GROSSETO. Il giallo è stato risolto. E ora la giustizia albanese chiede il pagamento del conto, dopo aver condannato Davide Pecorelli, l’imprenditore umbro scomparso e riapparso al largo di Montecristo 6 mesi dopo, a una pena di 4 anni.
Pena che Pecorelli vorrebbe scontare in un regime alternativo in Italia. Ma la Corte d’Appello, venerdì 24 maggio, ha dato il via libera all’estradizione. Anche se l’ultima parola, spetterà alla Cassazione, alla quale verrà presentato ricorso tra 90 giorni, quando cioè saranno disponibili le motivazioni della sentenza.
Una sentenza che Pecorelli non aveva previsto.
«Non me l’aspettavo, sono sbigottito – dice l’imprenditore – in Albania fino a cinque anni ci sono la condizionale oppure i lavori socialmente utili».
La pena da scontare in Albania
Condannato dal tribunale di Scurati a quattro anni di reclusione per truffa aggravata, profanazione di tombe, distruzione della proprietà tramite incendio in concorso e attraversamento illecito della frontiera, Pecorelli in Italia si sta ricostruendo una nuova vita.
Padre di quattro figli, l’imprenditore si è sposato pochi mesi fa e si è laureato.
«Ovviamente la situazione si complica nel momento in cui ho la responsabilità di una famiglia – dice e mi sto ricostruendo. È una doccia gelata, cercheremo una sponda anche nell’ambasciata italiana a Tirana».
Le condizioni detentive, la distanza dalla sua famiglia. Un’estradizione contro la quale gli avvocati di Pecorelli, Massimo Brazzi ed Andrea Castori, hanno già annunciato di voler combattere.
«Per procedere con l’estradizione è necessaria la doppia incriminabilità – spiega l’avvocato Brazzi – Se anche la Cassazione dovesse dare parere favorevole sarebbe necessario il decreto del ministro della giustizia, impugnabile davanti al Tar».
Rimborsato il danno
Pecorelli ha già rimborsato il danno al noleggio auto dell’aeroporto di Rinas, dov’era atterrato ai primi di gennaio 2021. L’auto che aveva preso a noleggio era stata poi trovata incendiata su una piazzola lungo una strada di montagna dalle parti di Puke.
«Non era la prima volta che il nostro cliente prendeva a noleggio un’auto in quel “rent a car” – dice ancora l’avvocato Brazzi – il titolare ha dichiarato di non essere stato indotto in errore e di aver avuto il rimborso del danno».
Quando l’auto fu trovata divorata dalle fiamme, dentro c’erano un orologio e un cellulare appartenenti all’ex arbitro 49enne, oltre alcune ossa, presumibilmente umane. Pecorelli, per quell’auto distrutta ha già pagato. Il tribunale poi, lo ha assolto dal reato di intralcio alla giustizia.
Ora sulla sua testa pende una spada di Damocle, quella dell’estradizione, che l’imprenditore e i suoi avvocati cercheranno di evitare in ogni modo.
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Redattrice di MaremmaOggi. Da bambina avevo un sogno, quello di soddisfare la mia curiosità. E l'ho realizzato facendo questo lavoro, quello della cronista, sulle pagine di MaremmaOggi Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
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