GROSSETO. Armida Barelli, una delle laiche cattoliche più significative del ‘900. Il 30 aprile nel duomo di Milano si terrà il rito per la sua beatificazione. Il Comitato, costituito dalle tre realtà che la prossima beata ha contribuito a fondare con la sua feconda attività di apostolato (l’Azione Cattolica Italiana, l’Università Cattolica del Sacro Cuore l’Istituto secolare delle Missionarie della Regalità di Cristo) è impegnato, insieme alla Diocesi di Milano e all’Azione Cattolica diocesana, nell’elaborazione di materiali utili alla riscoperta di una figura protagonista del suo tempo, nella prima metà del Novecento, ma che non smette di sorprendere per la sua modernità.
Tra le iniziative c’è anche una mostra in 16 pannelli dal titolo “Armida Barelli. Nulla sarebbe stato possibile senza di lei”, che ricostruisce la vita e la fede di questa donna che ha fatto del Vangelo la cifra di tutto il suo vivere ed operare.
La mostra
L’inaugurazione è avvenuta sabato 26 marzo alle ore 11, alla presenza del vescovo Giovanni Roncari, rappresentanti dell’Università cattolica, della delegazione regionale di Azione Cattolica, di quella diocesana e degli assistenti diocesani di Ac e don Roberto Nelli, assistente diocesano per l’Università cattolica.
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Grosseto, dopo Firenze e Pisa, è la terza città in Toscana ad ospitare la mostra, allestita nel chiostro del convento di San Francesco (nel pieno centro storico del capoluogo maremmano) fino al 25 aprile.
Chi era Armida Barelli
Armida Barelli nasce a Milano nel 1882 in una famiglia dell’alta borghesia liberale e risorgimentale. All’età di 12 anni arriva nel collegio di Menzingen, dove scopre la fede.
Ha 31 anni quando, finalmente, ha chiara la sua vocazione: la laicità consacrata. Nel 1913 si consacra al Sacro cuore. Fonda la Gioventù femminile di Azione cattolica. Nel 1918, viene chiamata dal Papa Benedetto XV per fondare la Gioventù femminile in tutta Italia. Alle giovani insegnerà a sentire e vivere la Chiesa come “casa propria”, e le formerà anche all’impegno civile e politico. Nel 1919, con padre Agostino Gemelli e altre donne, dà vita all’istituto secolare delle missionarie della regalità di Cristo: una nuova forma della vita consacrata, riconosciuta ufficialmente dalla chiesa solo nel 1947.
Nel 1920 nasce il legame con le missioni in Cina e l’aiuto per la fondazione dell’Istituto di suore cinesi Benedetto XV.
Con padre Gemelli, Olgiati e Necchi, darà vita poi, nel 1921, all’Università Cattolica del sacro cuore, diventandone la “cassiera”. Sarà lei a trovare i soldi per la caparra del primo edificio. Sempre con p. Gemelli, fonda anche l’Opera della regalità con lo scopo di promuovere una solida formazione liturgica, diffondendo in italiano i testi della Messa, preparando i laici, offrendo loro occasioni di riflessione e giornate di esercizi spirituali.
Armida scopre anche nella spiritualità francescana il suo modo d’essere e di vivere.
Nel 1946, arriva un altro traguardo, viene nominata vicepresidente generale dell’Azione Cattolica da Pio XII. Tre anni più tardi, nel 1949, si ammala di paralisi bulbare. Morirà il 15 agosto 1952 a 70 anni. Il 1 giugno 2007 è stata dichiarata venerabile. Il 30 2022 aprile sarà proclamata beata.
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Nato a Grosseto, pare abbia scelto quasi da subito di fare l’astronauta, poi qualcosa deve essere cambiato. Pallino fisso, invece, è sempre rimasto quello della scrittura. In redazione mi hanno offerto una sedia che a volte assomiglia all’Apollo 11. Qui scrivo, e scopro. Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
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