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Balneari, concessioni all’asta: «Così non va»

Coro di protesta delle associazioni di categoria e della Regione contro il decreto del Governo. Solo Unimprese si dice contenta della decisione presa dal Governo. Tuonano gli addetti ai lavori: «Troppi vuoti normativi. Così non va»
Uno stabilimento balneare

GROSSETO. Il rinvio deciso dal governo, al 2027, sul rinnovo delle concessioni balneari, ma anche sulle decisioni in fatto di eventuali indennizzi, non piace proprio a nessuno degli addetti ai lavori.

Praticamente tutti, dai politici ai balneari, parlano di «pessima soluzione», «nessun vantaggio per il turismo», «decisioni che offendono i balneari». Insomma, il rinvio ha scontentato davvero tutti.

Confartigianato imprese demaniali: «Amarezza e delusione per la soluzione del Governo»

«Eravamo coscienti che l’adeguamento alla direttiva Bolkestein avrebbe prima o poi cambiato l’attuale sistema delle concessioni. Era evidente che avremmo dovuto affrontare le evidenze pubbliche – scrive Fidanzi – c’era la disponibilità a rivedere gli importi dei canoni, a mettersi in gioco con una progettualità più dinamica, a non dare per scontato il diritto di insistenza. Ma la soluzione partorita da questo governo dopo un lunghissimo silenzio, promesse eclatanti e iniziative ai limiti della credibilità, è veramente incomprensibile. La questione più grave e totalmente inaccettabile è relativa al criterio di indennizzo al concessionario uscente».

Cosa potrebbe succedere

«Per rendere chiaro il concetto, qualora un concessionario dovesse perdere la propria concessione – scrive ancora Fidanzi – si vedrebbe costretto a cedere forzosamente la propria azienda al subentrante. Azienda che, pur insistendo su un terreno pubblico, deve indubbiamente essere considerata proprietà di chi l’ha creata e gestita. Nel momento in cui dovesse venire acquisita da un nuovo proprietario essa avrebbe un valore ben preciso. Formulato sulla base di chiare norme contabili e fiscali alla luce della sua redditività, del patrimonio di clientela e della reputazione acquisita, nonché del valore commerciale delle strutture e delle attrezzature».

Nelle operazioni di compravendita l’Agenzia delle Entrate accerta il reale valore verificandone la congruenza con le imposte versate mentre, nella norma che il Governo si accinge a varare, il corrispettivo che il subentrante dovrà versare è limitato al valore degli ammortamenti residui e agli investimenti fatti negli ultimi 5 anni e non ancora ammortizzati. «In sostanza – aggiunge –  chi dovesse aggiudicarsi la gara, si ritroverebbe un’azienda già avviata, perfettamente funzionante e con un patrimonio di clienti e di notorietà che consentirebbe una immediata redditività, a fronte della corresponsione di una cifra enormemente inferiore rispetto al valore reale. Secondo me questa è una mostruosità giuridica, di fronte alla quale tutte le altre amenità contenute nella norma diventano quisquilie».

Il rischio concreto sono i ricorsi al Tar

«Un metodo per creare il caos, intasare i Tar di ricorsi, mettere in crisi tutto il sistema di piccoli produttori – dice ancora Fidanzi – artigianali, panificatori, pasticceri, distributori alimentari, macellerie, settore ittico. Certamente le multinazionali e le grandi aziende che entreranno in gioco avranno fornitori centralizzati. E così il nostro sistema turistico e l’economia che ci gravita attorno riceveranno un’ennesima mazzata».

Giani e Marras: «Toppa peggio del buco, nessun vantaggio per turismo»

È severa la valutazione del presidente della Regione Toscana Eugenio Giani e dell’assessore al Turismo e attività produttive Leonardo Marras, sulla proroga delle concessioni balneari annunciata dal governo nazionale.

«Anziché attuare, nei sei mesi concessi dalla legge Draghi, la disciplina che avrebbe consentito di avere risposte su tanti dettagli – scrivono dalla Regione Toscana – e sul diritto a concorrere per gestire le spiagge con la giusta difesa del valore costruito dai concessionari uscenti, si è preferito stare in silenzio per due anni nel tentativo di mantenere una promessa da marinaio fatta in campagna elettorale. Non si poteva lasciare un settore così importante del turismo italiano alla deriva e allora, alla fine, si è deciso di agire: ma lo si è fatto nel peggiore dei modi e, come si dice, la toppa è peggio del buco».

Sopra, Follonica, sotto Marina di Grosseto: l'assessore regionale al turismo Leonardo Marras propone di riunire gli ambiti
Sopra, Follonica, sotto Marina di Grosseto: l’assessore regionale al turismo Leonardo Marras 

«Ci sono vuoti nella normativi – proseguono presidente e assessore – che daranno origine a contenziosi lunghissimi ed ogni scelta importante viene, di fatto, scaricata sui Comuni, con il rischio, più che concreto, di un risultato che potrebbe variare da Comune a Comune creando una realtà caotica e non uniforme. Questa è una proroga ad orologeria che consente soltanto di raggiungere due obiettivi: arrivare indenni alla scadenza della legislatura dell’attuale Parlamento e di far accogliere il ministro Fitto a Bruxelles senza altri imbarazzi».

«Non ci sarà alcun vantaggio per le città e per le comunità costiere – precisa ancora l’assessore Marras – nessuna certezza di investimento e miglioramento della qualità dei servizi sulla costa, nessun vantaggio per il turismo balneare. La fretta, dopo l’inerzia, ha prodotto un pasticcio e ha anche messo, seppur solo in parte, fuorigioco l’iniziativa della Regione Toscana. Noi non ci fermeremo e, dovendosi adeguare alla nuova normativa, continueremo il lavoro iniziato per offrire ai Comuni e alle imprese toscane un quadro uniforme di riferimento».

Unimpresa: «Bene la proroga, ora Governo fermi speculazione sui porti»

Una delle poche voci fuori dal coro è quella di Unimpresa attraverso le parole della presidente Giovanna Ferrara, che invece plaude alla proroga del Governo, pur soffermandosi sulle eventuali speculazioni per i porti, in particolare quello di Talamone.

«La proroga delle concessioni balneari decisa dal consiglio dei ministri rappresenta un fatto positivo – scrive – e dà certamente respiro agli operatori turistici e del mare in una fase ancora critica per la congiuntura economica. Altri tre anni sono, per gli attuali titolari delle concessioni, un tempo congruo per pianificare il futuro, per analizzare tutti gli aspetti finanziari e per valutare gli investimenti eventualmente necessari per partecipare ai bandi per le nuove concessioni. È altresì indispensabile che il governo fermi i rischi di speculazione sugli approdi e sui porti turistici. Va costituita una cabina di regia nazionale che esamini i piani regolatori dei porti. Abbiamo sollevato pochi giorni fa il caso del Comune di Orbetello che, con modalità discutibili, sta portando avanti un’operazione non indispensabile, volta alla trasformazione in porto turistico dell’approdo di Talamone, in provincia di Grosseto. È stata deliberata una gara a Ferragosto, quasi in segreto, senza dubbio senza alcuna comunicazione trasparente, quando non si intravede la minima urgenza. La stessa amministrazione comunale orbetellana, anche per allentare le tensioni sorte sul territorio, potrebbe decidere di ritirare la procedura per il rifacimento della darsena talamonese».

«La proroga delle concessioni al 2027 insomma, potrebbe essere vanificata se, nei prossimi mesi, le amministrazioni comunali volessero decidere di perseguire percorsi che, di fatto, creerebbero situazioni di monopolio con danni sia per gli utenti sia per le pmi operanti negli approdi e nei porti» aggiunge Ferrara.

Sib-Confcommercio e Fiba Confesercenti: «Basta prese in giro»

Duro il comunicato di Daniele Avvento, presidente di Sib-Confcommercio e di Claudio Pierini presidente Fiba-Confesercenti. I due esponenti concordano che si sta solo perdendo tempo con il rinvio.

«La montagna ha partorito l’ennesimo topolino. Dopo la grande manifestazione di protesta dello scorso 9 agosto – scrivono Avvento e Pierini – quando migliaia di ombrelloni in tutta Italia sono rimasti chiusi per due ore per dire basta alle prese in giro, la politica aveva rassicurato tutti i balneari che si sarebbe trovato il giusto equilibrio in materia di concessioni demaniali marittime. Sembrava si fosse davvero a pochi passi da una svolta decisiva, tanto che come Sib e Fiba avevamo sospeso le altre manifestazioni già in programma. E invece dal Consiglio dei Ministri è uscita fuori una soluzione che quasi ci offende. I circa duecento stabilimenti balneari della Maremma, dislocati lungo i nostri 130 chilometri della provincia di Grosseto sono tutti a conduzione familiare, addirittura nella grande maggioranza dei casi hanno la dimensione giuridica della ditta individuale. Persone e famiglie che non amministrano imperi come qualcuno crede, ma che anzi, molto spesso, devono ricostruire da zero ciò che la natura distrugge per continuare a offrire servizi che sono l’asse portante del turismo in Italia. La tromba d’aria di questa mattina a Marina è solo l’ultimo esempio al riguardo».

Daniele Avvento, presidente regionale Sib

La preoccupazione delle associazioni di categoria

«Per queste ragioni dire che siamo terribilmente preoccupati è dir poco. Dopo aver atteso per anni che il Governo mettesse mano a una riforma organica – aggiungono Sib-Confcommercio e Fiba Confesercenti – per la riassegnazione delle concessioni demaniali marittime, quello che è stato infine prodotto non risolve minimamente uno dei problemi principali del limbo giuridico che ci avvolge: il valore di un’impresa privata che insiste su demanio marittimo. Il calcolo dell’indennizzo al concessionario uscente (qualora dovesse perdere la gara) previsto dal Governo è completamente assurdo e inaccettabile: invece che essere parametrato al valore aziendale d’impresa, leggiamo adesso che diventa pari al valore degli investimenti ultimi 5 anni, nell’ambito dei cespiti non ammortizzati. In poche parole, contrasta con quella che è la realtà. Auspichiamo fortemente che, nell’ambito di una prolungata interlocuzione con la Commissione Europea, sia possibile nei prossimi mesi correggere e migliorare questa norma reintroducendo il valore aziendale d’impresa, o le nostre spiagge saranno preda di una serie infinita di speculazioni al ribasso, tutto l’opposto dei progetti industriali di ampio respiro che la nuova legge punterebbe ad ottenere».

 

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