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Pepe sbranato dal pitbull: «Questa volta non lasceremo perdere»

Si tratta della seconda aggressione. La proprietaria è stata morsa alla mano che ora non riesce a muovere bene: ha perso la sensibilità in alcuni punti
Pepe sbranato dal pittbull
Una foto di Pepe

GROSSETO. Qualche anno fa era già successo qualcosa di simile. In quell’estate del 2016 Michela Bocelli e suo marito Alberto avevano deciso di chiudere un occhio.

Il loro cane, Pepe, era stato attaccato dal pitbull dei vicini che probabilmente era scappato dal cancello. In quell’occasione il marito di Michela era stato anche morso alla mano con una prognosi di 40 giorni. Ma per non sollevare un polverone e non far togliere il cane ai vicini, avevano scelto di non fare alcuna denuncia.

La sera di giovedì 9 novembre, però, è andata peggio.

Pepe ucciso dal cane dei vicini

Giovedì 9, alle 18 circa, Michela stava accompagnando il suo adorato Pepe, un meticcio di quasi 16 anni, a fare una passeggiata fuori. «Il principe di casa – lo ricorda così Michela – anche quando andavo da mia figlia me lo sono sempre portato dietro. Era sempre con me».

Così come quella sera. Quando insieme hanno raggiunto l’angolo di via Giuseppe Saragat ed è arrivato come un fulmine il pittbull (American Staffordshire) dei vicini. Lo stesso che aveva aggredito Pepe e suo marito nel 2016.

Proprio Pepe era il suo obiettivo, che ha subito iniziato a mordere. Michela ha provato a dividere i due cani, raggiunta nel frattempo anche il padrone del pittbull.

L'angolo di via Saragat dove è avvenuta l'aggressione
L’angolo di via Saragat dove è avvenuta l’aggressione

Nel tentare di dividerli Michela è stata morsa alla mano sinistra dall’altro cane, sbattendo anche un ginocchio a terra.

«Fortunatamente non mi ha raggiunta al collo. Quando mi ha ferita mi sono messa ad urlare – racconta anche in una lettera che ha indirizzato al primo cittadino Antonfrancesco Vivarelli Colonna – e sono stata subito soccorsa dalle vigilesse ambientali vicine».

Il cane non ha lasciato la presa neanche con il loro primo intervento, che si è diretto anche in soccorso di Michela. Proprio una delle vigilesse ha infatti utilizzato un foulard per fasciarle la mano, avvertendo un’ambulanza che dopo poco tempo è arrivata portando Michela al pronto soccorso.

Quanto stava succedendo ha fermato il traffico sulla strada e alcuni automobilisti sono scesi dalle auto per prestare soccorso.

Il pittbull continuava a non lasciare la presa

«Nonostante gli aiuti, il pitbull non ha lasciato il mio Pepe – dice Michela – io sono stata portata in ospedale e mi han detto che sul posto è arrivata anche una pattuglia della polizia municipale e una della polizia di Stato». In quell’occasione, con l’aiuto di tutti, il pittbull deve aver lasciato la presa.

Così Pepe è stato portato, da una amica di Michela e dalla vigilessa ambientale, alla clinica veterinaria in via Ambra. Era in condizioni disperate, in stato di choc e con gravi lesioni nella parte addominale. Il veterinario ha fatto tutto il possibile, somministrando anche antidolorifici al risveglio dopo l’operazione. Ma nella notte, alle 2, Pepe ha chiuso per sempre i suoi occhi vivaci. Le lesioni erano troppe e troppo profonde.

Ferita da aggressione pittbull
Le ferite riportate alla mano

Michela nella mattina di oggi, 13 novembre, è tornata a farsi vedere le ferite. In totale tra palmo, dorso e dita, sono 10 i punti di sutura. «Giovedì stabiliranno se va operata o meno – racconta – perché non riesco a muoverla e in alcuni punti non ho più sensibilità».

«Poteva esserci un bambino, poteva esserci anche mio nipote»

Michela questa volta non chiuderà un occhio. Ha già sporto denuncia ai carabinieri subito, il giorno seguente all’attacco, il 10 novembre. «Intendo andare avanti e fare in modo che questi due animali vengano sottratti alla custodia dei loro padroni che non sono in grado di gestirli. E non voglio che si verifichino altri venti del genere – racconta Michela – Non oso neanche immaginare cosa sarebbe successo se in quel momento fossi stata con mio nipote di un anno e mezzo».

Lì vicino c’è anche un piccolo parco giochi, dove vengono portati alcuni bambini e dove, come racconta Michela, il pittbull è spesso lasciato senza guinzaglio dai suoi proprietari.

Il parco giochi vicino al luogo dell'aggressione
Il parco giochi vicino al luogo dell’aggressione

«Mia figlia che è la proprietaria del cane – racconta Michela – ha mandato due email alla polizia municipale per avere notizie e sapere gli estremi dell’assicurazione del cane che ha aggredito Pepe, ma le è stata chiesta quella del nostro cane e ci hanno detto che non potevano dare queste informazioni».

La polizia municipale aveva promesso a Michela che sarebbe stata ricontattata al più presto, probabilmente sarà ricontattata questa settimana.

Oltre a trovare assistenza da parte di un avvocato, la donna ha reso nota la vicenda anche all’Enpa e sembra che la Asl prenda in carico il caso. Dai proprietari del cane Michela non ha ancora avuto notizie.

L’Enpa scrive alla procura di Grosseto

A denuncia di quanto successo Maria Ellena Greco Giacolini, presidente provinciale della sezione Enpa di Grosseto ha scritto alla procura di Grosseto. Giacolini ha visto anche la foto dello stato in cui il cane è arrivato alla clinica veterinaria. «L’impatto dell’immagine è sconvolgente e straziante – dice nella lettera diretta alla procura – sporgere debita denuncia è un atto doveroso».

«Da quanto mi è stato riferito dalla famiglia aggredita, i proprietari dell’American Staffordshire portano fuori il loro pittbull senza guinzaglio e museruola – racconta Giacolini – Come si vede dalla foto, solo la furia di un leone avrebbe potuto ridurre il povero meticcio Pepe, in quelle raccapriccianti condizioni. Il pittbull ha aggredito anche la signora. E aveva precedentemente attaccato anche nel 2016. Pare che al tempo i cani fossero addirittura due, sempre “liberi e felicemente girovaghi”».

Giacolini non le manda a dire. «Certo deve essere un vero piacere coabitare in zona con persone del genere, pure recidive – dice nella lettera alla procura – il loro stile di vita mette quotidianamente a rischio la vita altrui e dei propri animali. Mi vien da pensare che siano a rischio anche eventuali gatti randagi o di proprietà che si trovano a passare di lì».

«Tutto questo grazie a proprietari incapaci di gestire animali di questo tipo e che – aggiunge – dovrebbero essere interdetti nel continuare a possederli».

«L’Enpa si costituirà parte civile»

Giacolini nella lettera diretta alla produca chiede di essere avvertita in caso di archiviazione. «Augurandoci che ciò non avvenga – precisa – Se dovesse però succedere preannuncio che l’Enpa si costituirà, senza alcun dubbio, parte civile».

Autore

  • Federico Catocci

    Nato a Grosseto, pare abbia scelto quasi da subito di fare l’astronauta, poi qualcosa deve essere cambiato. Pallino fisso, invece, è sempre rimasto quello della scrittura. In redazione mi hanno offerto una sedia che a volte assomiglia all’Apollo 11. Qui scrivo, e scopro. Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma

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