di Federico Catocci
GROSSETO. In tanti credevano di aver quasi raggiunto una qualche forma normalità, una sorta di convivenza sostenibile con il virus, ma tutto è stato messo in discussione nelle ultime settimane, compreso il cenone di Capodanno.
Alcuni esercizi hanno scelto di non organizzarlo a priori, come il ristorante Il Rifugio Vetta sul Monte Amiata, che da qualche giorno ha lasciato aperto il ristorante solo a pranzo, o come La Parolaccia, a Roselle, dove hanno deciso di rimanere chiusi. Altri hanno cercato di evitare il problema chiudendo per ferie come il ristorante Il Sottomarino a Follonica.
Non tutti però sono riusciti ad arginare i danni
Francesco Ferraris, ad esempio, gestore de La Rotonda, a Marina di Grosseto, visto l’alto numero di disdette piovutogli addosso negli ultimi giorni, è stato costretto ad annullare il cenone di Capodanno. Lo stesso destino è calato sul Ristorante Aiuole di Ugo Quattrini, sul Monte Amiata, sollevato solo dal pensiero di aver aspettato fino all’ultimo prima di approvvigionare la cucina per prepararla al cenone. Non comprando altro, almeno non ha preso cibo fresco rischiando che non venisse cucinato.
«Le fiaccolate di Santa Fiora sono state annullate, mi sono saltati molti tavoli, in questo periodo sarei stato pieno – racconta Ugo – poi le persone hanno paura, io viste le disdette ho preferito rinunciare. Le regole messe all’ultimo momento hanno creato un po’ di confusione. Anche controllarsi coi tamponi, è giusto, ma per chi viene sul Monte Amiata, non è facile trovare una farmacia idonea, come lo fa quindi il tampone?»
Succede anche che per un solo componente dello staff, con il resto tutto vaccinato e negativo al tampone, sei costretto a dover chiudere: questa la sorte capitata in alcuni locali in provincia, come a quello di Silvia Sarcoli, l’Amorvino, al Grilli. Uno scenario di particolare sofferenza, soprattutto per chi aveva preparato tutto per la cena, e adesso deve stare a casa senza lavorare, staff compreso. Stessa sorte per Bar Ritual e Ostinati.
Leonardo Peccianti, in una situazione analoga, si trova costretto a chiudere anche la Locanda de’ Medici per un caso di positività tra lo staff.
Lo ha scritto lui, sulla sua pagina di Facebook, per avvertire i suoi clienti: «Con la correttezza che m’ha sempre contraddistinto ho comunicato pubblicamente che la Locanda de’ Medici rimane chiusa fino a data da destinarsi a causa di un caso Covid. Purtroppo se faccio fare tamponi oggi a tutti e risultassero negativi, per via del periodo di incubazione del virus, è anche probabile che possano risultare positivi domani, è bene osservare le misure di sicurezza e al verificarsi di questi casi, anche se a malincuore, chiudere».
Giornate di telefoni caldi
Per chi riamane aperto, il telefono è sempre un’arma a doppio taglio. Si tratterà di una prenotazione o di una disdetta?
Alla Trattoria delle passioni le disdette del cenone erano 17 in mattinata, Da Venerio a Castel del Piano, tra ristorante e albergo si registra un complessivo -40%, al Ristorante Rivagiotti di Poggio Cavallo, i numeri non sono da meno. «Per Natale scendemmo da 70 prenotazioni iniziali a 50 effettive – dice Riccardo Chechi, il gestore – e per capodanno eravamo sempre sulla settantina di prenotazioni, ma sono scese a 14 negli ultimi giorni. Stesso trend per l’agriturismo adiacente. Non avevamo riscontrato difficoltà come in questo periodo, avevamo lavorato piuttosto bene fino a fine novembre, poi abbiamo registrato un po’ di trambusto nelle prime settimane di dicembre, e ora tutte queste disdette, un bel problema. La fase critica da gestire si protrarrà anche il dopo questo periodo, intanto non ci sono ristori per queste settimane, ed è da vedere quante saranno le persone che andranno in giro, che riprenderanno a fare cene fuori, dopo queste vacanze».
Anche Salvatore Basile, dell’osteria di mare Pane e Vino, a Castiglione della Pescaia, si lamenta del calo dei numeri: «Rispetto agli scorsi anni, un quarto di clienti in meno. Prima già a settembre chiamavano per prenotare il cenone, adesso zero. Colpa della pandemia e di tutto quello che ha innescato, poi una volta finita la cena, chi esce dal locale, trova comunque tutto chiuso, zero feste in piazza, niente. Anche chi pensa di andare a cena fuori, da quel punto di vista non è certo incentivato».
Nel mare in tempesta, qualcuno prova a galleggiare.
C’è anche chi ne risente meno, come la Controbottega di Andrea Niccolini a Grosseto o L’uva e il malto di Moreno Cardone, sempre in città, che racconta: «Per la cena di capodanno non ho disdette significative, per ora le poche avute sono riuscito a rimpiazzarle. Però è capitato comunque che si ricevano più del normale in questo periodo. Le persone hanno paura, e i casi aumentano. Per un ristoratore che compra tutto il necessario per la cena e si trova davanti a tante disdette, è molto difficile riprendersi, e non è che non sappia quello che dico, da Natale ho avuto circa 100 disdette. In tutto questo una grossa responsabilità la hanno le persone che purtroppo hanno scelto di continuare a non vaccinarsi e i controlli che a volte scarseggiano».
Altri locali invece non hanno mai abbandonato l’asporto, che si rivela di nuovo un’arma vincente in fasi critiche come questa: «A Gli attortellati non abbiamo nuove prenotazioni – racconta Massimiliano Pepi – qui chi chiama ultimamente lo fa per disdire. Ho una sala col 50% dei posti occupati, e per una serata come quella di capodanno avrei avuto 4 volte tante prenotazioni di quante ne ho ricevute. Abbiamo scelto di non abbandonare mai l’asporto, che adesso vedo viene scelto sempre più anche per il cenone di capodanno. I numeri delle richieste dell’asporto stanno aumentando, se va così, supereranno quelle delle prenotazioni effettive al ristorante».
Si prospetta un Capodanno che per molti ristoratori non sarà certo la notte di festa che si erano prospettati, le chiamate di disdetta per casi di positività o per timore di contagio, continuano ad arrivare, in questa emorragia di avventori che sta evidentemente ripiegando più su un cenone di capodanno fatto tramite cena da asporto o fatta in casa.
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