GROSSETO. Un mese a tutta archeologia in Armenia, ma non sembra provata, anzi, piuttosto è in attesa. A dicembre saranno ufficializzati i risultati della missione ad Aruch, (località vicina al confine con la Turchia).
Camilla Felicioni, archeologa medievista laureata magistrale a Siena, ha fatto parte di una spedizione archeologica Italo-Armena. Un viaggio che le ha fatto attraversare gran parte dell’antico mondo conosciuto per approdare su uno degli snodi dell’antica via della seta. Si tratta del primo scavo all’estero al quale ha preso parte.
«Aruch era un centro di spicco nell’Armenia del periodo bizantino – racconta Camilla – e questo progetto fa parte di una più ampia opera dell’Ismeo alla riscoperta del medioriente: in questo caso, per la prima volta la ricerca si è concentrata sul periodo medievale».
Il team internazionale
Il progetto ha visto siglare l’intesa tra Associazione Internazionale di studi sul mediterraneo e l’oriente (Ismeo) e l’Istituto di archeologia ed etnografia dell’Accademia nazionale delle scienze della repubblica armena. Si è tradotto in una missione archeologica durata per tutto il mese di giugno e composta appunto da italiani e armeni. Anche la direzione dello scavo era condivisa, tra l’italiano Sergio Ferdinandi (dirigente del Ministero degli esteri) e l’accademico armeno Pavel Avetisyan.
Il team di archeologi era formato da 8 ragazzi di cui 2 uomini e 6 donne, provenienti da contesti e università diverse.
«In Armenia . dice Camilla – già c’erano degli scavi nella zona del Kotayk (una provincia più a ovest). Lo scavo di Aruch ha la particolarità di essere unico perché nel mese di giugno abbiamo scavato per la prima volta quella che doveva essere una delle città principali del tempo, e lo studio è stato fatto in partnership con accademici locali».
Gli studi sulla parte orientale dell’Armenia, come racconta Camilla, erano stati condotti finora soprattutto da occidentali, ma questa volta hanno portato il loro contributo anche studiosi autoctoni: «Hanno saputo dare un apporto decisivo – precisa Camilla – poter effettuare gli scavi usufruendo anche dell’esperienza di archeologi armeni, ci ha permesso di vivere il luogo e la loro storia non come visitatori o ricercatori esterni. Era come guardare attraverso i loro occhi».
Aruch e la via della seta
Aruch è una località situata in posizione strategica lungo la via della seta, tra Dvin e Ani, le grandi capitali storiche dell’Armenia in epoca tardo-antica e medievale.
Ed è proprio ad Aruch che è presente un vasto impianto fortificato, risalente al 600 dopo Cristo. Lì sono presenti più fasi di sviluppo delle costruzioni, che racconterebbero la nascita e la stroria di tutta la località. Tra le altre costruzioni vicine c’è anche la cattedrale di San Grigor, risalente anch’essa al settimo secolo. Parzialmente decorata di preziosi affreschi, la cattedrale è il più esteso edificio longitudinale a cupola del luogo e, sotto il profilo dell’architettura religiosa medievale, uno dei maggiori monumenti del Paese.
Questo scavo si inserisce in tutto quel filone di ricerca legato alle antiche vie di comunicazione, e permetterà molto probabilmente di avere più chiaro come funzionassero sia i traffici commerciali sia le logiche politico-militari armene in epoca medievale. Sta tornando alla luce un tassello del mosaico storico mediorientale rimasto finora semi-sepolto.
Non solo archeologia
«Mentirei se dicessi che non è stato faticoso – racconta Camilla – ci alzavamo alle 5 di mattina e scavavamo per 8 ore, ma i risultati sono stati molto soddisfacenti. Oltre allo scavo in sé è stata un’esperienza di grande crescita personale: abbiamo lavorato in un team misto, italiani e armeni e abbiamo avuto così la fortuna di poter vivere dentro una casa di una signora del posto, a contatto con usi e costumi locali. Abbiamo potuto vedere con i nostri occhi paesaggi incredibili e conoscere una cultura antica ancora viva e forte».
«Ci siamo integrati all’interno del paese – conclude – È stato davvero bello vedere come il popolo armeno si sia dimostrato accogliente. In maniera quasi commovente persone mai viste e mai conosciute prima, ci hanno accolto come fratelli e sorelle. Lavoravamo anche con operai del posto, era usuale che ci invitassero a cena, comunicavamo molto a gesti, ma ci capivamo. Umanamente l’Armenia mi ha colpito e dato molto».
Autore
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Nato a Grosseto, pare abbia scelto quasi da subito di fare l’astronauta, poi qualcosa deve essere cambiato. Pallino fisso, invece, è sempre rimasto quello della scrittura. In redazione mi hanno offerto una sedia che a volte assomiglia all’Apollo 11. Qui scrivo, e scopro. Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
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