ROCCASTRDA. Mario Amerini, ingegnere in pensione, appassionato studioso di storia locale, oltre che di politica, era un grande amico di Franco Rapezzi, scomparso il 26 settembre, all’età di 82 anni.
Come in precedenza un altro amico, Alberto Checchucci, anche Amerini ha scritto un appassionato ricordo del politico, dell’uomo, dell’amico, ripercorrendo le tappe di una vita dedicata agli altri.
Amerini: «Franco, un uomo moderato, paziente, mediatore»
«A Roccastrada, nei giorni scorsi, è scomparso Franco Rapezzi. Ne avete dato notizia su MaremmaOggi, raccogliendo testimonianze e aneddoti sulla sua vita. Ricordi positivi di un uomo che del dialogo ne aveva fatto una bandiera di vita.
Ho conosciuto Franco oltre 50 anni fa quando, come rinnovatore della politica democristiana, cercava giovani per rimpolpare la sparuta compagine del partito a Roccastrada. Vi aderii grazie a lui. E con lui si concluse la stagione del muro contro muro. Sostituì Remigio Giorgi alla guida del partito e avviò una stagione più dialogante con gli uomini del partito comunista. Gettò un seme poi germogliato negli anni Novanta. Era un uomo moderato, paziente, mediatore, sempre sobrio.
Veniva da Ravi, Franco Rapezzi, dove era nato nel podere San Giovanni, il 28 dicembre 1940. Poco più che ventenne si era trasferito a Roccastrada: insegnante tecnico all’ex Inapli l’Istituto nazionale di addestramento e perfezionamento dei lavoratori dell’industria, una scuola professionale. Nella seconda metà degli anni Sessanta organizzò al teatro dei Concordi diverse iniziative politiche, tra cui la contestazione all’invasione dei carri armati sovietici a Praga».
Franco era una fratello maggiore
«Personalmente devo molto a Franco, una sorta di fratello maggiore. Mi ha insegnato, senza troppo riuscirci, la moderazione in politica e mi ha aiutato, come ha fatto con tanti altri, militanti e non, a crescere moralmente e professionalmente.
Ha sempre fatto parte della Sinistra Dc, prima al fianco di Enea Piccinelli, poi di Guido Bodrato e Donat Cattin, che infatti ospitò alla prima Festa dell’Amicizia organizzata a Roccastrada nel 1973. Nello stesso anno lasciò liberi noi giovani militanti locali di stringere un inedito legame politico col PC durante la crisi cilena e l’avvento della sanguinaria dittatura di Pinochet. In quel periodo volle incaricarmi della segreteria comunale del partito e mi convinse anche ad assumere il ruolo di consigliere comunale. Non solo. Organizzò per me e Alberto Checcucci un corso di perfezionamento politico a Berlino, ospiti della Cdu tedesca. Contemporaneamente fece pressione sul Governo per ottenere il primo finanziamento per il recupero della cripta di Giugnano».
L’amicizia con Hubert Corsi
«Negli anni Ottanta si consolidò il suo rapporto con Hubert Corsi e con il leader della sinistra Dc grossetana, Ovidio Paladini. A Roccastrada è stato più volte consigliere comunale e capogruppo della minoranza, con i sindaci Eldo Gorelli, Emilio Biondi e Giancarlo Innocenti, dimostrandosi sempre costruttivo, capace di lasciare i contrasti e le polemiche nella sala del consiglio, senza portarli nel privato, sul piano personale. Anzi, proprio destreggiandosi nei meandri dei rapporti personali, riuscì a risolvere questioni complesse, anche a vantaggio della maggioranza di cui non faceva parte.
Franco era anche un uomo colto, intelligente, educato. Possedeva una spiccata capacità di analisi, dei fatti e delle persone. Con Tangentopoli e la dissoluzione della Dc, pur rimanendo sempre nell’orbita del centrosinistra, preferì ritirarsi dalla politica, non aderendo al Partito Democratico, dove invece i suoi allievi roccastradini sono per lo più confluiti negli ultimi 30 anni.
Nel 2015, non potendo più frequentare le battute al cinghiale insieme alla sua “squadraccia”, la “91”, ha voluto capitalizzare anche questa esperienza venatoria, lasciando un bel libro dal titolo “Caccia grossa in Maremma – Luoghi, cani, cinghiali e personaggi”. Il libro è dedicato alle nipoti Elektra e Virginia, ma soprattutto a Roccastrada per la quale scomoda Carducci: “Dolce paese onde portai conforme, l’abito fiero e lo sdegnoso canto…”»
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