Grifone, tutti sono sul banco degli imputati | MaremmaOggi Skip to content

Grifone, tutti sono sul banco degli imputati

La squadra in campo dimostra l’assenza di unione nello spogliatoio. I fischi dello Zecchini sono un muro difficile da cancellare
Luigi Consonni, allenatore del Grosseto
Luigi Consonni, allenatore del Grosseto

GROSSETO. L’uccellaccio è caduto dal ramo e si è fratturato le ali. L’indegno spettacolo offerto contro il San Donato Tavarnelle rappresenta il punto più basso della stagione, il lato nascosto di questa squadra mai in grado di reagire, di contrastare l’avversario, di proporre una briciola di calcio, neppure un minuto di orgoglio.

Lo strazio è durato quasi 90′, i primi 10′ sono serviti solo ad illudere, duranti i quali nessuno ha prodotto uno stop, una variazione di gioco, un lancio, un dribbling vincente, tanto meno una triangolazione o una sovrapposizione. Nulli i cambi di marcia. Una desolazione assoluta, un deserto senza oasi. I fischi dello Zecchini non sono serviti ad accendere quel senso di dignità ormai dimenticato, anzi mai avuto. Il Grifone è spento come una lampadina fulminata, in preda a chissà quali demoni mentali, a chissà quali tormenti psicologici.

Una partita repellente

E’ un’accozzaglia priva di testa e coda, figuriamoci del cuore. Nessuno guarda oltre il metro del suo settore, ignora qualsiasi concetto elementare del pallone, gioca per se stesso e male. Il San Donato Tavarnelle ha lottato per non retrocedere, il Grifone si è paralizzato. Evidentemente credere ai playoff non soddisfa i palati sopraffini di questi biancorossi, loro sono abituati a ben altro, abitano su piani altissimi, non possono abbassarsi per puntare così in basso. Così nasce una gara da immortalare come repellente.

In sala stampa ci mette la faccia un isolato Consonni decisamente provato ma ancora in grado di cercare qualcosa di efficiente in un meccanismo invece da rottamare. Dopo il tecnico il vuoto. Nessun giocatore ha avuto il coraggio di mostrasi, di parlare, di dare giustificazioni utili a capire. Nel dopo gara la squadra si è fermata sulla linea di fondo davanti alla nord come se ci fosse un muro. Ecco quel muro l’hanno costruito loro, i giocatori stessi, andare avanti procurava vergogna. La barriera, adesso, è il simbolo di questo finale di stagione.

Orvieto, il punto di non ritorno

Eppure i giocatori sono gli stessi delle otto vittorie consecutive, quelli che hanno fatto vedere di essere in grado di battersi con tenacia, soffrire e reagire a infortuni, momenti di nebbia, pioggia e freddo. Il punto focale resta la prima di ritorno. La sconfitta, immeritata, di Orvieto è l’epicentro del sisma. Da quel momento tutti gli uomini fondamentali sono sbiaditi funzionando molto a singhiozzo.

Foligno, poi, ha confermato in maniera inequivocabile come il processo non si era fermato. Visto che qualunque squadra è lo specchio fedele dello spogliatoio, la logica porta a prendere in seria considerazione che quello biancorosso non sia tranquillo, anzi. Seguendo questo filo rosso, dunque, si arriva al tecnico. Consonni è coinvolto in questo momento nero visto che la rosa sembra averlo abbandonato senza preamboli.

I perché e i per come sono nascosti tra quattro mura, ma il campo li declina con esplicitamente. Mancano 4 giornate, i playoff sono a portata di mano, mollare tutto adesso sarebbe un vero e proprio suicidio sportivo. Se c’è da rammendare, si rammendi, se occorre suturare lo si faccia. Un punto non deve mai essere dimenticato e si chiama Grifone. Per tutto il resto ci sarà tempo e spazio per analizzarlo, eventualmente anche con toni accesi.

Autore

  • Collaboratore di MaremmaOggi. Ho viaggiato sulla carta stampata, ho parlato alla radio e alla televisione. Ora ho la fortuna e il privilegio di scrivere online su maremmaoggi.net. Come lavagna uso il cielo. Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma

    Visualizza tutti gli articoli

Riproduzione riservata ©

Condividi su

Articoli correlati

Ultimi articoli

Consigliati

Zone