CONTRO-SENSI
di Christian Sensi
Antonfrancesco Vivarelli Colonna, voto 8: Un fuoriclasse di paese. Prendi uno che a Milano sarebbe un simpatico da bar, mettilo a Grosseto, candidalo sindaco e vedrai che vince. Infatti vince e bene.
Leonardo Culicchi, voto 7: Si candida in una situazione disperata ma non per meriti altrui, ridà coraggio al PD, improvvisa anche i comizi, litiga con la CNA. Ci mette la faccia e perde con dignità. Diventa un buon politico senza capire un tubo di politica, alla fine tiene tutto insieme.
Giacomo Cerboni, voto 8: un pretino silenzioso e democristiano, tentano di infilzarlo e lui infilza tutti. Fategli fare l’assessore perché è anche vendicativo.
Rinaldo Carlicchi, voto 4,5: La politica ridotta a tattica, finisce per parlare solo dei cassonetti troppo pieni, una campagna elettorale con pochi contenuti, pensava di essere il più furbo, ma c’era qualcuno più furbo di lui. Uno dei pochi che aveva fatto opposizione rimasto vittima di se stesso.
Francesco Giorgi, voto 6,5: Un funzionario del psi degli anni 70, uno che zitto zitto è il più votato della sua lista, più Intini che Martelli.
Ciro Cirillo, voto 7: Non si capisce chi lo voti, viene dato sempre per morto, ma lo votano e lui è sempre lì, e va anche ringraziato perché ha portato voti al PD.
Vir & Torn, voto 4 diviso 2: due fallimenti elettorali in un corpo solo, sarebbe troppa considerazione trattarli singolarmente. Perdono male, liberano la città dalla loro presenza in una serata, dopo che, per 5 anni, hanno fatto di tutto per farsi notare.
Andrea Vasellini, voto 5: Riempie la città di suoi manifesti quasi fosse candidato sindaco. Punta sullo sport quasi volesse essere assessore, fa un risultato normale, minimo rispetto alla spesa, ed è quasi eletto.
Viola Lamioni, voto 8: Ha portato la grazia in una campagna elettorale sgraziata. È stata zitta mentre la offendevano e ha preso voti. Ci ha detto che eravamo provinciali non volendo fare l’assessore.
Mario Lolini, voto n.c.: Amintore, quello vero, sarebbe stato eletto anche in consiglio comunale.
Andrea Ulmi, voto n.c.: non parlavo dei candidati di Capalbio.
Fabrizio Rossi, voto 9: il 90% dei grossetani si chiede perché lo votino, il 10% lo vota ma non ci dice perché.
Carlo de Martis, voto 8: inventa un partito e ne è il più votato, gli altri candidati inesistenti: parrebbe quasi la storia di Berlusconi.
Roberto Madrigali, voto 4, in simpatia 9: sbaglia anche le previsioni su se stesso e per la seconda volta non viene eletto. Però è tenace.
Candidato anonimo (ce ne sono molti in ogni lista), voto 3: crede ci avere 600 voti, ne ha circa un decimo, non passa e se la prende col mondo. I più fantasiosi gridano al complotto.
Michele Bottoni, voto 8: una delle poche novità positive di questa campagna elettorale. Giovane, con idee che vanno al di là di come si rattoppa una buca. Pare un miracolo.
Mario Chiavetta, voto 4,5: da anni l’enfant prodige della politica orbetellana. Candidato come il salvatore della patria inciampa nella presentazione delle liste poi si dichiara equidistante come in un film di Nanni Moretti. Esito perfetto, non sapremo mai che risultato avrebbe fatto e lui rimarrà per sempre l’enfant prodige.
Gianni Chelini voto 8: democristiano, Tabacciano, radicale, di sinistra, di centro, quasi di destra. Fa venire la labirintite a tutti ma non ai suoi elettori che lo votano in massa e lo fanno vincere.
Massimo Galli, voto 7,5: l’ultimo baluardo della politica come servizio. Senza di lui non esisterebbe il comune di Roccalbegna. Ma lui resiste con tanti oneri e pochi onori.
Claudio Pacella, voto 5,5: un uomo d’altri tempi che fa politica d’altri tempi ma erano altri tempi quando la Lega prendeva valanghe di voti.
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