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Fallimento del Grosseto, Pincione a processo

L’ex presidente della società è accusato di bancarotta: l’inizio della fine dopo la modifica della convenzione con il Comune per la gestione dello stadio. Lo stato passivo supera di poco i 200.000 euro
L’ex presidente del Grosseto Massimiliano Pincione

GROSSETO. Supera di poco i 200.000 euro, lo stato passivo che ha fatto portare i libri contabili del Grosseto in tribunale. E che ha fatto finire sotto processo con l’accusa di bancarotta preferenziale e bancarotta documentale Massimiliano Pincione, l’italoamericano che nel 2015 si era presentato in città come il salvatore della squadra, con i soldi di un principe arabo. 

Nulla a che vedere con il crac da 15 milioni di euro del Pescara, per il quale Pincione è stato condannato pochi mesi fa

L’idillio con Grosseto, che nel 2015 gli aveva affidato le chiavi dello stadio, però, è durato poco. Per due anni, infatti, l’Fc Grosseto non aveva pagato l’affitto al Comune che così si era rivolto al tribunale. La società, era stata sfrattata.

Dopo nemmeno due anni di gestione, non c’era rimasto più nulla: né le lavatrici per lavare le divise, pignorate per pagare la causa vinta da un ex dirigente. Né il personale che stampava i biglietti. E nemmeno gli stessi giocatori. Uno ad uno, se n’erano andati tutti

Un nuovo processo per Pincione

Max Pincione, l’italoamericano arrivato a Grosseto per salvare la società dal fallimento, nel 2015 era stato visto come l’uomo della provvidenza. Aveva iscritto la squadra in serie D portandola ai play off. Grazie a un milione e 400.000 euro di investimenti, aveva sempre sostenuto. Soldi che però, in realtà, erano stati molti meno. 

Nell’estate del 2016 si consuma l’atto finale della sua gestione. Il Comune rivede la convenzione per la concessione dello stadio,  non più per 5 anni. Pincione chiude i rubinetti: i giocatori, che venivano pagati non più mensilmente ma di settimana in settimana, non prendono nemmeno più quei soldi, il giardiniere reclama quanto dovuto per il taglio dell’erba, le bollette dell’acqua non pagate si accumulano.

Pincione intanto lascia Grosseto e continua a lanciare anatemi contro la città che lo aveva accolto in pompa magna da New York. Lasciandosi andare, nel febbraio 2017, a considerazioni che gli sono costate una condanna per diffamazione. Quando disse che il Comune di Grosseto, era «un Comune di merda». 

Nei guai per il pagamento di un creditore

Il primo anno sotto la guida dell’italoamericano, l’Fc Grosseto presenta i conti in ordine. Dall’anno successivo però – ricostruisce il curatore fallimentare, la commercialista Maria Antonietta Rossi – anche i documenti contabili risultano in completo abbandono, così come la società e la squadra. 

Mancano i documenti, è impossibile per la curatela fallimentare ricostruire il bilancio della stagione 2016-2017. Alcune carte si trovano, altre vengono inviati per posta dalle altre sedi della società che Pincione aveva sparpagliato per l’Italia. I creditori cominciano a farsi avanti. Uno di questi, ottiene il pagamento di quanto dovuto. Ma l’istanza di fallimento era già stata presentata e per questo pagamento, Pincione si becca l’accusa di bancarotta preferenziale. 

I beni della società, così come i documenti contabili, spariscono. La procura quindi apre un fascicolo e mercoledì 3 luglio, nell’aula d’assise del tribunale di Grosseto, si apre il processo nei confronti di Massimiliano Pincione. 

Difeso dall’avvocata Stefania Verbagna del foro di Roma, il presidente non era a Grosseto. L’udienza (pm Carmine Nuzzo), di fronte al collegio composto dalla presidente Laura Di Girolamo e dai giudici Andrea Stramenga e Marco Bilisari, avvocato di parte civile Francesco Amerini, viene rinviato.

In aula, non si discuteranno solo i reati legati al fallimento dell’FC Grosseto. Ma si celebrerà di nuovo la morte di quella speranza che per pochi mesi aveva portato il nome di Massimiliano Pincione, il presidente italoamericano amico dei principi arabi. 

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  • Redattrice di MaremmaOggi. Da bambina avevo un sogno, quello di soddisfare la mia curiosità. E l'ho realizzato facendo questo lavoro, quello della cronista, sulle pagine di MaremmaOggi Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma

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