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Epatite C, ecco dove fare lo screening

L’Asl Toscana sud est e le associazioni di volontariato ricordano l’open day di sabato 16 dicembre e l’importanza della diagnosi precoce
Da sinistra Gianni Barbetti, Maria Grazia Raffi, Giorgio Briganti, Cesira Nencioni, Severo Severi

GROSSETO. Ribadire l’importanza dello screening e dell’open day in programma sabato 16 dicembre, promuovendo la campagna di prevenzione della Regione Toscana “TestiamoCi per l’epatite C”, supportata dall’Asl Toscana sud est con iniziative su tutto il territorio aziendale.

Screening ad accesso libero che si svolgerà sabato prossimo in numerose piazze della Toscana e nelle sedi Asl. Per tale occasione, grazie alla collaborazione delle associazioni di volontariato, l’Azienda ha predisposto l’attivazione di 19 punti sul proprio territorio, 7 in provincia di Grosseto, dove la popolazione nella fascia 34-54 anni potrà gratuitamente e senza prenotazione sottoposti al test rapido per la rilevazione della presenza del virus hcv.

Le sedi in provincia di Grosseto

Ecco dove potrà essere fatto il test per l’epatite C: 

  • Grosseto, piazza Dante, 10 – 13 e 15 -19;
  • Follonica, piazza Sivieri, 15 – 20;
  • Gavorrano, mercatini di Natale, piazza I maggio, 12 – 22;
  • Orbetello, ospedale San Giovanni di Dio, via Lungolago dei pescatori, 9-12;
  • Porto Santo Stefano, Lungomare dei navigatori, 15:30-18:30;
  • Ribolla, SP20 fronte civico 26 (davanti al supermercato InCoop) 9 -12;
  • Scarlino, Scarlino Scalo, via Mariotti 14, 10 -13.

Alla luce della campagna di screening, la Sud est ha fatto il punto, oggi con i professionisti di Grosseto, sull’epatite c delineando un quadro generale in merito a trasmissione ed esiti della patologia, le terapie efficaci disponibili al momento, con particolare attenzione al ruolo fondamentale della diagnosi precoce, possibile grazie alla prevenzione cosiddetta secondaria, di cui fa parte l’hcv test. Sono intervenuti il direttore del dipartimento di Prevenzione della Sud est, Giorgio Briganti, la direttrice di Malattie infettive del Misericordia, Cesira Nencioni, le associazioni di volontariato della zona, Misericordie, Croce Rossa Italiana e Anpas, in prima linea nell’attuazione dei test.

Una malattia subdola che attacca il fegato

«L’epatite C è una patologia causata dal virus hcv che infetta il fegato – spiega Cesira Nencioni – Si tratta di un virus “subdolo” perché non presenta una manifestazione clinica evidente e quindi nessun sintomo. Nel 70% dei casi, dopo sei mesi dall’infezione, la malattia evolve nella forma più grave di epatite cronica, ancora asintomatica. In questi casi le persone non si accorgono di essere affette da epatite c fino a quando i danni al fegato non emergono, addirittura anche decenni più tardi rispetto all’infezione, causando cirrosi e, nello stadio ancora successivo, nel 30% dei casi, tumore al fegato. Diabete, obesità, copresenza di altri visus come hbv e hiv, sono alcuni tra i fattori che possono accelerare l’evolversi della malattia. La terapia dell’epatite c è radicalmente cambiata negli ultimi anni: in passato avveniva per via endovenosa con maggiori disagi per i pazienti, oggi consiste nella somministrazione di farmaci per via orale, ben tollerati e senza effetti collaterali di rilievo, grazie ai quali è possibile eradicare completamente il virus in circa 8-12 settimane, con una risposta positiva dell’organismo che va oltre il 95%. Da qui l’importanza degli screening per evidenziare ‘il sommerso’, l’infezione che può esserci ma non si manifesta e di cui a volte se ne viene a conoscenza solo casualmente, e quindi intervenire quanto prima con la terapia, fermando la malattia prima che arrivi a uno stadio molto più difficile da curare. L’OMS ha posto l’obiettivo di eradicate l’epatite c definitivamente dal 2030. Attualmente, nella zona grossetana della Sud est, seguiamo circa 80 pazienti, ma sono solo quelli noti, difficile infatti fare una stima delle persone infette che non sanno di esserlo. Per far emergere il sommerso, il programma regionale ha previsto l’ampliamento dello screening anche a categorie specifiche di persone come i pazienti seguiti nei SerD e i detenuti».

Più colpiti gli over 65

«Circa 30.400 persone in tutta la Regione con diagnosi di hcv nel 2022. Questo il dato riportato nel monitoraggio di Ars Toscana che ci deve far riflettere attentamente – argomenta Briganti – Una cifra importante che tuttavia non corrisponde al dato reale, senza dubbio maggiore, proprio perché si tratta di una infezione asintomatica. La fascia più colpita della popolazione sono gli over 65, trattandosi di una malattia a lenta evoluzione. L’open day del 16 dicembre rappresenta un’occasione preziosa per avere una diagnosi precoce , consentendo di sapere se si è positivi al virus hcv in maniera semplice: nelle postazioni presiedute dal personale Asl e dalle associazioni di volontariato locali è possibile sottoporsi a un test pungidito, ovvero con una goccia di sangue da un piccolo taglietto indolore in un polpastrello, si ha in tempo reale la risposta grazie a una sorta di tampone reattivo simile a quello usato per testare il Covid. Per questa malattia non esiste un vaccino, a differenza dell’epatite a e b, pertanto è impossibile arrivare a prevenire l’infezione con questo strumento. È una malattia a trasmissione ematica, quindi tramite sangue infetto, che si può contrarre in svariate situazioni, per esempio da rapporti sessuali non protetti, dall’utilizzo comune di taglienti come rasoi, forbicine, o da tatuaggi e piercing effettuati senza le dovute misure igieniche».

Alla conferenza hanno preso parte anche Severo Severi, coordinatore provinciale CRI, Maria Grazia Raffi, coordinatrice provinciale Misericordie e Gianni Barbetti, delegato e rappresentante Anpas. Nei loro interventi hanno sottolineato l’importanza della capillarità delle iniziative di screening anche nei paesi più piccoli: «Con piacere aderiamo alla campagna di screening della Regione per l’hcv, i nostri volontari si sono messi a disposizione per portare i test più vicino possibile ai cittadini e i risultati si iniziano a vedere. Riteniamo che iniziative come l’open day di sabato siano determinanti per dare la possibilità anche a chi lavora e rientra nella fascia di età stabilita di poter accedere al monitoraggio. Da parte nostra c’è il massimo impegno alla collaborazione che dimostriamo supportando l’esecuzione dei test, spesso anche oltre all’orario prestabilito, e pubblicizzando tramite i nostri canali le iniziative organizzate sul territorio».

Per maggiori informazioni è possibile consultare la pagina al link: https://www.regione.toscana.it/-/testiamoci-per-l-epatite-c.

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