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Dieci anni dopo, ad Albinia lo stesso rischio alluvione

La rabbia del comitato Vita con l’assessora Monni: «Possibile che non trovi il tempo per ascoltare le nostre preoccupazioni. Indifferenza intollerabile»
Albinia sott’acqua il 12 novembre 2012

ALBINIA. Dieci anni fa, il 12 novembre 2012, tutto il sud della Maremma grossetana finì sott’acqua. Ad avere la peggio fu la zona di Albinia, con l’Albegna che uscì dagli argini in più punti, ma anche a Capalbio l’acqua invase le campagne.

Ci furono sei vittime, in circostanze diverse, fra il Chiarone, Capalbio Scalo e Marsiliana, dove crollò il ponte. 

Anche a Grosseto quella notte si rischiò grosso, a causa di una piena record dell’Ombrone, rimasto in golena per tre giorni, di durata maggiore rispetto a quella del 1966 ma senza grossi danni in città, nonostante il panico nella frazione di Istia d’Ombrone dove l’acqua raggiunse alcune case nei pressi del ponte; le frazioni di Rispescia e di Alberese, inoltre, rimasero isolate per due giorni.

Ma dieci anni dopo, cosa è stato fatto per regimare le acque, creare casse di espansione, in sostanza evitare che accada di nuovo? Nulla, o quasi. Ad Albinia i rischi sono gli stessi di dieci anni fa.

È consapevole dei rischi l’associazione Vita Odv (volontari indipendenti per il territorio dell’Albegna) che, con il presidente Aldo Leonzi, chiede maggiore attenzione, e fatti concreti, all’assessore all’ambiente Monia Monni.

Bacino dell’Albegna: «L’indifferenza è intollerabile»

«Il 29 marzo scorso – scrive Leonzi – siamo riusciti ad ottenere, dopo lunga insistenza, una videoconferenza con l’assessora Monni, riguardo alla situazione del bacino del fiume Albegna. In quella sede ci ha comunicato che, da lì ad un mese in occasione dell’inaugurazione dell’inizio dei lavori per la cassa di espansione di Campo Regio, avrebbe colto l’occasione per incontrarci e prendere visione personalmente delle criticità che segnaliamo ormai da quasi 10 anni».

(QUI IL SITO SUL PROGETTO CAMPOREGIO)

Il progetto di Campo Regio
Il progetto di Campo Regio

«Evidentemente non ha ben capito le nostre preoccupazioni visto che, oltre a non averci dato la possibilità, durante la videoconferenza, di rappresentare in maniera esauriente le nostre istanze accampando la scusa di un incontro imminente, ad oggi, dopo oltre tre mesi, non abbiamo ancora ricevuto nessuna convocazione. I lunghi periodi di siccità, come quello che stiamo vivendo, sono spesso l’anticamera di piogge devastanti e questo non fa che aumentare le nostre preoccupazioni per il prossimo autunno».

Non ancora iniziati i lavori per la regimazione delle acque

«Durante il primo tavolo tecnico, pianificato a gennaio 2020 all’indomani della quasi alluvione di novembre 2019, la regimazione delle acque nel tratto di fiume a monte di Marsiliana era stata ritenuta, da noi (che lo abbiamo sempre sostenuto) dagli organi tecnici della Regione e dai sindaci del territorio, tutti in coro unanime, assolutamente indispensabile per diminuire i tempi di corrivazione e prevenire fenomeni estremi. A distanza di due anni dobbiamo purtroppo prendere atto che non ci sono iniziative concrete in tal senso e che si devono ancora iniziare gli studi».

Un'altra immagine dell'alluvione del novembre 2012
Un’altra immagine dell’alluvione del novembre 2012

«Le “bombe d’acqua” alternate ai lunghi periodi di siccità sono un segnale ormai evidente di come il clima sta cambiando… non è pensabile trattare questi due aspetti in maniera separata. Raccogliere a monte le acque delle piogge autunnali/invernali sarebbe utile sia per diminuire i tempi di corrivazione del fiume ma sarebbe anche una risorsa preziosa durante i periodi di siccità e in caso di incendi, come è successo pochi giorni fa in località Sgrillozzo. Se non ci fosse stato il laghetto nelle vicinanze, sarebbe stato un disastro maggiore».

«Sarà un inverno difficile, non è possibile continuare a vivere così». 

Assessora, non capisce la nostra disperazione?

«Possibile che una donna tanto sensibile alla natura, che pubblica sulla pagina Facebook le foto dei fenicotteri che svernano nella laguna di Orbetello, non capisca la disperazione che vive la nostra popolazione quando viene diramata un’allerta? Cosa dobbiamo fare per avere la possibilità di portare l’assessora sul fiume, di farle vedere la situazione? Dobbiamo aspettare la tragedia? Questa parte di Maremma si sta spopolando, a monte e a valle. Chi ha realizzato la propria casa adesso la vende per paura di affrontare l’inverno. Noi non vogliamo vivere così. Non lo meritiamo e per questo gridiamo a gran voce che l’indifferenza è intollerabile».

«È tempo di concentrare gli sforzi su ciò che serve realmente al percorso di messa in sicurezza del bacino dell’Albegna, come riportato nel documento inviato al presidente Giani nel febbraio 2022, dove lo chiedevano i cittadini, le aziende, le associazioni, le Amministrazioni comunali, il territorio tutto».

«Sono trascorsi ormai quasi 10 anni, dalla prima alluvione del 2012 che ha devastato il nostro territorio e le nostre vite. La sofferenza di quei giorni è indelebile e l’indifferenza non la possiamo più tollerare».

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