. Proprio da questa figura Mario ha preso la passione per l’ingegneria. Una passione che lo ha portato a scoperte che hanno rivoluzionato il mondo della comunicazione dei sottomarini e non solo

«La figura di Marconi, che era un po’ il mito di tutti, lo ha colpito molto quando era un bambino e ha lavorato per la sua azienda a Genova. Poi alla fine degli anni 50 si trasferì a  Cambridge e lì mandò in orbita due satelliti OV-4 e scoprì una zona nello spazio dove le onde elettromagnetiche viaggiavano senza interruzioni, il Whispering Tunnel – dice Andrea – E gli sarebbe piaciuto molto esplorare quella zona nello ionosfera».

«Nel 1972 inventò un modo per far comunicare i sommergibili, l’acqua non è un conduttore ottimale delle onde radio e quindi serviva un qualcosa di funzionale per i sottomarini – continua – E lo fece in un modo singolare: con un’antenna di circa 100 chilometri connessa a un satellite in orbita – continua – Mi ricordo che una volta mi disse che quel suo progetto gli ricordava gli aquiloni con cui giocava da bambino a Giuncarico».

Grossi, il precursore maremmano arrivato su Marte

I progetti di Mario sono innumerevoli e alcuni di questi sono fondamentali per la tecnologia odierna. Negli anni ha presentato tante idee che oggi sono realtà: droni, che all’epoca non si chiamavano così, i microchip delle tessere di sanità e anche le telecamere per le auto. Un visionario che è riuscito a fare tutto questo, sia per la sua intelligenza che per il sistema americano.

Quel sistema lo ha spinto a ricercare fondi e a impegnarsi per realizzare i suoi progetti. «Quando tornava in Italia mi spiegava che la differenza fra qui e gli USA stava sia nella consistenza dei fondi che nel modo in cui ricevere uno stipendio – dice Andrea – Lui se non aveva un progetto attuabile, nuovo e interessante non avrebbe trovato gli investitori e non avrebbe guadagnato nulla. Questo lo spingeva a impegnarsi sempre di più».

Per non parlare dei fondi economici destinati ai progetti: in Italia nel 1959 riceveva 3 milioni di lire al mese, mentre negli USA riceveva l’equivalente della stessa somma al giorno.

«Gli sono aperte le porte della NASA grazie alla scoperta del Whispering Tunnel e ha partecipato a Vikings 2, un progetto che prevedeva l’esplorazione di Marte, e ad Apollo Sujez, il primo volo congiunto russo-americano dopo la guerra fredda – dice il cugino – Mario ha curato la connessione fra le due astronavi».

L’amore per la Maremma

Nonostante i chilometri di distanza Mario sentiva una connessione profonda con il posto dove era nato. Tanto che scelse un motto per il progetto dei satelliti OV-4, ovvero “enos Lases iuvate“, che letteralmente significa “Aiutate noi, Lari“, una richiesta di aiuto agli spiriti dei defunti. La frase è presa da un canto liturgico romano ritrovato in Maremma.

«Ha ricevuto la cittadinanza onoraria a Giuncarico e questo è stato il premio che meno si aspettava, perché in Italia non parlavano molto di lui, anzi era visto come uno scienziato americano – dice Andrea – Era una personaggio strabiliante e con un intelligenza fuori dal comune. Amava anche le materie umanistiche e non solo quelle scientifiche».

Mario Grossi è morto a Boston l’11 gennaio del 1999 e non ha realizzato il suo ultimo progetto: esplorare una parte di universo dove tutto s’interrompe attraverso un cavo. Lo scienziato ha lasciato un’impronta indelebile nella storia dell’elettrotecnica e chissà quante altri progetti sensazionali e scoperte avrebbe portato nel mondo in questi 26 anni.

Autore

  • Collaboratrice di MaremmaOggi. Amo le bollicine, rigorosamente in metodo classico; il gin e credo che ogni verità meriti di essere raccontata. Non bevo prosecco e non mi piacciono né i prepotenti né le ingiustizie. Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma

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