GROSSETO. Sono decine e decine, in Maremma, le aziende a rischio per la cancellazione del superbonus. E sono molte di più le famiglie che rischiano di dover pagare cifre importanti e di andare in forte crisi.
L’allarme è lanciato non solo dalla politica, quella di opposizione al Governo, ma anche dalle associazioni di categoria delle aziende. E dai sindacati.
Confartigianato: «A rischio l’intera filiera edilizia»
«Avevamo chiesto al Governo di affrontare in modo urgente, responsabile e serio il problema del blocco della cessione dei crediti da bonus edilizi. – afferma Mauro Ciani, segretario provinciale di Confartigianato Imprese Grosseto – E invece di trovare una soluzione per salvare la miriade di imprese che rischiano la chiusura, ha scelto di dare il colpo di grazia, approvando in queste ore un decreto che introduce lo stop immediato alla cessione dei crediti e allo sconto in fattura».
«Confartigianato ha manifestato da subito la propria contrarietà alla misura – prosegue Mauro Ciani – che rischia di danneggiare in modo irreversibile l’intera filiera dell’edilizia. Siamo preoccupati per le nostre aziende e per il sistema economico nel suo complesso considerando i danni irreparabili che questa situazione può provocare sull’occupazione e sul Pil nazionale».
«Non possiamo permettere che questo avvenga. La dirigenza confederale nei prossimi incontri con il Governo e il Parlamento chiederà una possibile via d’uscita che salvaguardi le aziende, dopodiché valuteremo tutte le azioni successive possibili e necessarie da mettere in campo».
Bramerini: «Blitz del Governo, così affonda le imprese»
Il decreto legge approvato ieri dal consiglio dei ministri e in vigore già da oggi, venerdì 17 febbraio, vieta la cessione dei crediti e le sconto in fattura e blocca le operazioni di acquisto dei crediti incagliati da parte degli enti locali, fermando, di fatto, immediatamente il mercato.
«Ci uniamo al grido di allarme lanciato dal nostro presidente nazionale Dario Costantini – dice Anna Rita Bramerini, direttore di Cna Grosseto – perché questo vero e proprio blitz del governo mette a rischio il futuro delle 40mila imprese della filiera delle costruzioni».
«Si tratta di imprese che hanno lavorato in osservanza di una legge dello Stato – aggiunge Bramerini -, facendo lo sconto in fattura perché era una possibilità prevista dalla normativa vigente. Si sono messe in gioco, hanno pagato i materiali, eseguito i lavori con tutte le difficoltà legate alle norme che in corso d’opera sono cambiate in continuazione, non sono state pagate, e adesso rischiano la chiusura».
In sintesi, sono esclusi dal blocco soltanto i lavori in corso e per i quali era già stata presentata la Cila, la comunicazione di inizio lavori asseverata. Il decreto legge riguarda gli interventi di recupero del patrimonio edilizi (il cosiddetto bonus Ristrutturazioni), di efficienza energetica (l’ecobonus), il superbonus, le misure antisismiche, le facciate, gli impianti fotovoltaici, le colonnine di ricarica e il superamento di barriere architettoniche.
«Resta quindi – precisa Bramerini – solo la possibilità di eseguire i lavori a proprie spese e provvedere, in un secondo momento, alla detrazione fiscale».
La norma, inoltre, introduce un divieto per Comuni, Province, Regioni e enti locali di acquistare crediti fiscali legati a lavori di ristrutturazione. Queste operazioni di acquisto, infatti, potrebbero essere contabilizzate come indebitamento, possibile solo in forme limitatissime.
Con il nuovo dl si esclude anche la responsabilità in solido per il fornitore che ha applicato lo sconto, per i cessionari che hanno acquisito il credito per opere realizzate e comprovate da apposita documentazione, per i soggetti diversi dai consumatori o utenti che acquistano i crediti da una banca o società del gruppo sue correntiste in possesso di apposita documentazione.
«Le associazioni di rappresentanza delle categorie maggiormente interessate dalle disposizione del decreto legge – conclude Bramerini – saranno sentite dal Governo il prossimo 20 febbraio: fare presente i rischi per le imprese del settore, per evitare un blocco del mercato che, al momento, sembra inevitabile».
Cgil, Pagni: «Sarà un’ecatombe occupazionale»
«È davvero incomprensibile la scelta del governo di procedere con l’accetta – dicono Monica Pagni, segretaria della Cgil, e Anna Capobussi, segretaria della Fillea – interrompendo di punto in bianco la possibilità di ritirare i crediti per i bonus edilizi e di interrompere la pratica degli sconti in fattura. Queste misure sono state approvate e sostenute nei precedenti governi anche da chi siede nell’attuale governo, ed è oggi insostenibile dire, come fa il ministro Giorgetti, “che così si bloccano gli effetti di una politica scellerata”».
«Vanno adottate misure graduali che consentano di tenere insieme il contenimento del debito pubblico e la salvaguardia dei diritti delle aziende edili e dei loro lavoratori, oltre che dei cittadini che legittimamente si sono avvalsi di una legge dello Stato per ottenere il credito d’imposta connesso alla fruizione dei bonus edilizi».
«La scelta improvvisa e improvvida del governo di sospendere tutto di punto in bianco provocherà un’ecatombe occupazionale nel settore edile. Che nella nostra realtà era riuscito a rialzare la testa a partire dal 2021, ma che oggi in conseguenza delle decisioni del consiglio dei ministri rischia di tornare ai livelli del picco della pandemia con una perdita secca di posti di lavoro».
«Parliamo di molte centinaia, se non un migliaio, di occupati nell’edilizia, che potrebbero perdere il lavoro entro pochissimo tempo. In una realtà, come la nostra, già caratterizzata sotto il profilo occupazionale da una forte componente di lavoro povero. Oltre che dall’assenza di alternative lavorative in conseguenza di un tessuto produttivo caratterizzato dal peso preponderante del settore dei servizi, e da un peso relativo basso di quello industriale».
Marras: «A rischio piccole imprese e famiglie»
Un danno enorme per tante imprese e famiglie e la richiesta, diretta a Roma, di rivedere la situazione ed adottare strumenti per consentire a Regioni ed Enti locali di acquistare i crediti fiscali.
L’assessore alle attività produttive Leonardo Marras commenta così la scelta fatta dal governo attraverso l’approvazione del decreto che impone lo stop alla cessione del credito e allo sconto in fattura relativo al superbonus. Decreto che stabilisce anche il divieto per le pubbliche amministrazioni ad acquistare i crediti derivanti dai bonus edilizi. Per i nuovi interventi edilizi (ad eccezione di quelli già avviati) resta solo la strada della detrazione d’imposta.
«Con questa decisione – spiega Marras – il governo rischia di mettere sul lastrico piccole imprese e famiglie italiane. Insieme ad altre Regioni, proprio in questi giorni, avevamo chiesto linee guida che consentissero, con adeguate garanzie, di sbloccare la situazione ed aiutare imprese e privati che si trovano in una situazione oggettivamente difficile e dalle possibili pesanti ripercussioni, economiche e sociali. Oggi invece tutto è bloccato».
Quindi gli appelli al «parlamento affinché riapra la partita della cessione dei crediti fiscali anche concedendo strumenti e garanzie a Regioni ed enti locali per poterli acquistare», ed ai consiglieri regionali del centrodestra che, «invece di ritirare in tutta fretta mozioni ed interrogazioni che ci chiedevano di attivarsi per l’acquisto dei crediti, cosa che stavamo appunto facendo, ci aiutino ora a far cambiare idea al governo».
Simiani: «Governo in delirio di onnipotenza»
«Il governo Meloni in pieno delirio di onnipotenza ha appena approvato un decreto per far fallire migliaia di imprese»: è quanto dichiara Marco Simiani, capogruppo Pd in commissione ambiente di Montecitorio, sul provvedimento appena licenziato dal consiglio dei ministri che blocca l’acquisto dei crediti edilizi da parte degli enti locali.
«Quello che è sconvolgente è che fino ad oggi esponenti della maggioranza, governatori e consiglieri delle Regioni guidate dalla destra, avevano promesso acquisti da parte degli enti locali. Per mesi Fratelli d’Italia è sceso in piazza cavalcando le richieste delle imprese del settore. Adesso tutto tace: la premier decide di affossare aziende e lavoratori di un settore fondamentale per il Pil del paese mentre Salvini e Berlusconi si accodano»: conclude Marco Simiani.
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