PIOMBINO. Si terrà venerdì 28 marzo, alle ore 17, alla Biblioteca Civica Falesiana, la presentazione di Emancipàzzia, il romanzo di de-formazione di Ebe Serni, edito da Edizioni progetto cultura. L’evento che si inserisce in una serie di incontri di Piombino scrive sarà condotto da Giuseppe Milianti e presentato dall’amica e collega, Lorenza Boninu, ex professoressa di italiano e latino al Liceo Scientifico.
Chi è l’autrice: Ebe Serni

Prima di presentare il romanzo, è doveroso presentarne l’autrice.
Ebe, per 13 lunghi anni, è stata docente di filosofia e storia presso il liceo classico di Piombino.
Tanti gli studenti che hanno potuto avere l’onore e il privilegio di ascoltare le sue lezioni, ed anche io sono stata tra questi. Onore e privilegio, sì, perché Ebe è stata un’insegnante eccellente, non solo per quanto riguarda la didattica, ma anche per l‘onestà intellettuale con cui conduceva le sue lezioni e per la passione e l’ardore con cui lo faceva. Lei non insegnava solo la materia, lei insegnava la vita.
In classe calava il silenzio
Chi scrive questo articolo è stata sua allieva 5 anni, al Liceo classico Giosuè Carducci di Piombino.
Entrava lei e in classe calava il silenzio. Libri sul banco, evidenziatori alla mano e carta e penna pronti per prendere appunti. Ebe non era una di quelle insegnanti che si limitano a leggere il libro di testo e commentarlo, lei approfondiva davvero. Da una pagina di storia a una canzone di De André era un attimo. Si accendeva lo stereo, partivano le note di de Andrè, ascoltavamo le parole ad occhi chiusi, riflettevamo, ragionavamo.
Insegnava la storia e la filosofia sì e, da brava filosofa, tentava di farci ragionare su temi tanto complessi quanto importanti, che forse a quell’età neanche capivamo nel profondo, ma una volta cresciuti, le sue lezioni, immagazzinate in qualche angolo nascosto del nostro essere, tornano alla mente e fanno riflettere anche a distanza di anni.
I valori: responsabilità e rispetto
I valori, quelli del rispetto, innanzitutto, e della responsabilità. Ci insegnava ad essere indipendenti, autonomi e responsabili, sempre con il materiale pronto e la lezione fatta. La libertà e la giustizia, poi, erano la base per poter crescere con sani principi. Non mancavano, inoltre, le lezioni di educazione civica, anche quella che non era in programma, ma fondamentale. La Costituzione, quanto ci abbiamo riflettuto. Tanti gli incontri che organizzava a scuola con docenti universitari di filosofia, di grande spessore come Iacono, Bodei, Galanti e altri nomi importanti.
Ebe entrava in classe e con lei anche il silenzio, tutti attenti a non perdersi neanche una parola, e se per caso ci era sfuggito qualcosa, nel pomeriggio, ore e ore di telefonate tra noi compagni per assicurarsi di aver preso appunti su tutto, perché tutto quello che diceva era importante.
L’importanza di immaginare

Spesso chiedeva di far leggere a noi, non solo per capire, ma spesse volte perché si dimenticava gli occhiali e non riusciva a vedere.
« Mi sono dimenticata di nuovo gli occhiali a casa – ammetteva cercando nella borsa, poi un giorno si lasciò andare a una confidenza – Sarà una cosa inconscia, la verità è che a me piace, in realtà, vedere un po’ così… sfumato. Non completamente delineato. Il mondo là fuori a volte non è affatto bello, almeno in questo modo, senza occhiali, i contorni di ciò che non riesco a vedere li immagino come piace a me. Un po’ come i bimbi, mi rifugio nella fantasia. La realtà diventa più tollerabile».
Ebe non lo sa, ma questa riflessione è diventata il motto della mia vita, l’immaginazione è tanto importante quanto l’esame della realtà ed è proprio sulla base e la ricchezza delle sue lezioni e quella degli altri grandi professori Marco Fontanelli, Francesco Berti, Pietro Corrao, che intrapresi anche io, uscita dal classico, la sua strada, la filosofia, appunto, una materia tanto complessa ma altrettanto affascinante, così come lo è il libro, Emancipàzzia.
Ecco Emancipàzzia
Un viaggio introspettivo, un’analisi profonda del percorso di crescita personale e professionale, un confronto tra il mondo rurale dell’infanzia e le sfide dell’insegnamento contemporaneo. È questo il cuore del romanzo di Ebe Serni, originaria di Sassetta e residente a Castagneto Carducci.
L’autrice, per dare forma alle sue riflessioni, ha scelto la narrazione romanzata, ritenendola la forma più adatta per rendere accessibili tematiche complesse. Il punto di partenza è il borgo natio di Sassetta, con le sue dinamiche sociali e il legame indissolubile con la natura circostante. Un mondo montanaro- contadino, da cui la protagonista sente l’esigenza di emanciparsi, spinta dalla sete di conoscenza.
La seconda parte del romanzo si concentra sugli anni dell’università e della docenza, un periodo di profonde trasformazioni che porta l’autrice a interrogarsi sul ruolo dell’insegnamento e sull’evoluzione del rapporto tra docenti, studenti e didattica.
Il logos
Nel descrivere tutto questo, al centro del romanzo c’è il logos. Inteso sia come parola che come ragionamento.
Per spiegarlo con le parole di Eraclito, primo assertore del Logos:
«Il logos (cosmico) è comune a tutti gli uomini», ma ve ne sono alcuni che non riescono a comprenderlo, perché rimangono rinchiusi nel loro orizzonte privato ed Eraclito li chiama i dormienti «essi assomigliano a persone inesperte. A questi rimane celato cosa fanno da svegli, allo stesso modo in cui non sono coscienti di quello che fanno dormendo».
Ed è qui che arriva il secondo significato, quello del ragionamento, ed è proprio su questo che l’autrice vuole far riflettere, spronando i lettori a condurre le proprie riflessioni.
Il titolo del libro

Il titolo del libro, Emancipàzzia, rigorosamente con accento sulla A, è una parola strana e del tutto nuova, coniata dall’autrice attraverso la crasi tra Emancipazione e Pazzia. Con questo termine s’intende la liberazione da uno stato di minorità o soggezione, compiuto sotto la spinta d’un sentimento folle, che prelude a un esito infausto, come nel caso di Ipazia d’Alessandria.
Nel testo si darà conto di un caso di emancipàzzia, vale a dire dello sforzo tenace e vagamente insano attraverso cui, abbandonata una condizione di partenza ritenuta costrittiva e castrante, si accede a uno status liberatorio ma anche escludente ed esclusivo, tanto da suscitare nuove forme di ribellione.
L’emancipàzzia ha un evidente risvolto sociale e questo, dunque, è anche un romanzo di denuncia: il misconoscimento di quell’insieme di presupposti convenzionali che fanno ritenere il “quotidiano” ovvio, facendocelo accettare in modo passivo.
Lorenza Boninu, amica ed ex collega dell’autrice

Lorenza Boninu, dal 1987 al 2023, ha tenuto la cattedra di italiano e latino presso il Liceo scientifico Giusuè Carducci, dove ha conosciuto Ebe Serni e da dove è nata e si è sviluppata una profonda amicizia che, nonostante la lontananza e l’abbandono delle rispettive docenze, è sopravvissuta e le tiene ancora fortemente legate.
Le parole dell’autrice

« Il libro tratta della libertà, delle strategie emancipative che ci consentono di comprenderne il senso, della rivendicazione della vocazione politica dell’uomo, della deriva individualistica e neoliberista dell’Occidente, e si conclude con delle riflessioni sulla crisi dell’istituzione scolastica».
Ebe ha creato una pagina facebook, Emancipàzzia, proprio per presentare i contenuti del libro, ma anche altre riflessioni, per poter pubblicare le recensioni e dibatterne insieme, inoltre, con l’acquisto del libro, si potrà supportare l’associazione Medici Senza Frontiere.
«Recensite, recensite e ancora recensite. Anche le critiche vanno bene, purché costruttive. Le condividerò sulla pagina e ne parleremo insieme» conclude, infine «Inoltre, spero che si possa contribuire tutti quanti a supportare l’associazione Medici Senza Frontiere, alla quale sarà devoluto l’intero ricavato delle vendite del libro. Da parte mia, mi impegnerò a tenere aggiornata la pagina così da fornire spunti di riflessione e un’agorà virtuale dove poterci confrontare».
L’invito di Lorenza Boninu

«Per me Ebe è stata non solo una delle colleghe migliori che abbia mai avuto, un vero esempio, ma anche l’amica affettuosa, la confidente, la compagna di tante battaglie in nome della cultura e della conoscenza. Le sono davvero grata per avermi chiesto di presentare il suo libro, così da rinnovare, almeno per un giorno, il nostro antico sodalizio professionale. E spero che venerdì in molti vogliate condividere con me e con Ebe questa gioia e questa emozione. Vi aspettiamo!»
Autore
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Collaboratrice di MaremmaOggi.Nel giornalismo non esistono sabati né domeniche, non c'è orario e neppure luogo. C'è passione, c'è talento. Il mio lavoro è il mio sorriso. Da sempre curiosa, amo il sapere: più apprendo più vorrei conoscere. Determinata o testarda? Dipende. Vivo di sogni e li realizzo tutti.
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