Facebook censura la Finocchiona. I produttori invitano Zuckerberg Skip to content

Facebook censura la Finocchiona. I produttori invitano Zuckerberg

Un’agenzia pugliese voleva pubblicizzare un panino alla Finocchiona su Facebook: impossibile, la parola è stata censurata, l’intelligenza artificiale dice che è un insulto
Un tagliere con la Finocchiona
Un tagliere con la Finocchiona

GROSSETO. La finocchiona è radicale. Così diceva, dopo averci pensato bene, un ironico Francesco Nuti nel film del 1988 “Caruso Paskoski (di padre polacco)”. Meno felice il giudizio dell’intelligenza artificiale targata Meta (Facebook).

La campagna di un’agenzia pugliese che pubblicizzava un panino alla Finocchiona, infatti, è stata bloccata proprio per il nome del prodotto. Mentre per alcuni consumatori è come un patrimonio dell’umanità, Facebook ha etichettato Finocchiona come parola offensiva ed è stata censurata.

La Finocchiona Igp, eccellenza tradizionale toscana da lungo tempo, ha origine dal medioevo. Nacque quando i contadini, al posto del costoso e raro pepe, iniziarono a utilizzare i più comuni e diffusi fiori e semi di finocchio. L’elemento che dà il nome al prodotto e conferisce alla Finocchiona il suo profumo caratteristico.

I produttori ovviamente non hanno preso benissimo la censura. Una scelta che li ostacola nel fare pubblicità su una delle più grandi vetrine online.

Dopo la dura fatica di costituire un consorzio che tuteli la Finocchiona Igp, la decisione di Meta fa pensare che l’intelligenza artificiale forse non sia poi così intuitiva come tanti dicono. Il Consorzio Finocchiona Igp ha accolto con un sorriso la notizia e ha invitato Mark Zuckerberg (proprietario di Meta) a venire in Toscana per assaggiarla.

I produttori locali (che la Finocchiona la conoscono bene e la producono da anni) venuti a conoscenza della censura, alla sorpresa hanno sommato una buona dose di arrabbiatura.

Franchi: «Ma di che cosa stiamo parlando?»

Gianni Franchi, titolare dell’omonimo salumificio follonichese non è su Facebook e la notizia lo ha sorpreso. «Ho saputo della censura di rimbalzo, ma non essendo sui social media e sono poco pratico – precisa Franchi – Ne ho parlato con mia figlia che si occupa delle esportazioni. Anche lei pensava fosse uno scherzo».

«Ma ci rendiamo conto di quello di cui stiamo parlando? – chiede -La Finocchiona è una vera eccellenza della Toscana, dopo un lungo lavoro nel 2015 è riuscita a essere una etichetta Igp. In questi anni ha avuto un’importante evoluzione. Con riconoscimenti e apprezzamenti in Italia e all’estero».

La Finocchiona del salumificio Franchi

Il disciplinare per produrre la Finocchiona è rigoroso. «Servono carni scelte, tagli scelti, sale pepe e poi il finocchietto – racconta Franchi – che dà quell’aroma e quel sapore unici al mondo. Ne dobbiamo essere orgogliosi di prodotti così. Peccato che l’intelligenza artificiale di Facebook la abbia interpretata come qualcosa da censurare».

«Vorrei anche io invitare il signor Mark Zuckerberg a fare una degustazione – conclude – Sedendomi a tavolino con due belle fette di pane toscano e della Finocchiona, portando due calici di vino rosso gli chiederei volentieri “Ma di che cosa stiamo parlando?”»

Subissati: «Sblocchiamo le autorizzazioni e facciamo assaggiare la Finocchiona in America»

A quanto pare all’intelligenza artificiale di Facebook della Finocchiona non deve essere arrivato neanche il profumo. La situazione la descrive bene Riccardo Subissati, un altro produttore di eccellenze made in Maremma (Roccastrada).

«Sull’esportazione in America ci sono molti problemi – dice Subissati – L’autorizzazione all’esportazione dei salumi toscani è ferma al Ministero della salute, serve l’autorizzazione dell’Fda, l’Agenzia per gli alimenti e i medicinali americana. Stiamo aspettando dal 2016».

«Forse se la avessero assaggiata non la avrebbero censurata – dice – Al nostro stand durante la fiera Cibus abbiamo ricevuto visite da un gruppo importante americano. Hanno richiesto i nostri prodotti. Esportiamo in tutta Europa e farli arrivare a loro sarebbe solo una soddisfazione, ma non è facile».

Subissati rivendica con orgoglio un traguardo, quello della fondazione del Consorzio Finocchiona Igp, raggiunto con altri produttori grazie a una volontà comune: quella di dare ancora più valore a un prodotto decisamente unico.

«Sono tra i soci fondatori del Consorzio – specifica – e ci abbiamo lavorato per diversi anni con altre aziende della Toscana per dare un’immagine che facesse ancora più risaltare questo prodotto di eccellenza. Anche per via del grasso contenuto abbiamo avuto problemi, ma la abbiamo spuntata, è stata la Finocchiona a vincere. E ora non la si può bloccare solo per un nome male interpretato».

Per produrre Finocchiona Igp servono suini selezionati e vanno utilizzate le parti autorizzate e riconosciute dal Consorzio. «In particolare – dice Subissati – utilizzo anche tagli come il fondello e la bardella (o panera). A Parma ci fanno il salame felino. È un taglio privo di nervi, il prodotto rimane così più morbido e più buono secondo noi».

Il recente premio ricevuto ad Amsterdam dalla finocchiona Subissati

«Ogni Finocchiona Igp ha un sigillo con un numero che la identifica – racconta Subissati – a fine stagionatura il Consorzio, tramite un ispettore fa le analisi che ne certificano l’unicità. Solo allora può essere venduta. Si tratta di un prodotto apprezzato – ci tiene a sottolineare – l’aumento di vendite notevole. Il mese scorso abbiamo fatto una fiera ad Amsterdam, l’Horecava, in un concorso enogastronomico la nostra Finocchiona ha ricevuto tre stelle: il massimo punteggio».

La Regione dalla parte dei produttori

Anche Stefania Saccardi, vicepresidente della Regione Toscana e assessora all’agricoltura, si schiera in difesa della Finocchiona. «L’algoritmo di Facebook ha censurato una campagna di promozione della Finocchiona perché secondo la sua “intelligenza” artificiale il nostro eccellente insaccato sarebbe un insulto – scrive su Facebook – Se la finocchiona fosse un’offesa, in Toscana saremmo spacciati. Viva la finocchiona e tutti i salumi toscani. Che piaccia o non piaccia all’intelligenza artificiale. Ce ne faremo una ragione». 

Autore

  • Nato a Grosseto, pare abbia scelto quasi da subito di fare l’astronauta, poi qualcosa deve essere cambiato. Pallino fisso, invece, è sempre rimasto quello della scrittura. In redazione mi hanno offerto una sedia che a volte assomiglia all’Apollo 11. Qui scrivo, e scopro. Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma

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