GROSSETO. Strutture e macchinari sono pronti, ma manca il personale. Questa, in estrema sintesi, la denuncia targata Cgil.
«Negli ultimi tre anni, grazie anche a misure straordinarie come i fondi per il contrasto al Covid e il Pnrr, sono state progettate, appaltate o in via di realizzazione strutture ospedaliere o per la medicina ospedaliera e territoriale – dice la segretaria generale nella camera del lavoro di Grosseto, Monica Pagni – dal nuovo reparto di malattie infettive alla terapia intensiva e subintensiva respiratoria al Misericordia, all’ospedale di comunità al Pizzetti o le case della salute in provincia. Con tanto di acquisto di macchinari e arredi sanitari».
Tutti questi investimenti fatti però rischierebbero di non decollare. «Perché i tagli ormai sistematici al fondo sanitario nazionale, ripetuti e peggiorati dal governo Meloni, che non manifesta neanche la volontà di rimuovere i vincoli imposti sul tetto di spesa per il personale, impediscono le assunzioni indispensabili per farle funzionare – dice la Cgil – Con il paradosso che ci ritroveremo, e in parte già ci ritroviamo, con strutture e attrezzature determinanti per innalzare la qualità dei servizi ospedalieri e territoriali che rimangono inutilizzate o gravemente sottoutilizzate».
Cgil: «Altri paesi europei spendono in sanità e medici il doppio dell’Italia»
Questo sarà uno degli argomenti di dibattito principali per la grande manifestazione in programma il 7 ottobre a Roma. Dove Cgil e oltre 100 associazioni si incontreranno. «Infermieri, medici e tutte le professioni sanitarie e di supporto costituiscono la linfa vitale del nostro sistema sanitario, e senza il loro apporto rischiamo un velocissimo declassamento della sanità pubblica. Fino ad oggi fra quelle migliori a livello mondiale» ci tiene a sottolineare Pagni. «Da troppi anni il Sistema sanitario nazionale è sotto attacco – dice Pagni – tenacemente definanziato per favorire l’acquisizione dei servizi sanitari più remunerativi da parte del sistema assicurativo e dei grandi player della sanità privata».
«La mancanza di personale nelle nostre strutture sanitarie, da questo punto di vista, dipende solo in parte dalla programmazione della formazione universitaria e professionale – precisano dal sindacato – Ma moltissimo dal fatto che in Italia si investe poco sulla sanità pubblica, tanto che siamo all’ultimo posto fra i Paesi avanzati per la sua incidenza sul prodotto interno lordo (Pil), a poco più del 6%. Con paesi come Germania, Francia, Spagna e Inghilterra che in alcuni casi spendono il doppio di quel che succede in Italia per la salute di ogni loro cittadino».
«Mi auguro – conclude Pagni – che sabato 7 ottobre siano davvero tanti i grossetani che vorranno essere con noi a Roma. La Cgil c’è e non ha alcuna intenzione di accettare supinamente la logica teleguidata del declino della sanità pubblica. Per questo è pronta a sostenere una lunga mobilitazione che partita dal giugno scorso proprio con una grande manifestazione nazionale in difesa del Servizio sanitario pubblico e universale proseguirà il 7 ottobre. Siamo determinati a far valere l’interesse delle persone che per vivere hanno bisogno di lavorare. Per questo continueremo la nostra mobilitazione, con tutti gli strumenti disponibili, finché non raggiungeremo i nostri obiettivi di giustizia sociale».
Spi Cgil: «Medici di famiglia in costante calo»
Dall’incontro senese della Festa di LiberEtà promossa dallo Spi Cgil Toscana il 28 settembre, è emersa la criticità della carenza dei medici di famiglia. In varie zone della Toscana. L’incontro organizzato dallo Spi Siena, con gli altri provinciali di Arezzo e Grosseto, ha visto la partecipazione anche dei vertici di Regione e Asl.
«In Toscana l’anno scorso secondo i dati della Fondazione Gimbe mancavano 143 medici, un dato che sta continuando a peggiorare, lasciando scoperte nella Toscana Sud Est molte persone: nell’Amiata senese e grossetana, nelle colline metallifere e nelle zone interne dell’aretino, ma anche in città più grandi – dice la segretaria generale dello Spi Cgil di Siena Daniela Cappelli – Le proiezioni ci dicono che è previsto nei prossimi anni un ulteriore calo di 250 medici».
Le cause sarebbero da ricercare in errori di programmazione. «Per garantire il ricambio generazionale – dice Cappelli – e in particolare la mancata sincronia per bilanciare i pensionamenti attesi, oltre che in una convenzione nazionale che consente ai medici di decidere anche di non coprire alcune zone che considerano più disagiate».
«La soluzione può stare nel recuperare i difetti di programmazione – rilancia Cappelli – nell’attuazione di modelli organizzativi che valorizzino il lavoro in team, nell’implementazione dell’assistenza territoriale, ma in ultima analisi noi lanciamo la proposta di assumere i nuovi medici come dipendenti del Servizio sanitario nazionale, magari utilizzando risorse che non vengono spese laddove le zone sono carenti perché i medici non ci sono».
La carenza di medici e infermieri si fa più evidente nelle aree interne ma anche negli ospedali. Senza medici mancano servizi e alcune aree interne sono a rischio spopolamento come ha sottolineato Giancarlo Gambineri, segretario generale dello Spi Cgil di Arezzo.
«In provincia di Grosseto, dove c’è poca popolazione in un territorio vasto, quello della carenza dei medici è un tema sentito – evidenza il segretario generale dello Spi Cgil Grosseto Erio Giovannelli – Mancano anche i pediatri. Stiamo lavorando perché questa carenza si riduca, anche con la proposta che faremo alla Asl per le case di comunità piccole, che chiederemo siano individuate nelle aree interne dopo il confronto con il sindacato».
Sanità toscana: circa 200mila cittadini non hanno il medico di base
«In Toscana circa 200mila cittadini non hanno il medico di medicina generale, c’è una carenza ormai strutturale sia nel Paese sia in Toscana – sottolinea Pasquale D’Onofrio, segretario Fp Cgil medici e dirigenza Ssn Toscana – Secondo il rapporto Agenas, dal 2019 al 2021 c’è stata una riduzione di oltre 2mila unità in Italia. In Toscana nel 2022 erano 2653 i medici di medicina generale di cui circa 1900, il 73%, supera i 27 anni di attività».
«Si stima – conclude D’Onofrio – che nei prossimi 4-5 anni ci sarà la fuoriuscita di circa il 25% dei medici di base che non saranno compensati da nuovi ingressi in quanto le borse di studio restano vacanti da parte dei giovani medici. Nelle zone carenti occorre dare una risposta ai cittadini anche utilizzando strumenti organizzativi differenti attraverso l’assunzione di nuovi medici».
Simone Bezzini, assessore regionale al diritto alla salute e sanità non nasconde preoccupazione. «I pensionamenti dei medici di medicina generale che arrivano tutti insieme generano preoccupazione e incertezza soprattutto nella popolazione più anziana», afferma l’assessore Bezzini.
Ma elenca alcuni punti su cui la Regione sta intervenendo. «Stiamo adottando delle misure, sfruttando gli spazi che la normativa consente: l’innalzamento a 1800 del massimale di assistiti su base volontaria per ciascun medico di base; il fatto che i tirocinanti possano assistere fino a 1000 persone, un utilizzo più ottimale di risorse che potrebbe derivare dalla riforma della continuità assistenziale – conclude – Stiamo lavorando a un progetto specifico, mirato sulle aree disagiate, per incentivare la presenza di medici di base nei contesti territoriali più periferici».
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Nato a Grosseto, pare abbia scelto quasi da subito di fare l’astronauta, poi qualcosa deve essere cambiato. Pallino fisso, invece, è sempre rimasto quello della scrittura. In redazione mi hanno offerto una sedia che a volte assomiglia all’Apollo 11. Qui scrivo, e scopro. Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
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