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Capallbio, il Comune boccia l’impianto agrivoltaico

Le ragioni dell’amministrazione riguardano il mancato rispetto della normativa legata alla tutela dei beni culturali e la mancanza del titolo di possesso dei terreni del proponente
Un impianto agrivoltaico e il sindaco di Capalbio, Gianni Chelini
Un impianto agrivoltaico e il sindaco di Capalbio, Gianni Chelini

CAPALBIO. No all’impianto agrivoltaico al Chiarone. Il Comune si oppone al progetto. La giunta capalbiese ha richiesto l’immediata archiviazione per improcedibilità per il progetto di realizzazione dell’impianto agri-voltaico, in quanto l’area individuata è stata ritenuta non idonea.

La prima motivazione, evidenziata dall’amministrazione, è l’errata indicazione dei beni culturali tutelati dalla legge.

«La proposta – dichiara il sindaco di Capalbio Gianfranco Chelini – difetta nell’indicazione del Giardino dei Tarocchi, con annessa l’area museale, e la strada provinciale Chiarone-Pescia Fiorentina. Il primo, gestito da un ente senza scopo di lucro, è una delle opere d’arte contemporanee più rilevanti realizzate in Italia. La struttura conta all’anno oltre 200mila visitatori provenienti da tutto il mondo e il suo valore culturale è universalmente riconosciuto anche dal Piano paesaggistico della Regione Toscana».

«Per quanto riguarda la strada provinciale Pescia Fiorentina-Chiarone, si tratta di un bene pubblico realizzato da oltre settant’anni, censito nel Catasto leopoldino e già presente nelle cartografie della seconda metà del XVIII secolo. Lo stesso Piano paesaggistico regionale definisce la via di grande valore paesistico».

La normativa, quella relativa alla tutela dei beni culturali, prevede infatti che per l’individuazione delle aree idonee è necessario che gli impianti eolici siano distanti almeno tre chilometri dai beni sottoposti a tutela, mentre per gli impianti fotovoltaici servono almeno cinquecento metri.

«La distanza – sottolinea il sindaco – nel caso specifico non è stata rispettata».

La giunta capalbiese, inoltre, osserva la mancanza del titolo di possesso dei terreni oggetti di intervento. Confermato dalla dichiarazione di improcedibilità dell’istanza di Aua (autorizzazione unica ambientale).

«Il proponente – spiega Chelini – sostiene di vantare un diritto di superficie sull’area interessata dal progetto. A tal proposito abbiamo effettuato una visura al Catasto di Grosseto e non abbiamo riscontrato alcuna conferma in tal senso».

In sostanza il proponente aveva solo un accordo con un allevatore della zona, proprietario dei terreni.

Non solo impianto fotovoltaico

Il progetto presentato poi non solo prevede l’installazione di un impianto fotovoltaico per la produzione di elettricità, ma anche diversi interventi agricoli, la costruzione di annessi e di tre laghetti da oltre duemila metri cubi per soddisfare il fabbisogno idrico dello sviluppo aziendale. La relazione tecnico-descrittiva, infatti, parla di “impianto agri-voltaico destinato alla produzione combinata di energia con la conduzione agricola dei terreni destinati al pascoli di ovini”.

«Dato che il codice Ateco del proponente è Produzione di energia elettrica – prosegue il sindaco Chelini –, è evidente che il proponente non è un imprenditore agricolo e non ha nella ragione sociale la possibilità di esercitare l’attività in questione. Non ha dunque la qualifica (Iap) che lo abilita alla presentazione del progetto, dato che interventi di questo genere devono essere compresi all’interno di un Piano di miglioramento agricolo ambientale, come previsto dalla normativa regionale. Infatti, per quanto riguarda la costruzione di nuovi annessi agricoli, serve l’approvazione del programma aziendale, presentato dall’imprenditore, da parte del Comune».

Secondo l’amministrazione, ancora, non è possibile ricorrere alla procedura semplificata (come richiesto dal proponente) ma sarebbe necessario applicare quella ordinaria, ovvero quella soggetta alla Valutazione impatto ambientale e all’Autorizzazione unica.

Il sindaco: «Richiesta errata»

«La richiesta – commenta Chelini – poggia su una considerazione errata, ovvero quella di individuare come aree industriali un sito di Casal del Brizzi, che invece è uno spazio agricolo, e un piccolo lotto nei pressi di Pescia Romana, che in realtà è di tipo artigianale. Quest’ultimo, inoltre, è semplicemente composto da una casa colonica e un piccolo manufatto apparentemente usato per fini agricoli».

L’amministrazione evidenzia poi l’incoerenza del respingimento della Regione Toscana in tema di carenza della sussistenza di un interesse diretto, concreto e attuale del Comune di Capalbio per l’accesso ai documenti amministrativi nell’ambito dell’Autorizzazione unica energetica.

«È evidente – continua il sindaco Gianfranco Chelini – che il respingimento dell’ente regionale è curioso, stravagante e incomprensibile dato che l’interesse del Comune, nel cui territorio si ipotizza la costruzione dell’impianto, è di chiara evidenza. La Regione, dunque, dovrebbe dichiarare improcedibile anche l’istanza di verifica di assoggettabilità, visto che è improcedibile l’istanza di Aua».

La commissione urbanistica, con la presenza dei consiglieri di minoranza Valerio Lanzillo e Federico Santi, ha approvato la delibera di giunta riguardante la richiesta di immediata archiviazione per improcedibilità.

«Ringraziamo sentitamente – conclude il sindaco – per il supporto i consiglieri Lanzillo e Santi. Grazie a loro, l’amministrazione capalbiese non solo ha la forza della maggioranza, ma anche quella della minoranza che compone il consiglio comunale».

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