GROSSETO. Dopo due edizioni dedicate rispettivamente agli anni ’60 e ’70 a Grosseto, la manifestazione d’animazione culturale urbana “La Città Visibile” – che si terrà nel mese di settembre 2025 – sarà dedicata agli anni ’80.
Una mostra alle Clarisse ospiterà fotografie, video, oggetti di design, dischi, manifesti, locandine, vestiti, elementi d’arredo e tutto ciò che riterrete utili a evocare gli anni ’80.
Grossetani negli anni ’80. Mandate i vostri ricordi
Per questo, insieme al direttore delle Clarisse Mauro Papa, invitiamo tutti i grossetani a inviarci fotografie o video da esporre o proiettare nei monitor del museo, oppure immagini degli oggetti degli anni ’80 che intendono prestarci per rendere la mostra un divertente revival di quegli anni straordinari.
Le foto possono essere inviate nei commenti agli articoli su MaremmaOggi oppure postate nel gruppo facebook Grossetani negli anni 80 – QUI IL LINK –, aperto da qualche settimana.
Da oggi a settembre, periodicamente, ospitiamo su MaremmaOggi articoli e ricordi di autori grossetani su quel fantastico decennio.
Dopo il primo a firma, e non poteva essere diversamente, di Mauro Papa, ospitiamo il ricordo di Stefano Adami.
Da Marina a Barbanella, i miei difficili ’80
Il 1980, e l’intero decennio, si aprì per me con molte seducenti e terrificanti promesse. La prima delle quali era l’uscita dal guscio, la trasformazione da iperattivo bimbetto a preadolescente scosso dalla testa ai piedi dalle tempeste ormonali, con il bigolo in mano.
Nel 1982 mi avevano sradicato dall’amata Marina di Grosseto, dove vivevo giornate infinite, omeriche, tra dune e pinete, per poi ripiantumarmi in quello che era l’allora Bronx di Barbanella.
Nel giorno della definitiva partenza per Grosseto, scappai di casa. Il mio povero babbo, con la sua aria involontaria da Nick Nolte, mi trovò poi dopo lunga questua, nascosto fra le barche del pontile, dove andavo sempre a pesca.
Appena arrivato poi nella nuova casa di Barbanella, mi sciolsi in un gran pianto, che durò giorni.
La scuola media Vico e i primi amori
A Barbanella, alla scuola media G. B. Vico, integrarsi era duro, ero crudelmente solo, perennemente preso in giro da tutti gli altri ragazzi, parlavo un’altra lingua. Il pomeriggio uscivo in genere di casa per fare passeggiate solitarie sotto il cielo basso, giocare a pallone con pochi amici, e frequentare i Gifra, i giovani francescani della parrocchia di Santa Lucia.
Dopo un po’, non so come, riuscii a trovare perfino una fidanzatina, Lauretana Pellegrini. Chissà dove sarà ora? Su fb non l’ho trovata, online neppure. Biondissima, occhi verdi, se ben ricordo. Rivivo telefonate a casa sua fatte col cuore che scoppiava in bocca, visite da lei quando i genitori erano fuori. Le facevo i compiti, sia quelli in classe che quelli per casa, e questo aveva contato molto nella sua decisione di mettersi con me.
Oltre alla mia fidanzata, ricordo ancora un altra presenza femminile notevole, nella mia classe delle medie, una certa Stefania Zaccagnini, femme fatale un po’ dark.
A terza finita, mi trasferii con incerta convinzione al liceo scientifico, in un quartiere del tutto opposto al mio. Si era ormai addentro agli anni ’80. Il tempo era cambiato, la Thatcher insegnava già da un po’ che non esiste la società, ma solo gli individui.
Al liceo trovai gli amici della vita. E c’era tutto da rifare.
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