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«Geloso, psicopatico: ma l’ergastolo è troppo»

L’avvocato Paolo Malasoma chiede la derubricazione in omicidio preterintenzionale: «Nulla potrà ripagare il dolore dei familiari, ma la pena deve essere giusta»
Adrian Luminita è seduto accanto al suo avvocato, Paolo Malasoma
L’avvocato Paolo Malasoma con Adrian Luminita in aula

CAPALBIO. Adrian e Elena Madalina si amavano. Lo hanno detto i testimoni della procura al processo per l’omicidio della donna, avvenuto il 6 dicembre 2020. E lo ha ripetuto l’avvocato Paolo Malasoma durante l’arringa finale del processo per il femminicidio di Capalbio. Omicidio che è stato confessato subito dall’uomo, che prima di quel giorno, non aveva mai avuto atteggiamenti violenti o aggressivi nei confronti della moglie. «Si chiamavano pulcino e pulcina», ha detto in aula, di fronte al presidente Adolfo Di Zenzo, alla giudice Laura Previti e ai giurati popolari. 

«Adrian Luminita non ha mai stalkerizzato la moglie, non l’ha mai maltrattata – ha detto – Quello che ha sostenuto la procura sono solo castelli di carta. Per questo, l’ergastolo non è la condanna adatta». Secondo l’avvocato, in Adrian non c’era la volontà di uccidere: quello di Capalbio, per la difesa, è stato un omicidio preterintenzionale. «La condanna non sarà mai sufficiente a lenire il dolore dei parenti – ha aggiunto – ma la pena deve essere giusta e l’ergastolo non lo sarebbe».

La malattia dell’uomo

Tutti sapevano che Adrian Luminita non dormiva più e che aveva bisogno di uno psichiatra. Temeva di dover morire per un tumore al pancreas. Una convinzione così forte da spingerlo a voler tornare in Romania, per non costringere la moglie ad affrontare tutto da sola lontano dai parenti. Elena Madalina, però, non voleva lasciare Capalbio, dove viveva e dove lavorava da anni. Nessuno aveva diagnosticato un male incurabile al quarantunenne, ma lui ne era convinto. Tanto da scrivere una sorta di lettera – testamento alla moglie.

Lettera che l’avvocato Malasoma legge in aula.  

La sofferenza di Adrian, la paura, irrazionale, della malattia, l’incapacità di fare male a chiunque, «anche a una gallina che non è riuscito ad ammazzare»: è questo il ritratto dell’uxoricida che il giorno dell’omicidio, aveva abusato di alcol. Lo aveva detto subito, il giorno dopo. «Non aveva ancora parlato con l’avvocato, nessuno gli aveva consigliato di dirlo – aggiunge Malasoma – era in cura al Serd per questi problemi con l’alcol. La mattina dopo aveva ancora l’alito che puzzava di alcol. Quel giorno non era lucido e ce lo dice anche il luogotenente Giampiero Bagnati, quando ripercorre le telefonate fatte al 118».

La sostituta procuratrice Valeria Lazzarini

Era esaurito, non era lucido. Ed era anche molto geloso. «Noi avevamo chiesto la perizia psichiatrica – sottolinea Malasoma – per spiegare questa gelosia morbosa. Geloso, psicopatico, dopo aver bevuto una bottiglia di vodka e terrorizzato di morire di tumore. Sono queste le motivazioni». 

Il pentimento dell’uomo

Adrian Luminita ha chiesto scusa per il terribile delitto commesso. «Non c’è nulla che possa lenire il dolore della famiglia di Madalina – ha detto l’avvocato – Adrian amava follemente sua moglie, non si è accanito sulla donna, non ha usato crudeltà». E anche sull’alterazione della scena del crimine, l’avvocato esprime i propri dubbi. «Ai fini dell’omicidio non cambia nulla – dice – semplicemente non era in sé. Se fosse stato lucido, non l’avrebbe uccisa, se fosse stato lucido, questo omicidio non ci sarebbe stato».

Manca il movente, dice l’avvocato dell’omicida reo confesso. «Il mio cliente è stato interrogato il 7 dicembre – aggiunge – aveva ucciso l’amore della sua vita. Era sconvolto, ma ha voluto rispondere alla magistratura perché voleva dire la verità».

I familiari di Elena Madalina in aula

Adrian non voleva distruggere il cadavere della moglie.  «Le fiamme erano state appiccate al centro della stanza- ha precisato Malasoma – lo dicono i rilievi dei carabinieri. Non ha cosparso il corpo della donna di benzina per darle fuoco. Ma lo ha fatto per uccidersi. La benzina se l’è gettata addosso Adrian, le fiamme poi ha raggiunto il corpo della donna».

Non si può nemmeno considerare l’aggravante della crudeltà. «Le 27 coltellate non sono state inflitte per un feroce accanimento nei confronti della moglie – ha detto l’avvocato – Elena Madalina è stata uccisa in qualche minuto. Adrian non ha voluto infliggere ulteriori patimenti. Elena Madalina è morta, l’ha accoltellata per questo, per ucciderla. Non per accanirsi su di lei. È vero che è successo poi in una casa isolata, ma anche questa aggravante non tiene. Erano nella loro abitazione, non l’ha portata altrove per uccidere. E anche se ci fossero state abitazioni vicine, non avrebbe potuto chiedere aiuto».

 

 

 

 

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  • Redattrice di MaremmaOggi. Da bambina avevo un sogno, quello di soddisfare la mia curiosità. E l'ho realizzato facendo questo lavoro, quello della cronista, sulle pagine di MaremmaOggi Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma

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