ROCCASTRADA. Franco Rapezzi è scomparso tre giorni fa, il 26 settembre. È stato salutato da un’affettuosa e sentita partecipazione nel suo ultimo viaggio, che ha visto la presenza di tanti amici, tanti ex amministratori che con lui hanno condiviso la militanza politica nella Dc.
E a distanza di tre giorni continuano i messaggi di cordoglio e il ricordo di chi lo ha profondamente conosciuto e apprezzato.
Alberto Cecchucci: «Franco era un uomo probo»
Alberto Checcucci, roccastradino, amico di una vita, compagno di partito, ha voluto rendere pubblico il suo pensiero nei confronti di un uomo, scrive, «che ha rappresentato la parte nobile, vera, sincera, semplice della politica. Non “l’arte di governare”, cui rimanda l’etimologia della parola, ma la politica intesa come “servizio”: per un’idea, per la cosa pubblica di cui Franco si è occupato tutta la vita come funzionario oltre che amministratore, ma soprattutto per i cittadini che dovrebbero esser i destinatari ultimi della politica fatta per convinzione e per passione».
«Franco nutriva per le persone un profondo rispetto e non ha mai utilizzato il proprio ruolo per un fine personale, scavalcando gli altri. Semmai, il contrario. Era un uomo integerrimo, onesto, serio e aveva in odio quella politica becera e urlata che oggi va tanto di moda. Dunque affrontava ogni discussione con pacatezza, equilibrio, “a voce bassa” mi viene di dire, ma sempre con la fermezza che gli derivava dalla forza delle proprie convinzioni.
Come ha scritto Hubert Corsi, Franco era “un uomo probo”. Un aggettivo pressoché scomparso dall’uso comune, divenuto desueto perché tale è diventata anche la qualità dell’essere probo: la rettitudine morale delle persone con la coscienza integra», conclude Checcucci.
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