GROSSETO. C’è voglia di stare insieme, di divertisti e di uscire dalle quattro mura di casa, per salutare degnamente la fine del 2023. In Maremma, secondo le stime di Confcommercio, per il cenone di Capodanno si annuncia il tutto esaurito.
I dati sono decisamente confortanti. Come è avvenuto per il pranzo di Natale, con 500 ristoranti aperti e almeno 17.000 clienti, così anche il 31 dicembre, per i locali della provincia di Grosseto, sarà un successo. In linea con i numeri nazionali, che stimano in 4,5 milioni le persone (500.000 in più del 2021) che hanno già scelto uno dei 70mila ristoranti italiani per celebrare la notte di San Silvestro.
«Le prenotazioni quest’anno ci sono – commenta il presidente provinciale di Fipe Confcommercio Grosseto, Danilo Ceccarelli – e si percepisce la voglia delle persone di lasciarsi alle spalle questi ultimi anni terribili di restrizioni e privazioni. Avvantaggiati anche dal clima e dalle bellissime giornate che sicuramente invogliano ad uscire, i ristoranti stanno lavorando abbastanza bene. Sicuramente i rincari di bollette e materie prime pesano sugli incassi, ma siamo fiduciosi per il futuro».
Cenone di Capodanno, verso il tutto esaurito
Secondo la Fipe Confcommercio gli italiani a Capodanno sono pronti a una spesa pro-capite che oscilla tra 92 e 115 euro a seconda del programma: solo cenone oppure anche il veglione. «In generale – concludono dalla Fipe Confcommercio Grosseto – tra gli operatori del settore della provincia di Grosseto si respira un’aria di cauto ottimismo: 8 imprenditori su 10 confidano nel tutto esaurito o che, in ogni caso, il bilancio sarà uguale se non addirittura migliore del 2019”.
La formula della serata è quella classica: in 9 ristoranti su 10 la serata si snoderà intorno alla cena con incluso brindisi di fine anno e “soft entertainment”. Solo in poco più di 1 ristorante su 10, oltre alla cena, si svolgerà anche un vero e proprio veglione con spettacolo e musica.
«Finalmente, si torna a festeggiare il capodanno nelle discoteche, dopo 2 anni di stop forzato. Tanto per avere un’idea del disastro Covid, basta questo pesantissimo dato, registrato dal nostro ufficio studi: dai 2.500 locali da ballo aperti in inverno in Italia, nel post pandemia ne sono rimasti solo un migliaio», conclude Ceccarelli.
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