GROSSETO. Una storia semplice, di quelle che fanno bene al cuore e allo spirito, che aiutano a vivere. È quella di suor Ileana Benetello, nata e cresciuta ad Alberese, prima di fare la missionaria nel mondo.
L’ha scritta a mano in sei fogli di quaderno. Semplicemente, come fosse un compito da fare a casa e leggerlo in classe. Righe sobrie, disadorne, genuine, contemporaneamente di uno spessore umano talmente alto da riuscire a far sognare a occhi aperti, a far vedere Ileana impegnata sul lavoro, che ama totalmente.
Ileana si staglia al di sopra della fede, al di sopra del suo smisurato credo in quanto donna, essere umano in grado di esprimere una umanità limpida, di un livello riservato a pochi eletti.
Un grande ringraziamento a Loredana Acciai e Enrico Silli per aver fatto conoscere Ileana Benetello ai lettori di Maremmaoggi.
Sono Ileana, ecco la mia storia, come me l’ha fatta vivere il Signore
Il testo è stato fedelmente copiato dai fogli di Ileana.
«Sono suor Ileana Benetello, ho 76 anni, sono nata e vissuta ad Alberese fino a 14 anni. Mi è stato chiesto di scrivere la storia, così come il Signore Dio me l’ha vivere fino ad oggi. Se questo può fare del bene a qualcuno, lo faccio volentieri».
«Ho avuto una bella famiglia: nonni, zii, genitori veramente umani e cristiani, che mi hanno dato la vita vera fin dall’inizio della mia esistenza».
«Essi erano originari del Veneto e si sono trasferiti qui ad Alberese negli anni ’30, quando Mussolini bonificò le terre della Maremma e le divise in vari poderi. Sono la prima di quattro fratelli e sorelle e sono vissuta assieme ai nonni, agli zii e cugini. Ho frequentato le elementari a Rispescia».
«Feci il mio cammino di formazione con altre ragazze e a 20 anni mi consacrai totalmente al Signore. Dopo, ebbi la gioia di continuare gli studi e mi diplomai infermiera professionale lavorando all’ospedale di Pordenone e nella scuola infermieri. Mi fu chiesto di insegnare per un corso di 3 anni ad una trentina di studenti. Alla fine dissi alle mie superiori che a questo non mi sentivo adatta».
La missione in Terra Santa
«Allora mi proposero di andare in missione in Terra Santa. Questo mi dette tanta gioia, ma nello stesso tempo sentivo tutta la mia incapacità».
«Chiesi a mia madre cosa pensasse si andavo fuori d’Italia, in missione. Essa, senza pensare, mi disse che adesso non ero più sua, né di mio papà, ma di Gesù ed Egli poteva mandarmi dove voleva ed essi erano contenti».
«Così andai in Inghilterra per la lingua inglese e poi partii nel 1981 per Israele, Palestina. Era un periodo difficile per il conflitto che continuava da anni senza trovare pace. Ma io ero felice di lavorare al Caritas Baby Hospital, un ospedale pediatrico svizzero-tedesco e nei villaggi dei territori occupati. Frequentai anche un corso di ostetricia di un anno e mezzo un un ospedale islamico a Gerusalemme».
«Questo mi diede la possibilità di seguire le mamme dei villaggi durante la gravidanza e dopo il parto. Nel frattempo imparai un po’ di arabo. Tra varie vicende stetti 28 anni in Terra Santa, specialmente tra Betlemme e Gerusalemme, godendo anche la possibilità di frequentare tutti i luoghi santi della nostra Redenzione. Ebbi anche la possibilità di vedere e assistere i miei genitori e un fratello prima che morissero».
«All’età di 62 anni terminò il mio servizio a Betlemme e tornai in Italia. Ma desideravo fare una nuova esperienza di missione».
In Egitto, a Ghiza e Alessandria, con i lebbrosi
«Allora la mia Madre generale mi propose di recarmi in Egitto per lavorare all’ospedale dei lebbrosi. Accettai subito e volentieri e vi trascorsi 3 anni, con tanta gioia e disponibilità finché mi dettero l’ufficio di responsabile in una comunità con sorelle anziane e malate a Ghiza Cairo. Un periodo di 8 anni in cui feci esperienza della santità, amore e dedizione di tante sorelle chiamate anche al cielo».
«Qui, in questa casa, abbiamo avuto sempre la possibilità di accogliere gruppi di pellegrini (30-50 anche 80) di varie parti del mondo, che venivano a visitare l’Egitto dopo la Terra Santa. Questo consisteva nel mettere a disposizione la nostra cappella cattolica (unica un un’area di 10 km) per la santa messa. Poi una breve testimonianza della nostra presenza e missione qui e infine potevano comprare oggetti religiosi, che era una possibilità di aiuto per noi o i più poveri che assistevamo giornalmente».
«Adesso, dopo il periodo del Covid-19, hanno ripreso a venire e questo è un grande aiuto per noi. Nel 2020 sono stata trasferita ad Alessandria in una casa per anziani, come infermiera e assistente di queste persone. Ho trovato un po’ di difficoltà con la lingua araba e francese».
«Dopo 3 anni da alcuni mesi sono ritornata a Ghiza Cairo per seguire i pellegrini in lavori di casa e di cucito. Qui in Egitto siamo 10 comunità di suore elisabettine e, oltre a questo che ho detto, lavoriamo in diverse parrocchie, due scuole dalle elementari alle secondarie, il lebbrosario, ambulatori e ospedali, asili e una casa per ragazzi soli e con famiglie in difficoltà».
«In conclusione quello che volevo dire è che la mia vita è stata imprevedibile ed ora, guardando indietro, vedo che tutto è grazia del Signore che ci ama e ci accompagna ogni momento della nostra vita».
«E soprattutto guardare sempre al positivo, specialmente nelle difficoltà quotidiane, nelle relazioni con gli altri. Si può sempre imparare dalla vita di ogni giorno».
«A Dio niente è impossibile! Grazie Signore di tutto».
Ghiza Cairo 14-5-2023
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Collaboratore di MaremmaOggi. Ho viaggiato sulla carta stampata, ho parlato alla radio e alla televisione. Ora ho la fortuna e il privilegio di scrivere online su maremmaoggi.net. Come lavagna uso il cielo. Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
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