GROSSETO. Scoppia, di nuovo, il caso delle concessioni balneari. O forse continua a scoppiare da quando, nel 2006, la Commissione europea approvò la direttiva Bolkestein. 15 anni in cui doveva cambiare tutto ma, di fatto, non è cambiato quasi nulla. Almeno per le concessioni balneari e per quelle agli ambulanti. Insomma, per chi fa la propria attività non su un’area di sua proprietà, ma in concessione dallo Stato.
L’ultimo atto di un lunghissimo tira e molla politico è di giovedì scorso, 4 novembre, quando il consiglio dei ministri ha varato il disegno di legge sulla concorrenza, chiesto dalla Commissione europea come condizione per assegnare i fondi del Pnrr (piano nazionale di ripresa e resilienza). Insomma, una misura decisiva per avere i soldi per far ripartire l’Italia, qualcosa a cui non era possibile sottrarsi.
Il provvedimento prevede misure su liberalizzazioni, tutele ai consumatori e gare pubbliche ma, come tutti i compromessi politici, ha lasciato fuori qualcosa, cioè la parte più ostica. In sostanza è stata ancora una volta rimandata la questione delle concessioni pubbliche a venditori ambulanti e stabilimenti balneari. Intanto, però, per tenere buona la Commissione europea, sarà fatta una mappatura di tutte le concessioni attive.
Da 15 anni il Governo sarebbe tenuto a liberalizzare le concessioni pubbliche, organizzando gare pubbliche per l’assegnazione. La Bolkestein, per capirsi, sarebbe vincolante. Nel caso dei balneari, ci sono anche alcune situazioni limite che, comunque, non rappresentano l’intera categoria. E, va detto, i titolari delle concessioni hanno in molti casi investito sulle spiagge costruendo strutture e incentivando il turismo. Interessi contrapposti, tanto che, al momento è stata scelta una «terza strada», come l’ha definita lo stesso Mario Draghi.
Quindi nel Ddl c’è la delega al governo per un censimento delle concessioni ai privati, che non sono solo spiagge e spazi agli ambulanti, ma anche aree termali e frequenze televisive, in modo che i cittadini possano «verificare quanto ciascun concessionario paghi per esercitare la sua attività». Un compromesso dal quale, sono sempre parole di Draghi, «Ci aspettiamo che questo esercizio metta in evidenza la frammentazione delle competenze tra amministrazioni centrali e territoriali e la scarsa redditività per il governo della maggior parte delle concessioni».
I balneari di Confartigianato: il Governo ci ascolti
«La notizia dello stralcio dal Ddl concorrenza della posizione dei balneari è un’ennesima prova della mancanza di volontà da parte del governo di affrontare il problema e delle evidenti divergenze all’interno dell’esecutivo». Il referente dei balneari di Confartigianato Andrea Fidanzi esordisce così, mostrando tutta l’esasperazione e la rabbia che la categoria da lui rappresentata ha accumulato in anni di tira e molla, di incertezze, di leggi favorevoli prontamente messe in discussione da alcuni magistrati, dall’Agcom e dall’Antitrust, che ha aperto un procedimento anche su Grosseto e Marina di Grosseto che, però, in questo momento lascia il tempo che trova perché le decisioni si prendono a livello di Governo e di Europa.
Fidanzi precisa: «La notizia di per sé non è negativa, ma solo perché le voci di corridoio davano per scontata una posizione del Governo e di Draghi assolutamente favorevole ad un immediato ricorso alle gare ad evidenza pubblica, senza il tempo di poter individuare una serie di tutele a favore delle imprese e degli imprenditori che avrebbero perduto dall’oggi al domani la loro azienda, creata in anni ed anni di lavoro».
Carlo Ricci, il funzionario di Confartigianato che segue la categoria, chiarisce: «La direttiva Bolkestein è orientata a tutelare la concorrenza ed il libero mercato, un principio fondamentale sancito al livello europeo. Senza entrare nel merito di quanto tale direttiva possa essere applicabile alle imprese balneari – lo stesso Frits Bolkestein lo smentisce – è evidente che il diritto alla tutela della concorrenza non può negare un altro diritto fondamentale, quello della libertà di impresa. Per questo – prosegue Ricci – dobbiamo trovare una soluzione politica che tenga conto della direttiva ma che tuteli gli imprenditori che hanno scelto di investire cifre ingenti nelle concessioni quando esse venivano rinnovate senza difficoltà: il noto legittimo affidamento».
Una vicenda complessa in un settore trainante per il turismo
Carlo Ricci ritiene che la realtà dei fatti sia molto più complessa ed articolata di quanto possa apparire all’opinione pubblica e a molti politici che non conoscono a fondo la materia. Da tempo una parte degli organi di informazione lancia strali contro i balneari, evidenziando casi limite come se fossero la norma. L’irrilevanza dei canoni demaniali rispetto alle tariffe praticate, i muri di Ostia e via dicendo.
«Premesso che Briatore è uno e che le imprese balneari sono 30.000, ricordiamo che i canoni demaniali sono fissati per legge, non hanno nulla a che vedere con la direttiva Bolkestein e che nessuno si è mai opposto ad una loro ragionevole revisione. Se poi un Comune, magari dietro le pressioni di associazioni a carattere mafioso, consente insediamenti non compatibili con la legge e con il buon senso, non si può certo colpevolizzare un’intera categoria. E oltretutto, se quelle sono le concessioni, dopo i bandi cambierà solo il proprietario ma la struttura rimarrà la stessa».
Confartigianato infine ricorda che le 30.000 concessioni balneari italiane impiegano circa 100.000 addetti diretti e producono un fatturato complessivo annuo stimato in circa 9 miliardi di euro. Numeri importanti, talmente importanti da non lasciare indifferenti grandi gruppi economici, fondi di investimento e altri portatori di interesse in grado di influenzare le decisioni a tutti i livelli e di orientare gli organi di informazione e l’opinione pubblica.
Inoltre l’effettuazione di gare ad evidenza pubblica non cambierà né il numero né la conformazione delle concessioni attuali. Semplicemente il titolare potrà non essere più il signor Rossi, ma magari sarà il signor Bianchi, o più probabilmente qualche multinazionale o qualche cooperativa. Il che, visto da fuori, non farà grande differenza, se non per gli approvvigionamenti fuori provincia, per l’impiego di personale esterno e per la sottrazione all’economia locale di una rilevante fetta di investimenti.
Un bel danno per l’indotto, specie nelle zone come la nostra dove le imprese turistiche balneari rappresentano una componente essenziale del fatturato turistico complessivo.
«Come Confartigianato – interviene il segretario di Grosseto Mauro Ciani – chiediamo ai politici locali, in rappresentanza di tutti i partiti, di venire ad ascoltare le istanze dei balneari e di farsi interpreti di tali richieste verso le istituzioni. L’obiettivo è individuare una soluzione ragionevole, farla accettare in Europa e blindarla in modo da renderla inattaccabile da parte di qualsiasi magistrato. Se questo non avverrà in tempi brevi sarà il caos: evidenze pubbliche organizzate da ciascun Comune in modo estemporaneo e non coerente, pressioni, contropressioni e decine di migliaia di ricorsi al Tar. Blocco delle attività, sequestri, sospensive e – conclude – per la nostra Maremma una coltellata al cuore del turismo».
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Direttore di MaremmaOggi. Dopo 30 anni di carta stampata ho capito che il presente (e il futuro) è nel digitale. Credo in MaremmaOggi come strumento per dare informazione di qualità. Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
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