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I cacciatori: «Anche noi abbiamo ripulito l’eremo»

Progetto migratoria ha avuto un ruolo importante nel portare alla luce di nuovo le rovine del monastero eretto per san Guglielmo di Malavalle
Le rovine dell'abbaia di san Guglielmo
Le rovine dell’abbaia di san Guglielmo di Malavilla

CASTIGLIONE DELLA PESCAIA. Sono da poco partiti i lavori di restauro per l’eremo di San Guglielmo di Malavalle a Castiglione della Pescaia. Rovine perse nella macchia mediterranea che hanno resistito a ogni intemperia e che erano abbandonate a se stesse. L’amministrazione comunale e Asbuc di Tirli hanno rivestito un ruolo fondamentale per avviare i lavori e portare di nuovo la struttura alla luce.

Ma c’è anche chi si è impegnato prima dell’arrivo del Comune e dell’associazione: si tratta di Progetto migratoria, che monitora le correnti migratorie dell’avifauna nella provincia di Grosseto. «Abbiamo ripulito noi dai rovi l’eremo di San Guglielmo, abbiamo lavorato sodo per mesi e mesi per ripulire la struttura – dice Fabrizio Fabiano, cacciatore e volontario di Progetto migratoria – Abbiamo anche costruito la cassa per le ossa che abbiamo trovato dentro la piccola chiesa e con don Cencioni abbiamo tumulato le ossa».

I cacciatori: «Lo abbiamo fatto perché siamo legati al territorio»

San Guglielmo di Malavalle scelse Castiglione della Pescaia e Tirli come luogo dove ritirarsi in preghiera, silenzio, digiuno e penitenza. Guglielmo fu santificato nel 1174 da papa Alessandro III. Poi, nel 1211, il papa approvò anche la regola dei Guglielmiti, ovvero dei suoi seguaci.

Una storia, quella di San Guglielmo, fatta di miracoli e che è rimasta impressa in molti. Tanto che nel 1230 fu costruito l’eremo e nel 1249 da papa Gregorio IX, diventando uno dei centri spirituali più importanti della Maremma. Struttura poi abbandonata a se stessa e alla natura, se non fosse stato per il Progetto migratoria che con dedizione e pazienta ha pulito le rovine.

L’eremo era ormai diventato un parte della macchia. «Giriamo sempre per il bosco e abbiamo visto le rovine sepolte da una massa di rovi, così abbiamo iniziato a ripulire la struttura – dice Fabiano – Quando siamo arrivate alla chiesa abbiamo trovato anche delle ossa sparse in tutta la navata. A quel punto abbiamo costruito una cassa e insieme a don Cencioni abbiamo tumulato i resti. Abbiamo fatto tutto questo perché amiamo il nostro territorio».

«Abbiamo contattato anche Fabio Bellacchi, attuale presidente del Consorzio di Bonifica 6, per far pulire un fosso vicino all’eremo, visto che era a rischio di frana – conclude – Non vogliamo prenderci meriti inutili, ma solo far presente che anche noi abbiamo curato le rovine e che anche grazie a noi torneranno alla luce».

Autore

  • Collaboratrice di MaremmaOggi. Amo le bollicine, rigorosamente in metodo classico; il gin e credo che ogni verità meriti di essere raccontata. Non bevo prosecco e non mi piacciono né i prepotenti né le ingiustizie. Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma

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