GROSSETO. Si avvicina il voto del 25 settembre, in una data insolita, con una campagna elettorale insolita, breve, litigiosa e indubbiamente noiosa. In questo clima, fa fatica a recarsi al seggio anche chi non ha mai perso un appuntamento con le urne, se è vero che la percentuale dell’astensionismo è stimata dai sondaggi al 35%.
Lontanissima dal 92.23% di italiani che votarono alle prime lezioni per la Camera dei deputati, nel 1948. Ben 10 punti sotto alle politiche del 2013, quando l’affluenza superò appena il 75%, 8 punti rispetto alle politiche del 2018 (percentuale votanti 73%).
Nella fascia 18-35 al voto 1 elettore su 2
Se questa è la situazione generale, il dato è destinato a peggiorare riguardo all’affluenza ai seggi dei giovani tra 18 e 35 anni, stimata nel 50-48%. Nel 2018, aveva votato il 55%.
La politica non è un argomento tanto apprezzato dai ragazzi, sia per poco interesse, che per scarsa conoscenza delle dinamiche dei partiti, il cui appeal non sfonda il muro dei 35 anni.
È questa la “Linea Maginot” oltre la quale non filtra nemmeno la campagna elettorale più social degli ultimi anni. La stima è che, nella fascia 18-35 andrà alle urne 1 elettore su 2. Quest’anno, peraltro si vota per il senato già con la maggiore età, dopo la modifica all’ articolo 58, comma 1, della Costituzione che fissava in 25 il limite per esprimere il voto per questo ramo del Parlamento.
Giovani e politica, cosa non va
La politica, col passare degli anni, da essere un argomento principe anche tra i ragazzi è passato decisamente in secondo piano. Complice anche uno scarso interesse per la storia italiana recente, che ha come conseguenza immediata una scarsa conoscenza dell’attualità, ma soprattutto la non percezione del voto come un diritto da esercitare oltre che come un dovere civico.
Dall’altra parte, se c’è invece conoscenza e consapevolezza, subentrano ragioni ponderate, comuni a molti ragazzi, che ritengono il voto inutile o, è la maggioranza, non sanno a chi dare il proprio voto.
Le ragioni del non-voto tra i giovani maremmani
Basta fare un giro, qualche domanda, fermarsi a parlare, stimolare una riflessione e le risposte sono disarmanti. È evidente che non basta un video su TikTok a dragare consenso, forse i leader di partito dovrebbero porsi qualche domanda e non trattare i più giovani come scimmie ammaestrate con lo sguardo fisso al telefonino.
«Io mi interesso molto di politica – dice un ragazzo- mi piace informarmi su tutti i fronti, ma probabilmente non andrò a votare perché non c’è nessun politico che mi rappresenti».
«Sono sfiduciato, questo paese non ha futuro e di certo non sarà il mio voto a fare cambiare le cose. Il mio unico desiderio è andarmene dall’Italia», gli fa eco un altro.
«Il mio voto non cambierà le cose, allora perché dovrei andare a votare?», dice una ragazza. «Ci trattano come pecore, anche a scuola non ci insegnano nulla in merito, come se fosse preferibile un branco di ignoranti a gente che pensa autonomamente. Evidentemente conviene a tutti che sia così».
Che fine ha fatto l’educazione civica a scuola?
Eccola la materia che manca, il convitato di pietra dei programmi trasversali, alle medie e alle superiori, che finisce per ridursi a 8 ore a quadrimestre.
Sono molti i ragazzi che sentono la mancanza della materia “Educazione Civica” nelle scuole. «Non è possibile non avere nel piano didattico una materia così importante, che pone le basi per affrontare con consapevolezza l’attualità», dice un ragazzo che ha fatto la maturità da poco.
«È vero, molti di noi sono disinteressati alla politica, ma quello che è davvero grave è che non sanno nemmeno chi sia Mattarella. Forse qualche domanda sulla scuola bisognerebbe porsela».
«Non siamo stupidi e disinteressati, come ritengono in molti. Stiamo esprimendo il nostro disagio. In un paese così allo sbando, con la sensazione che tutto sia già deciso, l’unico modo per dire la nostra è non andare a votare».
Qualcuno è in controtendenza
Ci sono però molti ragazzi che nutrono speranze nel cambiamento e nel “risorgimento” dell’Italia.
«Io andrò a votare, noi siamo il futuro e dobbiamo far cambiare le cose. Votare è importante, è un nostro diritto ed è l’unico mezzo per dire la nostra», dichiara decisa una studentessa..
«Non dobbiamo fregarcene non andando a votare. Non voglio che questo paese faccia una brutta fine e non andare a votare non farà migliorare le cose», le fa eco un amico.
«Io non considero nessuno dei candidati all’altezza e non credo che nessuno di essi sarà la salvezza dell’Italia, ma andrò a votare. Siamo una democrazia, prima o poi con l’aiuto di tutti, le cose cambieranno», conclude.
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24 anni, laureato in storia dell'arte, ho voluto mettere l'arte da parte per inseguire il mio sogno di diventare giornalista.
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