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Cercava il tesoro a Montecristo, indagato per ricettazione

L’imprenditore 45enne Davide Pecorelli avrebbe detto ai magistrati dove si trovano le monete d’oro: indagini in corso
Davide Pecorelli davanti alla Procura
Davide Pecorelli davanti alla Procura di Perugia (foto di Marco Giugliarelli)

ISOLA DEL GIGLIO. Nuovi guai per l’imprenditore Davide Pecorelli, salvato dai carabinieri del nucleo biodiversità di Follonica al largo dell’isola di Montecristo. La sostituta procuratrice Anna Pensabene ha iscritto il nome dell’imprenditore di Sansepolcro, in provincia di Arezzo, nel registro degli indagati: il reato ipotizzato è quello di ricettazione.

Nel fascicolo della procura di Grosseto viene contestato all’uomo anche il reato di sostituzione di persona: quando si è presentato in albergo, all’isola del Giglio, per affittare una camera, ha infatti consegnato un documento che riportava un altro nominativo. Quello di un geologo che aveva conosciuto tempo addietro.

L’indagine coordinata dalla procura è stata affidata ai carabinieri del nucleo investigativo del comando di Grosseto.

Il tesoro di San Mamiliano

Fantasia o realtà? Pecorelli, l’imprenditore scomparso a gennaio durante un viaggio di lavoro in Albania, dove avrebbe simulato la sua morte, saprebbe dove sono state nascoste le monete che costituivano il tesoro di San Mamiliano rubato nel 2019 a Sovana (dal valore, a quanto pare, di circa 400mila euro). Dettaglio questo, che è stato lo stesso imprenditore a raccontare alla procura di Perugia, quando è stato sentito dai magistrati.

Quello che invece è certo, è che i carabinieri hanno sequestrato nella camera del b&b dove Pecorelli ha alloggiato all’isola del Giglio, soltanto le riproduzioni di alcune monete antiche, stampate su dei fogli, tre cartine turistiche dell’isola di Montecristo dove erano state segnate tre cale, una “Divina Commedia” e le chiavi di un garage di Porto Santo Stefano, dove avrebbe dovuto portare il tesoro una volta recuperato.

Davide Pecorelli e l'auto bruciata
Davide Pecorelli e l’auto bruciata

Le riproduzioni cartacee delle monete sono state inviate ai carabinieri del Nucleo tutela del patrimonio culturale. Di monili d’oro, però, non si è trovata alcuna traccia.  Eppure, a detta dell’imprenditore, quelle monete sarebbero quelle rubate due anni fa a Sovana, dove erano state esposte al museo di San Mamiliano.

«Ho trovato le monete»

A raccontare alla Procura che il tesoro di San Mamiliano sarebbe davvero a Montecristo è stato lo stesso Pecorelli, indagato anche in Albania per incendio doloso (ha distrutto l’auto presa a noleggio appiccando il fuoco per simulare la sua morte) e furto di ossa umane.

Alla Procura di Perugia, il quarantacinquenne ex arbitro di calcio, che vive e lavora tra la Toscana e l’Umbria, avrebbe detto dove si trova il prezioso tesoro che i carabinieri cercano da due anni. A Montecristo, dove stava cercando di arrivare con un gommone noleggiato all’isola del Giglio, senza però tenere conto che con il carburante presente nel motore, non sarebbe riuscito a tornare indietro.

Il clamoroso furto a Sovana

Davvero Pecorelli stava cercando le monete di San Mamiliano, quelle scomparse a Sovana a novembre del 2019? Lo stesso imprenditore ha spiegato alla Procura di non sapere se si tratti dello stesso tesoro, aggiungendo di essere venuto a conoscenza della loro presenza sull’isola da un ricettatore con il quale era in contatto.

A Sovana furono infatti rubate 65 monete d’oro coniate tra il IV e V secolo dopo Cristo, che coprono un arco di oltre cent’anni tra l’ultima fase dell’Impero Romano d’Occidente e la fase nascente dell’Impero Romano d’Oriente.

Le monete del tesoro di San Mamiliano
Le monete del tesoro di San Mamiliano

Le 65 monete, di grande valore archeologico e storico, fanno parte del tesoro rinvenuto nel 2004 durante gli scavi sotto il pavimento della chiesa di San Mamiliano a Sovana. All’epoca venne trovato un recipiente in ceramica contenente 498 monete d’oro: solidi aurei coniati sotto Leone I e Antemio, per la maggior parte provenienti dalla zecca di Costantinopoli.

Al museo di Sovana ne sono rimasti 83 (di cui 65 rubati) e i rimanenti sono custoditi al Museo Nazionale Archeologico di Firenze. Secondo alcuni studiosi, il tesoro di Sovana sarebbe stato quello di Montecristo reso celebre dal romanzo “Il Conte di Montecristo” di Alexandre Dumas. Per questo, quando Pecorelli ha parlato del tesoro del conte, subito il pensiero è corso al clamoroso furto avvenuto a Sovana.

 

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