GROSSETO. La storia è a lieto fine, ma senza l’intervento del personale e dei volontari del 118, non sarebbe andata così. Risale al 2017 e fa parte delle migliaia di azioni di soccorso che hanno fatto la differenza tra la vita e la morte.
A raccontarla è la signora Simona, che nel 2017 era al mare a Feniglia con il marito e la figlioletta che aveva allora 4 anni. Lo fa in una lunga lettera di ringraziamento al personale del 118 e ai volontari, resa pubblica in occasione dei 30 dalla nascita del servizio – istituito con decreto del Presidente della repubblica, il 27 marzo 1992 – e della centrale di Grosseto.
«La bambina era rimasta sott’acqua e non dava segni di vita». Il drammatico racconto della madre
Mentre la famiglia si sta rilassando in spiaggia, improvvisamente la piccola di 4 anni sparisce. «Mi sono allarmata immediatamente – scrive la madre, Simona – e ci siamo messi a cercarla, poi abbiamo chiesto aiuto alla Croce Rossa temendo che si fosse persa seguendo le conchiglie.
La nostra agitazione ha richiamato l’attenzione dell’intera spiaggia, finché mia figlia non è stata avvistata da una persona. La bambina era sotto l’acqua. Forse a causa del riverbero della luce non l’avevamo vista, forse era caduta in acqua per un colpo di sole. Ho sentito gridare e ho visto gli uomini della Croce Rossa precipitarsi su di lei.
L’hanno adagiata sulla spiaggia e una turista le ha praticato il massaggio cardiaco; gli operatori erano tutti lì, pronti, veloci, si adoperavano con le mani e con il defibrillatore facendole buttar fuori acqua, ma lei non dava segni di vita. Ricordo alcune donne che cercavano di sollevarmi ed una di loro che mi diceva di non gridare, mentre i miei figli mi guardavano spaventati dalle mie urla, vedevo il mio compagno inginocchiato accanto ai soccorritori che tentava di essere d’aiuto».
L’arrivo di Pegaso riaccende la speranza
Poi è arrivato l’elisoccorso, che ha calato medico e infermiere sulla spiaggia con il verricello, come due angeli, ricorda la signora Simona. La piccola è stata intubata e stabilizzata.
«Le mani dei due operatori si muovevano con precisione, sentivamo di poterci fidare. Ci è voluto molto, moltissimo tempo, ma alla fine il cuore ha ripreso a battere. La bimba è stata adagiata con incredibile delicatezza su una barella e portata sull’elicottero. Destinazione il Meyer di Firenze.
Ore di attesa al Meyer, prima della notizia che la bimba era salva
«Durante il viaggio è stata costantemente monitorata», racconta ancora Simona. «Arrivati in ospedale un numero incredibile di medici era lì ad aspettarci. Sospesa e disperata aspettavo che qualcuno mi dicesse qualcosa. Finalmente la prima buona notizia, la Tac non presenta criticità, il massaggio cardiaco tempestivo e incessante fatto dalla donna sulla spiaggia con gli operatori della Croce Rossa aveva permesso al cervello della mia piccola di ricevere sempre il necessario apporto di ossigeno, nonostante l’arresto cardiaco.
Quella donna, abbiamo scoperto poi, era un medico anestesista del Bambin Gesù di Roma, in vacanza su quella spiaggia, quel giorno. Dopo quattro giorni infiniti in coma farmacologico, mentre i medici e gli operatori continuavano ad occuparsi di lei, mia figlia ha aperto i suoi grandi occhi blu e ha chiesto del suo secchiello.
Da qui in poi è solo amore, gioia, felicità, vita. Voglio ringraziare tutto il personale sanitario che ha permesso alla nostra piccolina, e a noi di conseguenza, di tornare a vivere. Anche successivamente ci sono stati vicini con affetto e grandissima umanità.
In particolare la dottoressa Alessandra Di Palma, gli operatori della Croce Rossa, Angelo Galimberti e Mauro Pasquarelli, il dottor Giovanni Sbrana, il dottor Michele Pennica, la dottoressa Irene Barbarisi, l’infermiere Luca Cinelli, medici e infermieri della rianimazione del Meyer e l’equipaggio di Pegaso.
Queste le immense persone che hanno partecipato, insieme ad altri e mi scuso se non mi ricordo tutti i nomi. Grazie a loro abbiamo una bambina serena, che non ha alcun ricordo di quell’avvenimento, ma anzi, ha un rapporto speciale con il mare, che adora e di cui si è sempre proclamata la regina, e forse è vero!», conclude la signora Simona.
La testimonianza dei medici Stefano Barbadori e Giovanni Sbrana
«Questo caso dimostra come nelle situazioni di vera emergenza – spiega Stefano Barbadori direttore dell’elisoccorso dell’Asl sudest – l’elicottero sia un mezzo estremamente utile perché consente il trasporto dei pazienti critici il più rapidamente possibile, ma soprattutto nel luogo più idoneo e nei tempi adeguati».
«Faccio questo lavoro da oltre 20 anni – ricorda Giovanni Sbrana, quel giorno di 5 anni fa in turno con l’elisoccorso – ed è quello che ho sempre sognato fare. Costa sacrificio, sofferenze per i pazienti che non riusciamo a salvare ma regala anche queste emozioni fantastiche, come quella di una bambina che torna alla vita.
Ricordo i suoi occhi quando pochi giorni dopo, tornando al Meyer siamo andati a trovarla. Trasmettevano gioia di vivere e mi hanno trasmesso nuova voglia di continuare in questo stupendo lavoro.
Salvare una vita così richiede una fortissima catena della sopravvivenza: i cittadini sulla scena, formati e disponibili a chiamare la Centrale 112 (il numero unico dell’Emergenza), a seguire le indicazioni dei professionisti durante le prime manovre di soccorso. Solo se ogni pezzo è completo i pazienti hanno possibilità di tornare alla vita».
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Redattrice di MaremmaOggi. Laurea in Lettere moderne, giornalista dal 1995. Dopo 20 anni di ufficio stampa e altre esperienze nel campo dell’informazione, sono tornata alle "origini" prima sulla carta stampata, poi sulle pagine di MaremmaOggi. Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
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