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Granchio blu: accelera l’invasione

Coldiretti Toscana chiede aiuti ai pescatori ma sottolinea anche le opportunità per la ristorazione e industria della trasformazione
I granchi blu nella Fiumara, a Marina, alcuni fotogrammi dal video
I granchi blu nella Fiumara, a Marina
GROSSETO. Dalla Maremma alla Versilia passando per la riviera apuana, Marina di Pisa e la laguna di Orbetello, il granchio blu si sta impadronendo velocemente delle coste toscane.
Si moltiplicano gli avvistamenti e le catture dei pescatori, così come i danneggiamenti alle attrezzature di pesca.
 
Le più colpite sono le reti che vengono “tagliate” dalle potenti chele del “killer dei mari” che arriva dalla sponda occidentale dell’oceano Atlantico. Presente anche sul litorale maremmano, sta mettendo in serio pericolo la biodiversità marina e la sopravvivenza delle imprese della pesca e dell’acquacoltura.
 

Granchio blu: il boom nel 2023

 
A denunciare la situazione è Coldiretti Toscana, preoccupata per le gravi conseguenze sull’economia del mare. Il granchio blu, infatti, è una specie molto aggressiva che divora tutto quello che trova, dai molluschi ai pesci, dagli avannotti alle uova.
L’unico predatore oltre all’uomo che potrebbe mettere in crisi il granchio è il polpo, forse non così diffuso come si crede. «Il granchio blu non ha in questo momento predatori naturali nel nostro Mar Mediterraneo. L’unica specie candidabile, oltre all’uomo, potrebbe essere il polpo che deve però ancora abituarsi a questo nuovo inquilino dei nostri mari – spiega Danilo Di Loreto, responsabile impresa pesca Coldiretti Toscana – Fino allo scorso anno gli avvistamenti e le catture erano molto contenute. In un anno il quadro è completamente mutato. Ormai è presente su quasi tutte le nostre coste e rappresenta un pericolo».

Per contenere la proliferazione del granchio blu, spinta dal caldo e dai cambiamenti climatici, il governo ha approvato all’interno del decreto Asset lo stanziamento di 2,9 milioni di euro. Vanno a favore dei consorzi e delle imprese di acquacoltura che provvedono alla cattura e allo smaltimento dell’granchio blu. «La prima importante azione che dobbiamo mettere in campo – dice Di Loreto è arrivare presto a una prima stima dei danni alle attrezzature, quantificare la mancata produzione per capire anche la portata di questo fenomeno e per garantire rapidi ristori alle imprese».

«Poi servirà passare all’azione contenendo la proliferazione del granchio – sottolinea Di Loreto – con pesche mirate laddove si riproducono. Abbiamo proposto, nell’incontro al Masaf di approfondire da parte della ricerca i criteri per rallentare la proliferazione del granchio blu».

Granchio blu esportato nei suoi luoghi d’origine

L’invasione del granchio blu può essere anche una occasione per alcuni comparti. «Questa situazione può essere anche un’opportunità per il settore della ristorazione e della vendita – dice Di Loreto – già oggi, in alcune zone, si possono trovare i granchi blu ad un prezzo di 8 euro al chilo. Può essere un’opportunità anche per l’industria della trasformazione visto che all’estero, soprattutto negli Stati Uniti, è un prodotto molto richiesto e apprezzato. Lo peschiamo qui e lo esportiamo nei paesi da dove è arrivato facendocelo pagare sotto forma anche di sughi e preparati. È quindi importante creare anche un nuovo mercato».

Per la pesca però continua a essere una minaccia. «La sopravvivenza per le 600 imprese della marineria regionale – conclude Coldiretti Toscana – è messa comunque  alla prova. I pescatori sono duramente colpiti dai rincari del gasolio che spingono al minimo la sostenibilità economica di questa difficile attività. Sono colpiti dalle importazioni dall’estero e dal tentativo da parte dell’UE di abolire la pesca a strascico entro il 2030: il colpo da ko per una imbarcazione su tre».

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