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Cattivi odori in città, decine di segnalazioni

Di nuovo sott’accusa gli impianti a biogas che emanano cattivi odori. Cittadini arrabbiati in diverse zone della città: «Ci sentiamo soffocare dall’odore acre, non possiamo tenere le finestre aperte»
Una manifestazione in piazza Dante del comitato Grosseto Aria Pulita
Un’immagine di una manifestazione del comitato aria pulita

GROSSETO. Le colline verdi e l’aria pulita, insomma, la Maremma incontaminata è ciò che fa sentire fortunati i suoi residenti. Un po’ meno, quelli costretti a vivere con i cattivi odori in alcune zone della città. Che diventano insopportabili soprattutto in estate, quando si vanno ad aggiungere alle alte temperature di questi giorni. Un mix terrificante. 

Sono molti gli abitanti che vivono in città e che subiscono questi disagi: non possono aprire le finestre di casa per via del cattivo odore e se qualcuno ha problemi d’asma o di respirazione rischia di stare male. Per segnalare questo problema va chiamata la polizia municipale al numero del pronto intervento 0564 26000 e richiedere un sopralluogo sul posto, per individuare la fonte. Ed eventualmente sanzionare i responsabili. 

È questo quello che ha fatto un abitante di via Palazzoli, esasperato dalla puzza. 

«Ho fatto segnalazioni via pec e ho chiamato i carabinieri forestali più volte dai primi di luglio, perché il tanfo di acre si è intensificato – dice l’uomo – Ogni tanto l’odore si attenua, ma altre volte, soprattutto la sera, è talmente forte che mi fa girare la testa e mi fa sentire una sensazione di soffocamento. Sono un po’ spaventato anche perché non sappiamo se l’esposizione a questi gas possa fare del male alle persone».

Vivere vicino a un’azienda di biomasse

Una casa vicino ad un’azienda che produce biogas non è semplice da gestire. Perché, anche se tutto fila liscio, l’odore di decomposizione arriva lo stesso. Cattivo odore che però, aumenta se le varie attività degli impianti non vengono eseguite correttamente. Una condizione che va a svalutare anche il valore economico della struttura, oltre che a creare disagio e diminuire la qualità della vita.

«È anni che viviamo questa situazione, anche le sere d’estate dobbiamo chiudere le finestre perché non si respira: c’è un odore acre molto intenso – dice un’abitante della zona nord di Grosseto – Questa situazione va risolta, non credo sia giusto subire tutto questo. Sono anni che viviamo questa condizione e ora siamo stanchi».

Un odore, quello che ammorba la città, che crea ancor più disagi agli anziani e a chi soffre di patologie respiratorie. «Un odore eccessivamente forte potrebbe essere sintomo di un rilascio eccessivo di gas – dice Matteo della Negra del Comitato aria pulita – Condizione che potrebbe creare problemi nei soggetti più fragili. Gli otto impianti che circondano Grosseto hanno una capacità di emissione che è stata stimata tra le 700 e le 900 tonnellate di gas di scarico ogni 24 ore».

Come funzionano le aziende di biogas

Queste imprese producono energia rinnovabile con diverse metodologie, le due principali sono la digestione anaerobica e la combustione. La digestione anaerobica delle biomasse agisce attraverso degli enzimi e dei batteri che decompongono il materiale e generano metano e anidrite carbonica. Gas che poi confluiscono nel cogeneratore, dove sono convertiti in energia termica ed elettrica. Questo è un metodo usato dagli impianti a biogas. Le aziende presenti sul nostro territorio sono tutte di questa tipologia.

Con la combustione, invece, le biomasse vengono bruciate. Così generano calore, che poi è usato per produrre energia termica o per alimentare una turbina a vapore che genera corrente, gassificazione e riscaldamento delle biomasse a temperature elevate. Ciò trasforma il materiale in monossido di carbonio, idrogeno e metano. La scelta della tipologia di lavoro dipende esclusivamente dall’azienda stessa. Questo metodo è usato negli impianti a biomassa, che in provincia è presente solo a Monterotondo Marittimo.

«La combustione del gas generato dalla putrefazione in assenza di ossigeno del materiale organico genera elettricità, ma anche emissioni di gas come ossidi di carbonio, ossidi di azoto e ossidi di zolfo e altri inquinanti come l’ozono – dice della Negra – Inoltre è necessario dover gestire il digestato solido e liquido in uscita dagli impianti. Un materiale che può inquinare terreni e le acque con esagerate quantità di azoto, se non correttamente distribuito». 

La corrente prodotta serve per alimentare l’azienda stessa e l’eccesso viene immesso nella rete elettrica. Pare, inoltre, che molte imprese di biomasse che usano la combustione abbiano un bilancio energetico in negativo: consumano più energia da fossile di quanta energia producano. Questo perché la gestione inefficiente del materiale utilizzato può creare un consumo energetico superiore a quello generato.

Le criticità dell’aziende di biomasse

I punti critici di queste imprese dipendono da come vengono gestiti i gas combusti che derivano della produzione, che se non filtrati correttamente vanno a creare qualche problema.

Il digestato, fra le altre cose, può essere usato come fertilizzante entro certe dosi, se si esagera, però, con l’esposizione dei terreni può verificarsi un’eccesso di nitrati, l’ultima fase di ossidazione dell’azoto, che poi finiscono nelle falde acquifere sottostanti.

Inoltre questa sostanza, se non gestita correttamente, può generare un odore molto acre e forte. «L’odore che denunciano i cittadini deriva, in alcuni casi, dalle attività di alcune aziende di biomasse – dice Della Negra – tra cui il rilascio del digestato sui terreni, che se distribuito troppo e non correttamente potrebbe inquinare. In queste sostanze, inoltre, potrebbe proliferare il botulino, come avverte l’Istituto superiore di sanità». 

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  • Collaboratrice di MaremmaOggi. Amo le bollicine, rigorosamente in metodo classico; il gin e credo che ogni verità meriti di essere raccontata. Non bevo prosecco e non mi piacciono né i prepotenti né le ingiustizie. Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma

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