GROSSETO. Un frammento di osso. Piccolo, pulito, nemmeno sfiorato dal fango che copre buona parte della zona di via Giordania dove i carabinieri venerdì 19 maggio, si sono messi a scavare. Un frammento che sarà analizzato dai due consulenti incaricati dalla sostituta procuratrice Valeria Lazzarini, che sta coordinando le indagini dei carabinieri, e che verrà consegnato loro il 30 maggio: da quel pezzetto di osso, i due specialisti dovranno indicare se appartenga o meno a un uomo o se invece sia di origine animale.
E, nel primo caso, dovranno estrarre il Dna.
Il ritrovamento del frammento osseo
Venerdì 19 maggio, quando i carabinieri si sono presentati con le unità cinofile in via Giordania, hanno perquisito la roulotte di Michele Rossi. Perquisizione che ha dato esito negativo, così come gli scavi nel terreno dove il cinquantaquattrenne aveva piantato i carciofi. Gli scavi sono stati fatti con un escavatore messo a disposizione dell’Esercito.
Alle operazioni di perquisizione ha assistito anche l’avvocato Giovanni Livio Sammatrice, che difende Ape, accusato di occultamento e distruzione di cadavere. Ad oggi unico indagato, il cinquantaquattrenne presto sarà sentito dalla sostituta procuratrice. «Ho inviato la richiesta – dice l’avvocato di Ape – Spero che venga accolta e che questo confronto sia organizzato il più velocemente possibile. Il mio cliente, fin dall’inizio, si è detto estraneo alle contestazioni e vorremmo davvero chiarire alcuni punti».
Ape, ad oggi, è l’unico indagato: avrebbe quindi fatto sparire due corpi da solo. Corpi che ad oggi però non avrebbero ancora un’identità.
Il frammento osseo è stato ritrovato nel terreno dove Ape coltiva l’orto, da un carabiniere che aveva chiesto una pala proprio a Rossi. Una pala arrugginita, che il cinquantaquattrenne ha dato al militare per scavare, senza alcun tentennamento.
Il frammento osseo era in un punto del terreno abbastanza vicino alla superficie. Durante le operazioni, Rossi è sempre rimasto lì vicino e anche quando il carabiniere ha trovato quel pezzetto di osso, l’unico indagato al momento in questo giallo, non ha battuto ciglio.
Un lite scoppiata in via Giordania
Ma da dove sarebbe cominciata tutta questa vicenda e perché i carabinieri, venerdì 19, si sono presentati in via Giordania con un decreto di perquisizione, con i cani e con un escavatore?
Poco lontano dalla roulotte dove vive Rossi, ci sarebbe stata una lite, scoppiata tra due uomini di origini romene, alla quale Ape avrebbe assistito. E che sarebbe avvenuta in via Giordania, poco prima del 12 maggio, data alla quale risalirebbe la scomparsa dei due corpi.
I due che avevano litigato vicino alla roulotte di Rossi, sono stati sentiti. E Ape è stato anche messo a confronto con un altro uomo, uno straniero. Ma da questo faccia faccia non sarebbe emerso nulla di utile per le indagini.
Eppure, ci sarebbe un testimone che ha dato il via alle indagini, dicendo ai carabinieri che in quel terreno in via Giordania, erano stati nascosti due cadaveri. I corpi di due persone delle quali, però, non sarebbe stata fatta denuncia di scomparsa. Di chi sono – se mai ci sono stati – quei due corpi? Chi ha ucciso queste due persone? E perché poi avrebbe utilizzato Ape per cercare di nasconderli?
Domande, queste, alle quali la sostituta procuratrice Lazzarini, che coordina le indagini dei carabinieri, sta cercando di dare una risposta.
La città incredula: «Non può essere stato lui»
Il reato di omicidio è forse quello più grave che si trova nel codice penale. «Ma quello di cui è accusato Rossi – dice l’avvocato Sammatrice – è un reato che implica una condotta amorale gravissima. Viene minata la pietas per i morti, è un fatto gravissimo. E il mio cliente è davvero rammaricato: si dice estraneo ad ogni addebito. Ha fatto una scelta di vita differente a quella di quasi tutti, ma questo non vuol certo dire che sia capace di fare una cosa del genere».
Il pensiero dell’avvocato di Ape è condiviso da tantissime persone in città. «Non è possibile che abbia fatto una cosa del genere – dice un ristoratore che lo conosce fin da quando era piccino – ne ha passate di tutti i colori ma non credo sia capace di far sparire due cadaveri».
Parole, quelle del ristoratore, che ricalcano quelle di altri cittadini, increduli che Ape abbia fatto quello di cui è accusato. La sua estemporaneità, la sua scelta di vita, il suo essere bravo con le macchine e con i motori, la sua collezione di auto d’epoca ma anche il vezzo di viaggiare, fino a qualche anno fa, con un carro funebre, non sono sufficienti, per chi lo conosce, a ritenerlo capace di aver fatto sparire due cadaveri senza battere ciglio.
«Per questo vuole parlare con il pm – dice ancora l’avvocato – per chiarire la sua posizione».
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Redattrice di MaremmaOggi. Da bambina avevo un sogno, quello di soddisfare la mia curiosità. E l'ho realizzato facendo questo lavoro, quello della cronista, sulle pagine di MaremmaOggi Maremma Oggi il giornale on line della Maremma Toscana - #UniciComeLaMaremma
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