FOLLONICA. I beni di Giuseppe Di Girolamo, 64 anni, sono stati confiscati: è questo l’ultimo capitolo della vicenda giudiziaria cominciata nel 2019 con un decreto di sequestro della Direzione investigativa antimafia che stava tenendo gli occhi puntati sull’infiltrazione della camorra in Maremma. A mettere la parola fine, è stata la Corte di Cassazione.
Di Girolamo, cognome di Pepp’ O biond, all’inizio del Duemila aveva scelto Follonica per portare avanti i suoi affari, lontano da Aversa, dove era nato e cresciuto e dove aveva percorso tutte le tappe che lo avevano portato ad essere considerato uno dei personaggi di spicco della Nuova camorra organizzata.
A Grosseto, invece, aveva sede legale la società Sogeas che gestiva gli affari del boss ed era intestata all’ex moglie: anche questa è stata confiscata.
Riciclava nel golfo i soldi del pizzo
Omicidio, estorsione, associazione di stampo mafioso: sono queste le contestazioni che la Procura gli ha fatto e per le quali il tribunale lo ha condannato. Il settore nel quale però Di Girolamo sembrava muoversi meglio era quello dell’estorsione. Cutoliano di ferro, Peppe’ o biond però non svolgeva queste attività a Follonica, bensì ad Aversa: andava sui cantieri a chiedere il pizzo e i soldi che poi andavano lavati, arrivavano a Follonica.
Negli anni Duemila, infatti, Di Girolamo era subentrato nella gestione dell’allora albergo Bologna, ma la gestione era poi finita con uno sfratto esecutivo nel 2008. Nel 2010 l’albergo ha cambiato nome e gestione: è stato completamente ristrutturato, ottenendo anche le “4 stelle”. L’hotel si chiama “La Bella’Mbriana” e da quando ha riaperto i battenti, è stato cancellato il passato con un colpo di spugna e l’hotel vive una nuova vita.
La famiglia Passini, proprietaria dell’hotel Bologna, non aveva praticamente mai riscosso l’affitto da Di Girolamo perché probabilmente non aveva ritenuto di doverlo fare. Per questo i Passini avevano chiesto – e ottenuto anni dopo – lo sfratto. Ad Aversa, probabilmente, nessuno gli avrebbe chiesto di pagare l’affitto. Secondo le indagini della Dda, l’attività di Follonica così come il negozio di fiori di Aversa, erano soltanto una copertura.
Di Girolamo, dalla città del golfo, avrebbe continuato a impartire ordini ai suoi uomini, segnalando gli imprenditori da estorcere.
Ritenuto il capo del gruppo criminale, lui e Pasquale Di Girolamo sono fratelli del più noto Carmine, detto o “sbirro” , accusato di avere corrotto poliziotti e carabinieri per avere collaborazione per la sua attività criminale. Carmine balzò alla ribalta delle cronache per la sua fuga dal carcere di Padova il 16 giugno del 1994, insieme a Felice Maniero, detto “Faccia d’Angelo” , capo della mala della Riviera del Brenta.
Confiscati tre immobili e 300.000 euro
A Follonica, l’albergo ex Bologna era gestito attraverso una società, la Sogeas, intestata all’ex moglie: la società era già finita sotto sequestro nel 2019, insieme a tre immobili ad Aversa e a conti corrente, in Italia e all’estero. Gli uomini della Dia, infatti, si erano accorti che Di Girolamo, che al fisco dichiarava poco e niente, faceva invece la bella vita. La Dia ha sequestrato anche rapporti finanziari per 300.000 euro.
Ora, il sequestro è diventato definitivo: a stabilirlo è stata la Corte di Cassazione, che ha messo la parola fine alla vicenda giudiziaria cominciata con il sequestro della Dia. Pepp’o biond, che a Follonica ha sempre vissuto sotto traccia, senza dare troppo nell’occhio, ha scelto poi di tornare ad Aversa, dove vive libero dal 2016, quando ha finito di scontare le varie condanne. Nella città del golfo, capita ora raramente e solo per venire a trovare i suoi familiari.
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Redattrice di MaremmaOggi. Da bambina avevo un sogno, quello di soddisfare la mia curiosità. E l'ho realizzato facendo questo lavoro, quello della cronista, sulle pagine di MaremmaOggi Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
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