GROSSETO. I cambiamenti climatici sono in cima alla liste delle preoccupazioni del mondo agricolo in Maremma, che rischia seriamente fenomeni di desertificazione e che è tra i territori della Toscana più colpiti dall’emergenza siccità.
Il tema è emerso in tutta la sua drammaticità al partecipatissimo incontro su “I cambiamenti climatici in Maremma: criticità, prospettive e soluzioni” promosso da Coldiretti Grosseto, che si è tenuto oggi, 4 agosto, ai magazzini lorenesi di Spergolaia, dell’Azienda agricola regionale di Alberese.
All’incontro hanno partecipato, insieme al presidente di Coldiretti Toscana e delegato confederale per Grosseto, Fabrizio Filippi e al direttore provinciale, Milena Sanna, anche il presidente del Consorzio di bonifica 6 Toscana Sud, Fabio Bellacchi, l’amministratore unico del Lamma, Bernardo Gozzini, il direttore dell’Anbi, Fabio Zappalorti; il direttore di Anbi nazionale, Massimo Gargano, la vice presidente della Regione, Stefania Saccardi, il direttore di Coldiretti Toscana, Angelo Corsetti.
La soluzione sono gli invasi
Le soluzioni per affrontare un futuro dove la siccità, e come conseguenza gli incendi, saranno sempre più ricorrenti, ci sono: «100 anni fa in Maremma il problema era la troppa acqua. Oggi è esattamente il contrario – ha spiegato Filippi – come testimoniano i numeri del Lamma. Il livello di piogge non è mutato di molto negli anni, ma sono variate le modalità con cui piove.
La risposta strutturale è riattivare gli invasi laddove sono già esistenti e crearne di nuovi in quei territori che ne sono sprovvisti. Solo in questo modo riusciremo a garantire il futuro alla nostra agricoltura, alle imprese agricole e al turismo rurale evitando lo spopolamento di intere aree. Se non cogliamo questa opportunità tra 10 anni le nostre campagne diventeranno come deserti».
Procedure e leggi più snelle per evitare il peggio
Per favorire la realizzazione di invasi, la Regione Toscana aveva approvato il fondo di rotazione da 1,2 milioni di euro su sollecitazione di Coldiretti ed Anbi Toscana, ma ora occorre snellire le procedure, con una legge che semplifichi la realizzazione degli invasi e l’uso di quelli già censiti dal Lamma.
Posizione ribadita da Massimo Gargano, dell’Anbi nazionale: «In Toscana ci sono 15 invasi che hanno una capacità di 6,3 milioni di metri cubi. Anbi e Coldiretti hanno da tempo lavorato sul piano per realizzare piccoli e medi bacini arginati con le stesse terre di scavo, in grado di raccogliere l’acqua dai torrenti collinari. La funzione degli invasi non è solo quella di raccogliere acqua per fini irrigui ma anche per contrastare gli incendi: altra emergenza che va di pari passo con la siccità e che in queste settimane ha martoriato Maremma».
2.5 milioni di euro dalla Regione per i danni degli incendi alle aziende agricole
La giunta regionale, nei giorni scorsi, ha stanziato 500 mila euro che serviranno a far fronte alle emergenze per i danni subiti negli incendi, ma altri 2 milioni arriveranno nei prossimi mesi per finanziare le strutture agricole danneggiate.
Intanto si lavora a nuovi invasi, come è emerso dal tavolo regionale per la crisi idrica riunito stamani 4 agosto, cui hanno partecipato il presidente Giani, gli assessori all’agricoltura, all’ambiente e all’urbanistica, i direttori dei dipartimenti e delle agenzie regionali interessate, l’autorità idrica toscana, i consorzi di bonifica, l’Ente acque umbro toscano e le associazioni di categoria degli agricoltori.
«Nuovi specchi d’acqua sono utili anche per attingere acqua nel caso di roghi, ma capita che i progetti si incagliano nelle procedure burocratiche. Per il presidente della Toscana ci sono contraddizioni da superare, anche perché oggi la siccità è il problema dei problemi», si legge in un comunicata stampa.
Un invaso da 17 milioni metri cubi d’acqua, ma non in Maremma
La Regione metterà a disposizione 2 milioni di euro, richiesti al Ministero alla transizione ecologica, per uno studio di fattibilità per un invaso a San Piero in Campo nel Comune Radicofani, che diventerebbe il terzo lago artificiale della Toscana dopo Montedoglio e Bilancino, con una portata di 17 milioni di metri cubi d’acqua.
L’obiettivo di Giani è di inserire l’opera nel piano che il ministro alle infrastrutture licenzierà prima della fine della legislatura.
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