ORBETELLO. Dolore, incredulità, sgomento ma anche tanta pena per quanto accaduto lunedì 7 ottobre nelle campagne di San Donato ad Orbetello, al confine con Magliano in Toscana.
La scoperta dei corpi senza vita di Gina Favaretto, 96 anni, e di suo figlio Mario Tinto, 71, nel giardino della loro casa a San Donato, ha scosso profondamente tutte le comunità di questo territorio. Non solo San Donato, ma anche Magliano in Toscana, Albinia dove vive il fratello di Mario, Giampaolo, di 65 anni.
Madre e figlio erano legati da un rapporto profondo e dedito, vivevano una vita semplice e riservata. Il mistero sulle cause del loro decesso, avvenuto probabilmente un paio di giorni prima del ritrovamento, lascia spazio a numerosi interrogativi, soprattutto sulla dinamica che è ancora tutta da chiarire.
Madre e figlio stretti in un solo abbraccio
Gina Favaretto e Mario Tinto sono stati trovati lì, distanti pochi metri l’uno dell’altro, morti. Anche nell’ultimo atto drammatico della loro vita quel legame tra madre e figlio è rimasto indissolubile.
La madre di 96 anni che probabilmente vede il figlio in difficoltà, capisce che ha un malore e si porta verso di lui per tentare di soccorrerlo. Si accorge di non riuscirci e cerca di tornare verso casa per chiamare i soccorsi, ma non regge al forte spavento, al dolore di quanto stesse accadendo e cade inerme al suolo.
Una vita semplice e un legame profondo
Mario Tinto, 71 anni, era conosciuto nella zona come una persona tranquilla e riservata. Dopo essere andato in pensione, le sue giornate si svolgevano con una routine ben definita: la mattina intorno alle 8.30 andava alla bocciofila di Albinia, dove restava fino a metà mattinata per la partita a carte con gli amici per poi andare a fare la spesa al supermercato Carrefour sulla Maremmana. Poi tornava a casa, dove viveva con la madre di 96 anni.
Spesso lo si poteva trovare anche al circolino del Campo Sportivo dell’Atletico Maremma, anche se a lui il calcio non piaceva molto, diversamente dal fratello che invece ha giocato nel San Donato prima della fusione con l’Albinia.
La gente del posto lo ricorda come un uomo educato e gentile, quasi timido, ma sempre cortese nei rapporti con gli altri.
Il legame tra Mario e la madre, Gina Favaretto, era molto stretto. «Lui viveva per lei e lei per lui», dicono alcuni conoscenti di San Donato. Una comunità dove tutti si conoscono e tutti sanno tutto di tutti.
Mario non si era mai sposato e la sua vita ruotava attorno alle sue attività, un’azienda agricola, la cura della madre anziana. Entrambi conducevano un’esistenza discreta, nel loro podere in campagna.
Poi in un giorno grigio di ottobre, il destino ha voluto scrivere l’ultimo capitolo della vita di Gina Favaretto e suo figlio Mario. In quel tranquillo podere, nascosto tra le campagne di San Donato, il fato ha silenziosamente chiuso le loro esistenze, lasciando dietro di sé solo domande e dolore.
Le risposte nell’autopsia
Don Arnaldo, parroco della chiesa di San Donato, ha ricordato Mario come un uomo di fede, sebbene non sempre presente alle funzioni religiose. «Era una brava persona, molto rispettosa – dice il parroco – Venivano in chiesa di tanto in tanto, non erano assidui».
Ora, la comunità attende che l’autopsia, disposta dal pm Giovanni De Marco insieme ai risultati delle indagini dei carabinieri della compagnia di Orbetello e del nucleo investigativo di Grosseto chiariscano le cause della loro morte, mentre i familiari e i conoscenti si preparano a dare l’ultimo saluto a Gina e Mario.
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Redattore di MaremmaOggi. Per me scrivere è uno strumento di verità, di bellezza, è di liberta, un mezzo per esprimere ciò che altrimenti rimarrebbe inespresso. Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
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