Hypermaremma colpisce con le frecce rosse - LE FOTO Skip to content

Hypermaremma colpisce con le frecce rosse – LE FOTO

Monumentali come potenti segnali divini, “dal giorno alla notte” sono arrivate a punteggiare il Parco archeologico dell’antica città di Cosa
Felice Levini, Dal Giorno alla Notte, 2023. Hypermaremma Galleria d'Arte Niccoli, Parma
L’opera alla città etrusca di Cosa (Photo credits, Daniele Molajoli, courtesy of Felice Levini, Hypermaremma e Galleria d’Arte Niccoli, Parma)

ORBETELLO. Non fulmini, ma frecce scagliate dal cielo. Con quel loro rosso acceso punteggiano come segnali divini il Parco archeologico dell’antica città di Cosa, ad Ansedonia.

A lanciarle non è stato però né l’arco di Apollo né quello della sorella Diana. Si tratta, infatti, dell’opera “Dal Giorno alla Notte” di Felice Levini

Con questo intervento, Hypermaremma torna per la terza volta in uno dei luoghi più speciali della Maremma Toscana.

Dodici frecce, dodici divinità

L’antica colonia romana fondata sulla cima della collina nel 273 a.C. dopo aver conquistato Vulci e i territori etruschi limitrofi, fa da scenario a una serie di segnali divini simbolici che, come saette, danno risalto all’antico luogo sacro.

Dodici frecce ciclopiche di colore rosso fuoco trafiggono il suolo del Parco archeologico. Insieme a loro, appaiono tra le rovine altrettante lastre di pietra senza tempo che con lettere bronzee evocano i nomi delle dodici principali divinità romane: Apollo, Cerere, Diana, Giove, Giunone, Marte, Mercurio, Minerva, Nettuno, Venere, Vesta e Vulcano.

Dodici come i mesi dell’anno, come i segni dello zodiaco, come le ore anti e pomeridiane. Dodici come le fatiche di Ercole, come il numero dei figli di Giacobbe ma anche come gli Apostoli.

Quanti linguaggi intreccia Levini tra numeri, religione, storia e contemporaneità.

Quelle frecce sono apparizioni repentine che si rivelano improvvisamente, senza preavviso “dal giorno alla notte”.

Le immagini che arrivano dalla ricerca di Felice Levini compongono un codice simbolico e ironico che fa della contaminazione dei linguaggi, dell’innesto e della lucidità la sua cifra stilistica. Le frecce assomigliano molto anche a dei meridiani. Il tempo ritorna di nuovo come cifra stilistica di Levini riprendendo l’opera “Quattro punti cardinali“, con cui l’artista partecipò alla Biennale 1993.

Il colore rosso, in relazione alle chiare pietre del sito archeologico, è un segnale estetico che dà spazio e libertà all’occhio del visitatore. Il forte contrasto cromatico tra installazione e ambiente lascia pensare a un vero intervento celeste. Invitando, anche con il suo dinamismo, a far riflettere sulla relazione verticale che c’è tra terreno e divino, tra cielo e terra, tra etereo e tangibile.

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