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L’ex dg dell’Asl Salvi: «Assunsi io Giulianotti, Grosseto non lo perda»

L’ex direttore generale racconta la nascita della scuola e avverte l’Asl: «Trovi le risorse altrove se vuole salvarla»
Gianfraco Salvi (a sinistra) e Pier Cristoforo Giulianotti, sullo sfondo il robot Da Vinci
Gianfraco Salvi (a sinistra) e Pier Cristoforo Giulianotti, sullo sfondo il robot Da Vinci

GROSSETO. Gianfranco Salvi è, insieme al fondatore Pier Cristoforo Giulianotti, uno dei “padri” della scuola di chirurgia robotica a Grosseto. Era lui, infatti, il direttore generale dell’allora Asl 9, poi confluita nell'”Aslona” insieme a Siena e Arezzo. Ha diretto l’azienda dagli uffici di via Cimabue dal 13 luglio 1997 al 13 luglio 2002.

Bolognese, ha ancora casa a Grosseto.

Fu lui ad assumere Giulianotti a Grosseto e fu con lui che partì il programma innovativo, e allora anche un po’ visionario, della robotica, con l’acquisto del primo robot Da Vinci in Italia.

E con una lunga lettera racconta quell’esperienza. Chiudendo con un messaggio chiaro: «La scuola di robotica dovrà trovare risorse altrove».

Salvi: «Tante difficoltà, ma abbiamo creato una grande scuola»

«Ho letto con  rammarico la  lettera da voi pubblicata del caro ed indimenticabile prof. Pier Cristoforo Giulianotti da cui appare, non certo acredine, che sarebbe più che giustificata, ma un profondo dolore per come tanti sacrifici, difficoltà, fatica abbiano avuto tale pessimo e immeritato riconoscimento. Sono quel tal Gianfranco Salvi “coraggioso e indipendente“, direttore generale dell’Asl 9 dal 1997 al 2002, citato nella lettera del prof Giulianotti, ed intendo con la presente  evidenziare  fatti e le difficoltà affrontate in prima persona sull’iniziativa della robotica».

«Ho assunto io Giulianotti a Grosseto»

«Dopo una complicata selezione, supportato dall’allora eccellente direttore sanitario dott. Enrico Desideri, assunsi il prof. Pier Cristoforo Giulianotti, quale primario di chirurgia generale, toracica e vascolare, dell’ospedale Misericordia di Grosseto, ignorando forti pressioni per altri candidati di minor valore. Mi sottopose, dopo pochi giorni, un piano ambizioso per rilanciare a livello nazionale la chirurgia di Grosseto, che conseguentemente avrebbe rilanciato altri reparti».

«Con grande difficoltà dovetti assumere altri due chirurghi di sua fiducia. Con questa mini squadra ma con l’ausilio dell’eccellente personale infermieristico, iniziammo nel 1998 il nostro programma, con i primi successi. Quando mi propose, entusiasta, l’acquisto del robot Da Vinci, primo in Italia, ne fui innamorato da subito».

Decisiva la Fondazione Monte dei Paschi

«Avevo già robotizzato la produzione dello stabilimento farmaceutico da cui provenivo. La prima difficoltà fu il costo ed il reperimento  del relativo finanziamento per due miliardi e duecento milioni di lire. Ero ben cosciente che se avessi proposto un tale acquisto alla Regione, mi avrebbero sbattuto la porta in faccia. E fu un bene questa mia certezza, perché mi costrinse a trovare altre soluzioni, pur di raggiungere l’obiettivo». 

«Trovai piena comprensione e aiuto dal mio predecessore, dottor  Flavio Mocenni, divenuto nel  frattempo un importante dirigente del Monte Dei Paschi di Siena e dal suo presidente dottor Giuseppe Mussari, che mi finanziarono in due anni ben un miliardo e ottocento milioni di Lire. Riuscimmo  a reperire quattrocento milioni dal nostro bilancio».

«La disponibilità e l’intelligenza imprenditoriale del signor Aldo Cerruti, Ad della AB Medica ci consentirono di rateizzare ed acquistare subito il robot Da Vinci, primo in Italia e dopo che il mio direttore amministrativo, dott. Lorenzo Fiorini, indimenticabile per professionalità e rigore amministrativo, correttamente mi aveva approvato la procedura di acquisto.  E tutto questo con il prezioso, quotidiano, indispensabile conforto del prof. Giulianotti».

«Il rischio era altissimo anche per il sottoscritto, ma l’incrollabile fiducia di tutta la squadra sul successo chirurgico di questa novità tecnologica con cui un coraggioso chirurgo, per primo in Italia, aveva accettato di confrontarsi, mettendo a rischio  la sua stessa professione, ne fece un successo». 

«Il professor Giulianotti cominciò con interventi semplici fino ad arrivare ai più complessi, scrivendosi personalmente  le procedure chirurgiche.  E, un giorno, mi comunicò che un chirurgo dagli  Stati Uniti  sarebbe intervenuto direttamente, manovrando il robot,  su un paziente mentre lo stavano operando al  Misericordia.  Impensabile!»

Il successo, le invidie e le ostilità

«Maggiori erano i successi e maggiori erano le invidie e le ostilità. La Regione non mi ostacolò: avrebbe dovuto rinunciare ad un regalo di circa due miliardi. Ma neanche mi favorì. Significativa però fu una delibera regionale, di qualche tempo dopo, che vietava alle Asl di acquistare impianti Innovativi e di alta tecnologia senza un preventivo permesso».

Nacque la scuola di robotica

«In un congresso nazionale tenuto a Grosseto nel 2000 il prof Giulianotti portò a conoscenza ai chirurghi intervenuti gli straordinari  risultati di questo nuovo miracolo tecnologico e degli enormi vantaggi  per i pazienti e la sanità pubblica.  Da quella prima positiva esperienza a Grosseto, oggi il Da Vinci è diffuso in tutto il territorio nazionale e grazie al coraggio e all’impegno del prof Giulianotti».

«La scuola di Chirurgia Robotica  fu, con tutte le difficoltà, la logica conseguenza. Malgrado questi splendidi risultati tecnologici, accompagnati da altrettanto risultati nella tradizionale chirurgia  generale che facevano di Giulianotti uno dei migliori chirurghi Italiani, non ebbe nessun riconoscimento, neanche sul piano professionale  e fu costretto, sottolineo costretto,  a trasferirsi negli Stati Uniti dove è divenuto il punto di riferimento mondiale della Chirurgia Robotica».

«Malgrado questo ingrato trattamento, anche dal’Illinois Piero non ha dimenticato Grosseto  ed ha favorito una convenzione con quella università, terminata per unica responsabilitò della Regione Toscana».

Ora è decisivo il ruolo del sindaco di Grosseto

«Il sindaco di Grosseto Vivarelli Colonna, che non conosco, ma di cui ho apprezzato il suo pungente commento (non fu neanche  invitato alla manifestazione del ventennale) propone gentilmente a Piero di ritornare sulle sue decisioni. Penso, sebbene il sindaco sia la principale autorità sanitaria della Provincia, ed un’eccellente persona, che non sia sufficiente il solo suo invito, ma dovrebbe  la politica regionale intervenire e fare il primo passo».

«Piero ha un cuore d’oro e ama profondamente Grosseto, ove ha ancora la casa , come il sottoscritto. Penso che se la città, il suo preferito collaboratore dottor Coratti, la politica regionale, gli amici tutti gli chiederanno di perdonare e dimenticare, il suo grande cuore si commuoverà».

D’Urso trovi altrove le risorse per la scuola

«Al dottor D’ Urso, direttore generale, vorrei ricordare che non si aspetti risorse straordinarie dalla Regione, che non ha mai tenuto Grosseto in considerazione. Dovrà trovare risorse altrove.  Un esempio? Quando fui nominato direttore generale dell?Asl, il sindaco di Orbetello mi evidenziò lo stato di degrado in cui si trovava  il locale ospedale. Portai il problema in Regione e mi autorizzarono a costruire uno nuovo. Quando presentai loro il progetto e i relativi costi, mi sbatterono la porta in faccia e mi dissero che se avessero avuto le risorse da me richieste, non avrebbero aspettato il sottoscritto dalle Marche. Incassai ed uscii. Ho costruito il nuovo  magnifico ospedale di Orbetello, senza chiedere una sola lira alla Regione Toscana. Ma questa è un’altra storia».

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