«Farò qualcosa di irreparabile»: il grido disperato del padre di un disabile Skip to content

«Farò qualcosa di irreparabile»: il grido disperato del padre di un disabile

Nei giorni scorsi per uno scatto d’ira del figlio sono arrivati i carabinieri: «Ho dovuto difendere mia moglie, non ce la facciamo più»
Il Centro sociale di Manciano e la sede dell'Asl a Villa Pizzetti
Il Centro sociale di Manciano e la sede dell’Asl a Villa Pizzetti

MANCIANO. «Io e la mia famiglia siamo allo stremo; se continua così potrei fare qualcosa di irreparabile».

È il grido di aiuto e disperazione di Paolo Scotto, conosciuto come Paolicchio. Di origine santostefanese, ora residente a Marsiliana, Paolo è il padre di un giovane di 26 anni gravemente disabile. La diagnosi è netta: disturbo dello spettro autistico a cui si è aggiunta anche l’agenesia del corpo calloso.

Questa malattia degenerativa provoca problemi motori come scarsa coordinazione, problemi visivi, ritardi nell’acquisizione di alcune capacità (motorie, di parola), alterazione della percezione del dolore e, nei casi più gravi, convulsioni, problemi di alimentazione o difficoltà a tenere la testa eretta.

Ma soprattutto, in alcuni drammatici momenti, crea situazioni pericolose, il ragazzo diventa aggressivo, violento e mette a rischio l’incolumità dei familiari.

Il 6 giugno scorso, l’ultima crisi, arrivano i carabinieri

L’ultima situazione di questo tipo si è verificata la notte del 6 giugno scorso, che ha richiesto l’ennesimo intervento dei carabinieri e del 118 sul posto. Una tragedia sfiorata, solo rimandata.

«Non è la prima volta che carabinieri e medici sono dovuti intervenire; sono anni che questa situazione va avanti – dice Paolo Scotto -. Non so più a chi rivolgermi».

È chiaro che il ragazzo abbia bisogno di entrare in una struttura sanitaria che lo assista, lo curi, possa prevenire certi eccessi o intervenire nei modi opportuni. La famiglia è lasciata da sola, anche perché di strutture idonee per il profilo del figlio ce ne sono poche e quelle poche sono piene.

Lo scorso febbraio sembrava che il figlio fosse destinato a entrare nella residenza sanitaria assistenziale per disabili a Manciano, all’interno de La Cupolina. Struttura che ha solo 12 posti e che, al momento, sono tutti occupati.

Ci può essere ancora la soluzione di una struttura ad Arezzo, ma non prima di settembre. E certo Arezzo, visto che Paolo soffre anche di cuore e ha un legame fortissimo con il figlio, non è così comodo per la famiglia.

«Mi avevano promesso che sarebbe entrato a Manciano, invece nulla»

Così è arrivato un altro nulla di fatto. Le prime eclatanti proteste della famiglia Scotto, che si sentiva presa in giro. Il padre chiede aiuto alle istituzioni, ma nulla si muove.

La difficilissima situazione della famiglia del ragazzo è stata seguita fino a fine 2023 dall’assessora al sociale Valeria Bruni di Manciano.

Con l’Asl, infatti, era stata avviata la procedura per l’inserimento del ragazzo nella struttura. Ad oggi, nulla si è mosso; tutto è rimasto uguale.

Le crisi del ragazzo continuano e ora anche il padre sembra avere segni di cedimento.

 «Mi avevano promesso che sarebbe stato il primo a entrare – dice Paolo Scotto – invece nulla. Abbiamo paura per noi e per lui; a volte diventa incontrollabile». La disperazione del padre: «Siamo sfiniti, ora basta»

Tramite Iron Mamme la nota alla prefetta. «Dopo l’ultimo episodio , abbiamo paura»

L’Asl ha fatto sapere che il ragazzo entrerà in una struttura non prima di settembre: troppo tempo, e soprattutto c’è tanta paura.

L’ultimo episodio è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

«Mi sono rivolto alla signora prefetta di Grosseto tramite Iron Mamme. Ho parlato con il segretario personale. Mi è stato garantito che avrebbero preso in esame il mio caso (anche se non è di loro competenza, però sarà chiesto all’Asl un quadro completo, ndr). Sono in contatto con Simona Vasile dell’associazione Iron Mamme, che a sua volta mi ha fatto contattare da Diego Montani, garante delle disabilità. Ho smosso il mondo. Non c’è più tempo da perdere».

Sfiorata la tragedia in casa

La notte del 6 giugno è stata sfiorata la tragedia.

«Durante uno scatto d’ira di mio figlio, l’ennesimo da molto tempo, sono dovuto intervenire con le maniere forti. La pena e la mortificazione di un padre che deve intervenire per difendere l’incolumità della moglie nei confronti del figlio è una cosa che mi uccide, giorno dopo giorno»

«Potrei mettere fine alla mia esistenza»

«E allora il pensiero di farla finita e di mettere io la parola fine a questo scempio. Nell’Italia del 2024, nella patria dei diritti, nei giorni in cui si parla di Europa, di valori, e ci si riempie la bocca, questo è inaccettabile»

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  • Redattore di MaremmaOggi. Per me scrivere è uno strumento di verità, di bellezza, è di liberta, un mezzo per esprimere ciò che altrimenti rimarrebbe inespresso. Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma

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