GROSSETO. Ormai per il Cemivet, centro militare veterinario di Grosseto, è arrivata la fine. Il 23 ottobre sono arrivati di nuovo i container per portare via altri cavalli. Nonostante tutti gli sforzi dei politici locali e del Comitato “No al trasferimento dei cavalli del Cemivet”, ormai il centro si sta svuotando e si stanno perdendo anche tutte le speranze di un ripensamento da parte dell’Esercito.
«Un triste epilogo purtroppo, tanto per il Cemivet quanto per gli ufficiali veterinari della forza armata», scrive il medico veterinario Stefano Rossi, che ha partecipato ad un convegno sul benessere del cavallo al centro militare in programma giovedì 24 ottobre.
Ciò che ha colpito il professionista è stato il focus del convegno: era tutto incentrato sull’animale anziano e non su ogni aspetto del cavallo.
Un segno di sconfitta e rassegnazione: così lo ha interpretato Rossi. «Cosa ne penserebbero i miei colleghi medici veterinari e gli amici biologi e tecnici di laboratorio biomedico intervenuti al convegno sul benessere animale se mostrassi loro i video delle fattrici trasferite da Grosseto a Montelibretti – scrive Rossi- Cavalli che vivono al pascolo senza ricoveri idonei, con le scuderie in legno appena costruite e senza le autorizzazioni sanitarie necessarie all’allevamento».
Il veterinario: «Montelibretti non ha gli spazi necessari»
Il Cemivet nei suoi anni gloriosi contava fino a 600 animali tra muli e cavalli, mentre oggi si è svuotato di ogni sua funzione di allevamento e rifornimenti cavalli per le Forze Armate. «Ormai il centro militare è un luogo di fine vita dei cavalli dismessi e dimenticati dai cavalieri, perché non più utili alle gare e al loro portafoglio personale – scrive Rossi – Il convegno era uno sforzo, che serve più ad indorare una pillola amara che a tracciare nuovi orizzonti».
«Sembrava un modo maldestro di far apparire meno sgradevole un torto subito dalla Forza Armata che ha preferito, e non se ne capisce il motivo, il centro militare di equitazione di Montelibretti ai 540 ettari e 150 anni di storia – continua – E mentre al Cemivet si organizzano convegni palliativi come le cure del fine vita, a Montelibretti si fanno affari con scuderie private, che installano telecamere davanti ai box dei loro cavalli per controllare che i militari facciano bene il loro lavoro».
Una sconfitta, quella del Cemivet, che è amara e dura da digerire, se si pensa che nel centro militare laziale non ci sono gli spazi necessari per gli animali. «Chissà cosa ne pensano i miei colleghi frequentatori del convegno sul fatto che Montelibretti non ha gli spazi per garantire la separazione delle fattrici e puledri dai cavalli che frequentano concorsi anche internazionali – conclude Rossi – Spazi necessari per un distanziamento sanitario che scongiuri malattie infettive ed epidemie».
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